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Trump ha la (pericolosa) sindrome di Hubris. Il potere causa danni celebrali

venerdì 28 luglio 2017, di Flavia Provenzani

Il potere può causare danni cerebrali e Donald Trump ne è solo uno dei tanti esempi.

L’antico termine greco hỳbris descrive al meglio il senso delle ultime ricerche scientifiche, che correlano disturbi mentali ad un eccessivo carico di potere: presunzione, arroganza all’interno delle quali, però, giace implicita l’inesorabilità di una punizione, che sia terrena oppure divina.

Trump e sindrome di Hubris

Da qui nasce l’ispirazione al nome sindrome di Hubris, individuata dagli autori David Owen e Jonathan Davidson già nel nel 2009. Si tratta di un disordine del possesso del potere, in particolare il potere che è associato ad un successo straordinario, mantenuto per un periodo di anni e senza ostacoli alla leadership. Le sue 14 caratteristiche cliniche includono: disprezzo manifesto per gli altri, perdita di contatto con la realtà, azioni irrequiete o sconsiderate, e dimostrazioni di incompetenza.

L’associazione avviene quasi in automatico: sarà per l’enorme copertura mediatica per ogni minima cosa che fa, ma è impossibile non pensare a Trump leggendo della sindrome del potere, che può - addirittura - causare danni cerebrali.

Il potere causa danni celebrali

Se il potere fosse una medicina, la lista degli effetti indesiderati sarebbe molto lunga: può avvelenare, intossicare, corrompere e causare dei danni al cervello.
Lo storico Henry Adams è metaforico, non certamente scientifico, quando descrisse il potere come "una sorta di tumore che finisce per uccidere le emozioni della vittima".

Il concetto non è lontano rispetto a dove è arrivato Dacher Keltner, professore di psicologia alla UC Berkeley dopo anni di esperimenti di laboratorio e sul campo. I soggetti sotto l’influenza del potere, ha scoperto grazie ai suoi studi ventennali, agiscono come se avessero subito un danno cerebrale traumatico - diventando più impulsivi, meno consapevoli del rischio e, in maniera cruciale, meno abili nel vedere le cose dal punto di vista di altre persone.

Il neuroscienziato americano recentemente ha descritto qualcosa di simile. A differenza di Keltner, che studia i comportamenti, Obhi studia i cervelli. E quando ha messo le teste di persone al potere e non sotto una macchina di stimolazione transcranico-magnetica, ha scoperto che il potere, in effetti, altera un processo neurale specifico, il "mirroring", che può essere considerato una pietra angolare dell’empatia. Lo studio dà una base neurologica a ciò che Keltner ha definito il "paradosso di potere": una volta che al potere, si perdono alcune delle capacità che sono state necessarie per ottenerlo.

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