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Tsipras contro Syriza: la sfida all’ala radicale. Diversa intesa con UE possibile?
sabato 1 agosto 2015, di
Tsipras, premier greco, ha partecipato al Comitato centrale di Syriza il 30 luglio ed ha colto l’occasione per parlare delle questioni relative alle trattative in corso con l’Ue.
Nell’ambito della riunione il leader di Syriza ha anche esposto le diverse criticità inerenti alla mancanza di coesione all’interno del partito.
Infine ha lanciato una sfida all’ala radicale di Syriza, che nelle ultime settimane si è opposta aspramente alle modalità con cui il premier ha condotto i negoziati.
Per poter ottenere un feedback preciso dal suo partito entro il 2 agosto, ha lanciato l’idea di un referendum interno a Syriza.
Syriza ad un bivio importante
Il premier greco il 30 luglio ha parlato alla riunione del Comitato centrale di Syriza chiedendo che sia organizzato un referendum interno al partito per la domenica successiva e un Congresso straordinario, sempre del partito, a settembre.
Il leader ha inoltre spiegato al Comitato centrale che Syriza, e quindi il governo greco, si trovano davanti a un importante decisione: si può accettare un compromesso non certo pianificato e difficile da portare avanti, come quello fatto con l’Ue oppure si può scegliere una “ritirata strategica”, cioè una soluzione alternativa rispetto agli accordi presi, possibilità questa ancora tutta da definire.
Il ritorno alla dracma: una via per il default e la Grexit
La zona euro non può essere lasciata dalla Grecia, secondo Tsipras, perché il default sarebbe assicurato e avverrebbe nel peggiore dei modi.
Né la scelta del ritorno alla dracma appare felice perché poi ci sarebbe anche una svalutazione enorme per tale moneta, vista la situazione di debolezza strutturale del Paese. A quel punto sarebbe inevitabile fare richiesta al Fmi per avere di nuovo il sostegno finanziario con la conseguente perdita di credibilità e di potere contrattuale.
Referendum e negoziati con l’Ue: Tsipras ha difeso gli interessi della Grecia?
Tsipras nel suo discorso ha sottolineato di essere fiero di come l’esecutivo abbia portato avanti i negoziati, affermando che gli sforzi fatti nel corso delle trattative permettono di dire che "è stato fatto tutto il possibile per tutelare gli interessi del popolo."
L’insostenibilità del debito greco è però innegabile e la questione greca non si ferma solo ai confini europei: è da considerarsi un problema globale.
E’ opinione di Tsipras che il referendum del 5 luglio, nonostante il risultato, non sia da leggere come un mandato a rompere con l’Ue né che debba essere visto come un’autorizzazione a procedere verso un ritorno alla dracma.
La sfida di Tsipras ai radicali di Syriza: proposte per un’intesa con l’Ue?
Tsipras ha sfidato l’uditorio chiedendo ai più accaniti critici interni al partito se siano davvero convinti di poter ottenere un accordo a condizioni migliori e, se sì, di dire apertamente come pensano di fare.
Per risolvere definitivamente la questione ha proposto per il 2 agosto un referendum interno al partito ove stabilire se è davvero necessario ritrattare l’intesa ed eventualmente sostituirla con una migliore proposta.
Il premier, sentendo l’esigenza di rispondere agli attacchi dell’ala più radicale di Syriza, ha evidenziato che l’attuale divisione potrebbe indurre il governo a cercare il sostegno dei voti dell’opposizione. Visto che non può contare sui propri membri per sostenere le decisioni governative, ha esortato almeno al rispetto di queste ultime.
Il discorso del leader di Syriza si è concluso con un invito ad assumere un atteggiamento più pragmatico, dicendo di trovare oziose certe disquisizioni su chi, fra il leader o gli altri soggetti del partito, sia più di sinistra e radicale.
Infine, ha esortato la propria coalizione ad accettare il fatto che, proprio come nella vita, anche nella politica vale l’espressione “non si può avere tutto”.
Questo è il primo governo greco che la sinistra si trova a guidare ma potrebbe essere a rischio proprio a causa dei suoi stessi parlamentari solo perché credono che l’ala cosiddetta meno radicale non sia sufficientemente “di sinistra”.