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Italia: nuovi incentivi Ue sfidano il mercato del petrolio

venerdì 2 marzo 2018, di Francesca Caiazzo

Parte in Italia la sfida dei biocarburanti al petrolio. Se prima la produzione di questi prodotti era frenata a causa degli alti costi rispetto a quelli petroliferi, da oggi potrebbe aprirsi un nuovo scenario.

La Commissione europea, ha infatti, dato il via libera agli incentivi per produrre e distribuire biocarburanti avanzati e di nuova generazione: oltre 4 miliardi e mezzo per i prossimi 4 anni.

Gli incentivi

Il programma di sostegno dell’Italia mette a disposizione circa 4,7 miliardi di euro tra il 2018 e il 2022 per incentivare la produzione e la distribuzione di biocarburanti avanzati – tra cui il biometano - e di seconda e terza generazione finalizzati all’utilizzo nei settore dei trasporti.

La spinta verso i biocarburanti si rende necessaria per attuare gli obiettivi in materia di clima e di energia in Europa. Per questo da Bruxelles è arrivato l’ok al piano incentivi italiano.

“È un altro passo verso un maggiore uso delle energie rinnovabili in Europa e per contribuire alla transizione dell’Italia verso combustibili più rispettosi dell’ambiente. Il regime incoraggerà la produzione e il consumo di biocarburanti avanzati in Italia, limitando al contempo distorsioni della concorrenza”

ha commentato infatti la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager.

Sfida al petrolio?

Sebbene maggiormente ecosostenibili, i biocarburanti richiedono risorse economiche maggiori di produzione rispetto ai prodotti petroliferi e in generale ai combustibili fossili.

Ma se prima i costi maggiori rappresentavano un freno sul mercato, con il regime di incentivi messo in campo dall’Italia, il settore potrebbe subire un’accelerazione.

Magari non si tradurrà un vera e propria sfida al petrolio, ma l’oro nero potrebbe comunque risentirne.

Il piano di sostegno prevede l’elargizione di un premio per i produttori di biocarburanti e biometano avanzati per sostenere che sarà aggiornato di anno in anno in base ai costi sostenuti.

Soddisfatto il presidente del Consorzio italiano biogas, Piero Gattoni, che auspicando che il decreto venga firmato e pubblicato in Gazzetta ufficiale in tempi brevi, commenta:

“È un risultato che premia gli sforzi dell’intero sistema-paese e che la filiera del biogas biometano agricolo italiano attendeva da lungo tempo”.

Secondo uno studio di Cib, il nostro Paese potrebbe arrivare a produrre 10 miliardi di metri cubi all’anno di solo biometano entro il 2030, raggiungendo così il 15% del fabbisogno di gas naturale.

Giro d’affari

La decisione della Commissione arriva a pochi giorni dall’evento annuale del CIB, Biogas Italy, durante il quale sono state presentate alcune stime sulle potenzialità della filiera italiana del biometano.

Partendo dalle previsioni del Cib, la società di consulenza ambientale Althesis ha presentato uno studio che analizza lo scenario da qui al 2050 stimando anche le ricadute economiche e non solo ambientali del potenziamento del biometano.

Le conclusioni dello studio:

“Lo sviluppo della filiera consentirebbe, già entro il 2030, di creare oltre 21mila posti di lavoro e di generare un gettito tributario di 16 mld di € tra imposte sulle imprese e fiscalità di salari e stipendi. Le ricadute economiche complessive al 2030 si misurerebbero in 85,8 mld di €, di cui 17,7 mld € nell’uso elettrico, 15 mld € nel settore dei trasporti e 53,1 mld € grazie all’immissione nella rete”.

Infine, entro il 2050, l’utilizzo di gas rinnovabile in Europa - tra cui bioidrogeno e biometano - potrebbe garantire risparmi per circa 140 miliardi di euro.

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