USA: uno sguardo ravvicinato al rapporto NFP.

Sembra che la situazione dei posti di lavoro negli Stati Uniti non sia così rosea come la maggior parte degli economisti prevedevano, dal momento che l’ultima relazione NFP non è riuscita a soddisfare le aspettative di un aumento di 207.000 assunzioni. Invece, la cifra reale ha mostrato solo un aumento di 120.000 unità di occupazione: il più piccolo aumento in cinque mesi.

E’ anche interessante notare che il numero di posti di lavoro creati marzo non è riuscito a sbarcare al di sopra del livello di 200.000 per la prima volta dal dicembre dello scorso anno. Un rapido sguardo alle componenti avrebbe rivelato che il rallentamento del lavoro è stato in parte causato da una caduta di 34.000 assunzioni nel settore della vendita al dettaglio, che è il suo più grande declino dal mese di ottobre 2009.

La buona notizia è che la rilevazione NFP di febbraio ha goduto di una lieve revisione al rialzo da 227.000 a 240.000, mentre il tasso di disoccupazione di marzo è sceso dall’8,3% all’8,2%. E’ bene sapere che non si dovrebbero mai prendere questi numeri come valore nominale. Andiamo più a fondo e diamo uno sguardo a come il mercato del lavoro è in realtà andato nel mese scorso.

Per un occhio inesperto, il calo del tasso di disoccupazione può sembrare una buona notizia. Ma presto vi renderete conto che è esattamente il contrario una volta che si vede il declino del tasso di partecipazione e il sotto-tasso di occupazione.

Il tasso di partecipazione, che misura il numero di individui in età lavorativa nel mondo del lavoro, è sceso dal 63,9% al 63,8% il mese scorso. Nel frattempo, il sotto-tasso di occupazione, che comprende i lavoratori part-time in cerca di lavoro a tempo pieno e quelli che vogliono lavorare, ma hanno rinunciato a cercare lavoro, è sceso dal 14,9% al 14,5%.

Questo ci dice fondamentalmente che il tasso di disoccupazione non cade a causa della crescita dell’occupazione. Piuttosto, è caduto soprattutto perché più persone hanno lasciato la forza lavoro per disperazione. E’ praticamente un’indicazione di speranza perduta!

Parte delle deboli assunzioni di marzo potrebbero essere spiegate da un’inverno "più caldo del solito". Le aziende hanno potuto aggiungere o tenere un maggior numero di dipendenti sul loro libro paga di quello che normalmente avrebbero avuto nei mesi precedenti. Dopo tutto, si è potuta vedere una crescita media di circa 246.000 posti di lavoro da dicembre a febbraio. Questo potrebbe aver influenzato negativamente i guadagni di marzo su base mensile.

Dobbiamo anche prendere atto del fatto che il lavoratore medio ha visto settimane di lavoro più brevi e ha guadagnato meno a settimana il mese scorso. La settimana lavorativa media è scesa di 0,1 ore a 34,5, mentre la retribuzione media oraria è aumentato solo dello 0,2% (contro un aumento dello 0,3% di febbraio) a 23,39 dollari.

Quindi, tutto sommato, cosa rivela uno sguardo più da vicino sulle statistiche del mercato del lavoro? Solo cattive notizie.

Tutte le povere statistiche del lavoro danno solo credito alle paure di Ben Bernanke sullo stato del mercato del lavoro. Ricordate, qualche settimana fa, Bernanke ha schiacciato il dollaro, quando ha espresso le sue preoccupazioni circa la sostenibilità dei recenti progressi nel mercato del lavoro. Ha detto che se si vedrà più debolezza nell’economia, la Fed non potrà avere altra scelta se non di attuare ulteriori misure di alleggerimento.

A giudicare dalla reazione che abbiamo visto venerdì scorso e con la minaccia di un altro ciclo di alleggerimento quantitativo che si aggira nei mercati, possiamo vedere una certa pressione di vendita sul dollaro nel breve termine. I fondamentali sembrano essere il tema dominante nel mercato, il che potrebbe significare che i dati deboli dagli Stati Uniti potrebbe portare a movimenti al ribasso per il dollaro.

Tradotto da Raffaele Guerra per Forexinfo.it - Fonte: Piponomics.