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Scissione PD: come si chiamerà il nuovo partito e quanti consensi avrebbe
martedì 21 febbraio 2017, di
La scissione PD sembra essere alle porte e con essa nascono tutta una serie di questioni, tra cui che percentuale di consensi elettorali potrebbe avere il nuovo partito, quale sarà il suo nome, ma anche chi sarebbe disposto a seguire gli scissionisti.
Le tensioni che nelle ultime settimane hanno agitato le acque all’interno del PD, infatti, sembrano aver condotto ad un punto di non ritorno ed è per questo motivo che molti si stanno interrogando su possibili scenari pre e post elettorali.
Nulla di certo, ma comunque vale la pena condurre un’analisi di ciò che potrebbe accadere nel caso in cui la scissione del Partito Democratico si concretizzasse e delle intenzioni di voto relativamente al nuovo partito.
Dopo l’assemblea nazionale e le dimissioni di Matteo Renzi dalla carica di segretario PD ha preso il via la fase congressuale che si concluderà con la scelta del nuovo segretario (che potrebbe essere nuovamente Renzi).
La decisione dell’ex premier di indire il congresso anticipato, però, ha reso più profonde le crepe fra la maggioranza e la minoranza PD, la quale ha accusato Renzi di non aver voluto ascoltare le loro istanze e di aver alzato un muro.
Vediamo, dunque, chi farebbe parte del nuovo partito, quale sono i nomi possibili e il consenso elettorale che riuscirebbe a conquistare.
Nuovo partito scissione PD: nome e nomi della nuova realtà
Oggi una nuova direzione PD, a cui però non sembra prenderanno parte Roberto Speranza e gli esponenti della Sinistra Riformista - tra cui Nico Stumpo - perché è in programma l’elezione della commissione per il congresso che loro non condividono e di cui non vogliono far parte.
Nonostante, dunque, Andrea Orlando abbia espresso la sua disponibilità a farsi avanti per la carica di segretario - offrendo in questo modo una candidatura alternativa rispetto a quella di Matteo Renzi e provando a sanare le fratture interne - la minoranza PD per ora non sembra intenzionata a fare passi indietro.
Le cose potrebbero cambiare in giornata, qualora Orlando, aiutato da Gianni Cuperlo e Cesare Damiano, riuscisse a concretizzare il suo intento di mettere d’accordo le varie fazioni del Partito Democratico, candidandosi o trovando un candidato che vada bene a tutti.
Ma gli scissionisti guidati da Enrico Rossi, Roberto Speranza e Michele Emiliano potrebbero non accettare compromessi e proseguire per la loro strada, tanto più che c’è anche Pier Luigi Bersani che sembra aver ormai chiuso al confronto con Matteo Renzi.
Come si potrebbe chiamare, dunque, il nuovo partito derivante dalla scissione dal PD? Sono diverse le ipotesi in tal senso, anche perché la stessa minoranza PD non si è ancora espressa chiaramente sulla questione scissione, ma sembra che qualche proposta ci sia.
Qualcuno ha parlato della possibilità di chiamare il gruppo “Nuova Sinistra- diritti e lavoro”, ma anche “Centro Sinistra - diritti e lavoro”, mentre Enrico Rossi vorrebbe inserire nella nomenclatura la parola “socialista”.
Oltre al nome del nuovo partito, è interessante anche conoscere chi lascerebbe il PD e, soprattutto, il loro numero.
Alla Camera si parla di un numero di deputati tra i 40 e i 47 sui 303 del Partito Democratico, mentre al Senato sembra che potrebbero essere 20 su 113.
Di questi alla Camera 22 sono dati per certi e sono i deputati bersaniani che andranno ad unirsi ai 16 che hanno firmato per la candidatura di Arturo Scotto alle segreteria di Sinistra Italiana; al Senato i bersaniani sono tra i 12 e i 15, numero sufficiente per formare un gruppo autonomo e per riuscire ad ottenere i finanziamenti destinati alle forze politiche presenti in Parlamento.
Volendo fare un po’ di nomi, alla Camera gli scissionisti potrebbero essere Guglielmo Epifani, Davide Zoggia, Nicola Stumpo e Roberta Agostini, oltre ovviamente a Roberto Speranza e Pierluigi Bersani.
Incerta, invece, la posizione di Gianni Cuperlo e della SinistraDem, anche se per ora sembrano intenzionati a restare nel PD.
Al Senato, come abbiamo detto, in tutto si contano una quindicina di nomi, tra i quali Maria Cecilia Guerra, Paolo Corsini e Federico Fornaro. Tra questi, però, non sembra comparire quello di Ugo Sposetti, uomo di fiducia di Massimo D’Alema e che gestisce il patrimonio ex Ds.
Se anche Michele Emiliano decidesse di staccarsi, con lui andrebbero Francesco Boccia e Dario Ginefra.
Per quanto riguarda i capigruppo i nomi dei papabili sembrano essere il giurista Andrea Giorgis alla Camera e il magistrato Doris Lo Moro al Senato.
Nuovo partito scissione PD: a quanto ammontano i consensi elettorale
Ad interrogarsi sul consenso elettorale che il nuovo gruppo riuscirebbe a conquistare sono in molti, tra cui IPR e Tecné che hanno realizzato dei sondaggi per Porta a Porta.
Dai sondaggi svolti sembrerebbe che il consenso elettorale del nuovo gruppo sarebbe tra l’8 e il 10,5%, percentuali non trascurabili e che probabilmente potrebbero essere ottenute prevedendo diverse alleanze con le altre fazioni di sinistra.
I sondaggi rivelano, poi, che al PD resterebbero circa il 22-23% dei voti alle elezioni politiche con la maggioranza degli elettori del Partito Democratico contraria alla scissione e che darebbe nuovamente il ruolo di segretario a Renzi.
Se alle primarie si presentassero Renzi, Orlando ed Emiliano, infatti, per i sondaggi i consensi per Matteo Renzi sarebbero circa del 60% mentre per Emiliano si avrebbe tra il 20 e il 25% e per Orlando intorno al 12-15%.
Sempre IPR e Tecné hanno chiesto agli elettori chi dovrebbe guidare il nuovo partito fra Emiliano, Rossi, Speranza e Bersani e gli elettori sembrano propendere per quest’ultimo che conquista una percentuale intorno al 40%, mentre Emiliano si ferma al 30-35%, Speranza intorno al 15% e Rossi si attesta all’8%.
Scenari che, come accade sempre nel caso dei sondaggi politici, dovranno trovare conferma nei fatti e di cui si potrebbe parlare più concretamente a scissione avvenuta.
La divisione, però, sembra un passo obbligato visto che Rossi ha dichiarato che il PD si è spostato troppo verso il centro, lasciando orfani milioni di elettori che creano lo spazio per una sinistra che guardi al futuro.