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The Economist: da 20 anni l’Italia non cambia. Ecco di chi è la colpa
martedì 1 ottobre 2013, di
In un articolo dal titolo "Berlusconi rischia l’ammutinamento", il celeberrimo periodico inglese analizza la situazione politica dell’Italia negli ultimi 20 anni. Un’Italia ferma, sempre uguale a sé stessa, un’ Italia dominata sempre dallo stesso uomo, mentre negli altri Paesi si cambiava e si cresceva. Oggi però, l’Economist vede un segno di cambiamento.
"Berlusconi rischia l’ammutinamento"
Intervistato da una televisione italiana mentre l’Italia stava ricadendo nuovamente in una crisi di governo, il Presidente del Consiglio, Enrico letta, sembrava il protagonista del film “Ricomincio da capo”. Il Premier ha detto che dopo averlo visto, non ha potuto fare a meno di fare un parallelo tra la trama e la situazione politica italiana. Nella pellicola del 1993 il protagonista interpretato da Bill Murray, è costretto a rivivere in eterno la stessa giornata.
Da quasi 20 anni, l’Italia ha dato la stessa impressione, non è mai andata avanti. E forse la più importante ragione per questo senso di perenne déjà vu è che, ogni volta che si guarda a destra, si trova sempre Silvio Berlusconi.
Quando il Cavaliere ha lanciato nel 1993 il partito Forza Italia, Gerge Bush senior aveva appena lasciato il suo incarico; John Major era il leader del governo in Gran Bretagna e Helmut Kohl era il cancelliere della Germania.
Da allora la sinistra italiana ha cambiato 9 leader. Ma solo uno ha comandato la destra italiana.
Questa è la vera anomalia della politica italiana: un movimento conservatore che non è solo guidato, è praticamente di proprietà di un solo, incredibilmente ricco uomo; un partito di destra con una limitata democrazia interna in cui i voti di militanti, funzionari e rappresentati eletti dai cittadini, può, e spesso è, capovolto o ignorato dal loro leader.
La crisi che Berlusconi ha scatenato lo scorso 28 settembre quando ha ordinato ai suoi ministri di uscire dalla coalizione governativa guidata da Letta è ora causa di preoccupazione. Non è infatti certo che il Presidente del Consiglio riesca a trovare la maggioranza che cerca domani, 2 ottobre, dal Parlamento. E il risultato potrebbero essere elezioni anticipate che metterebbero a rischio l’approvazione del bilancio 2014 o un altro round di consultazioni messe in atto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, dal canto suo, sta lottando per mettere insieme una nuova coalizione.
L’instabilità politica è l’ultima cosa di cui l’Italia ha bisogno mentre lotta per uscire fuori dalla più lunga recessione che si sia vista dalla 2° guerra mondiale in poi. A causa dell’insistenza di Berlusconi sull’abolizione dell’IMU, e del suo rifiuto di accettare il compensatorio aumento dell’IVA (l’apparente motivo che ha portato i suoi Ministri alle dimissioni), si assiste oggi alla crescente possibilità che il deficit risalga sopra il tetto del 3%. Cosa che potrebbe avere conseguenze serie.
L’Italia ha, in termini assoluti, il debito pubblico più alto dell’Eurozona. Un altro sforamento del limite potrebbe innervosire i mercati e far schizzare gli interessi passivi. Screditerebbe Letta, che ha giurato di rispettarlo e l’Europa manderebbe di nuovo l’Italia “in punizione”, con la conseguente perdita di fondi europei.
Eppure c’è una ragione che spinge alcuni a guardare con ottimismo gli ultimi sviluppi. 4 dei 5 ministri di Berlusconi che hanno presentato le dimissioni hanno messo in dubbio l’utilità di un’azione del genere nonché la radicalizzazione del loro partito ( che è tornato a chiamarsi Forza Italia! Dopo molti anni di Popolo della Libertà). La loro rivolta viene dopo mesi in cui si è manifestata una rottura tra moderati e radicali. E, ancora più importante, uno di quelli che ha espresso il proprio dissenso è l’ormai l ex leale braccio destro nonché vice-presidente del Consiglio, Angelino Alfano.
Nel pensiero politico italiano dove ha sempre vinto la politica del sospetto e del complotto, la destra potrebbe finalmente liberarsi dell’ombra di Silvio Berlusconi.
Quest’ultimo nel corso dell’ultimo weekend ha affrontato una sfida senza precedenti alla sua autorità, il ricco magnate ha vacillato. Il 29 settembre, ha diramato un comunicato in cui ha corretto il tiro e ha giurato di dare il proprio supporto al governo Letta se avesse fatto le cose che lui vorrebbe facesse.
È giusto considerare che, come il protagonista di Ricomincio da Capo, l’Italia si è già trovata in una situazione come questa. Tre anni fa, l’ex braccio destro di Berlusconi, Gianfranco Fini, ha rotto con lui e ha fondato un proprio partito: un gruppo europeista moderato di centro destra. Ora, questo partito, è virtualmente irrilevante.
Fonte: The Economist. Traduzione a cura di Vittoria Patanè