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UE, legge di stabilità: meno tasse e sprechi, più incentivi e crescita. Ecco le ricette degli altri Paesi

lunedì 20 ottobre 2014, di Marta Panicucci

L’ultimo baluardo dell’austerità in Europa resta la Germania. Il resto dei paesi comunitari hanno incentrato le proprie leggi di stabilità su riduzioni di spesa, taglio alle tasse e incentivi al lavoro e alla crescita.

Mercoledì 15 ottobre i Paesi dell’Ue hanno inviato a Bruxelles le bozze delle ex leggi finanziarie per il 2015. Adesso la Commissione ha tempo fino al 29 ottobre per bocciare le manovre dei Paesi, oppure evidenziarne soltanto alcune debolezze suggerendo modifiche. A quel punto la battaglia si sposterà nei singoli parlamenti chiamati ad approvare la legge di stabilità.

Le leggi di stabilità degli altri Paesi
Nel 2014 la Francia ha deciso di forzare le regole comunitarie: alla pretesa di Bruxelles si riportare il rapporto deficit/Pil sotto il 3%, Parigi ha risposto con una stima per il 2015 al 4,3%. La legge di stabilità francese rifiuta le politiche di austerità e punta su riduzioni di spesa e incentivi. Per il 2015 la Francia prevede tagli alla pubblica amministrazione per 21 miliardi di euro, di cui 7,7 arriveranno dall’amministrazione centrale, mentre 3,7 miliardi dagli enti locali. Inoltre la legge di stabilità francese porta in dote una sostanziosa dose di interventi per il rilancio dell’economia e la crescita: riduzione dei contributi sul lavoro dei salari minimi, autonomi e Pmi. Infine 3,2 miliardi serviranno per ridurre le tasse per le famiglie con redditi bassi.

Altra sorvegliata speciale di Bruxelles è la Spagna; le parole d’ordine della legge di stabilità spagnola sono "ripresa e occupazione". Con la disoccupazione oltre il 24% la priorità della Spagna è di ridare slancio all’occupazione. La legge di stabilità ha fissato l’obiettivo di creare 620mila posti di lavoro nel 2015 grazie anche alla “Carta nazionale dei servizi per l’impiego”. Altri 2,19 miliardi andranno a coprire un pacchetto di interventi utili a ridare slancio all’economia. Infine la legge di stabilità spagnola prevede una spending review da 13 miliardi e tagli alle tasse, in particolare all’Irpef e quelle che gravano sulle imprese.

Il Portogallo frena sull’austerità: anche nel 2015 Lisbona starà molto attenta ai propri conti, ma ha deciso di allentare la morsa dell’austerità. La legge di stabilità del Portogallo quindi non comporterà ulteriori aumenti di imposte che rischierebbero di danneggiare le prospettive di crescita del paese. Lisbona invece, ha deciso di tagliare le tasse che gravano sulle imprese: la corporate tax scenderà dal 23 al 21 per cento. Anche in questo caso le richieste di Bruxelles non hanno trovato risposta nella legge di stabilità: la riduzione del disavanzo sarà più lenta del previsto, 2,7% invece del 2,5 chiesto dalla Commissione europea.

La Germania è l’unica che nuota controcorrente. Nonostante Berlino sia costretta a rivedere al ribasso le stime di crescita, nessuna marcia indietro rispetto agli impegni presi e gli obiettivo di bilancio già fissati. Infatti mentre gli altri Paesi sono intenti a tagliare la spesa pubblica, in Germania la spesa dei Ministeri aumenterà dell’1%. La locomotiva d’Europa ha deciso di investire in sanità, scuola, ricerca e infrastrutture digitali.

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