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Tasse sui rifiuti: ecco le città più colpite

sabato 9 marzo 2013, di Valentina Pennacchio

Cittadinanzaattiva ha stilato una classifica delle città più colpite dalle tasse sui rifiuti. Che si voglia chiamare Tarsu, Tia o Tares, l’indagine, che si riferisce agli ultimi 5 anni, registra aumenti record, soprattutto al Sud. Le prime due imposte, ormai sostituite dalla Tares, hanno “salutato” i contribuenti con aumenti fino al 2,8% per una cifra di circa € 253 a famiglia. Sul podio: Napoli, Salerno, Siracusa.

La classifica 2012

Ecco le 10 città italiana in cui le tasse sui rifiuti pesano di più:

  • Napoli (€ 529);
  • Salerno (€ 421);
  • Siracusa (€ 407);
  • Catania (€ 396);
  • Caserta (€ 393);
  • Roma (€ 378);
  • Agrigento (€ 358);
  • Venezia (€ 346);
  • Benevento (€ 346);
  • Carrara (€ 346);

Ecco le città in cui invece le tasse sui rifiuti sono più leggere:

  • Isernia (€ 122)
  • Matera (€ 135);
  • Brescia (€ 146);
  • Pordenone (€ 153);
  • Udine (€ 159);
  • Cremona (€ 160);
  • Viterbo(€ 160);
  • Ascoli Piceno (€ 174);
  • Como (€ 176);
  • Vibo Valentia (€ 176);
  • Verona (€ 176);

Dove vanno i rifiuti italiani?

L’indagine ha rivelato che in Italia:

  • il 50% dei rifiuti finisce in discarica;
  • il 16% dei rifiuti negli inceneritori;
  • il 21% dei rifiuti vengono riciclati;
  • il 13% dei rifiuti sono destinati al compostaggio.

L’indagine: due aspetti negativi

Al di là degli aspetti quantitativi, dall’indagine emergono due dati negativi. La gestione dei rifiuti continua a rappresentare un difficile fardello per l’Italia, vittima di una paradossale contraddizione: i costi aumentano, ma il servizio è scarso, soprattutto nelle città in cui la gestione dei rifiuti presenta più problematiche in termini di efficienza e qualità.
Inoltre il nostro Paese sconta un grave ritardo rispetto agli altri paesi europei, dove circa il 40% dei rifiuti viene riciclato, contro il 34% dell’Italia. Questo scarto non si traduce solo nell’incremento dei costi ambientali e gestionali, nonchè nella perdita della competitività, ma anche a livello sanzionatorio, a causa del mancato adeguamento alla normativa UE: l’Italia detiene il triste record di procedure d’infrazione avviate.

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