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Scandalo Unar: si dimette il direttore Francesco Spano. Ecco che succede

mercoledì 22 febbraio 2017, di Claudia Cardone

Unar: arriva il servizio delle Iene sull’Unar, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Governo. Il servizio avrebbe smascherato l’elargizione, da parte dell’Unar, di fondi ad associazioni e circoli all’interno dei quali si è sono praticati per lungo tempo favori sessuali a pagamento.

Il servizio è stato mandato in onda domenica sera: le Iene hanno investigato sulle attività dell’Unar, che dipende dal dipartimento di Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, e hanno scoperto le attività illecite, travestite da associazioni “culturali”, che il Governo sta foraggiando da tempo.

Una di queste associazioni coinvolte è la Anddos che formalmente sarebbe l’Associazione Nazionale Contro le Discriminazioni Da Orientamento Sessuale, che però di fatto è da tempo un circolo gay a pagamento sostenuto con oltre 55 mila euro dall’Unar.

Filippo Roma, l’inviato delle Iene che ha portato avanti il servizio, si è recato direttamente all’Anddos per parlare con diversi clienti. La verità che è emersa è stata sconcertante: sembrerebbe infatti che all’interno del circolo ci siano due “dark room” e che ci sia la possibilità di avere dei massaggi con “finale a sorpresa”.

Ecco il video del servizio:

La Anddos ha più sedi diffuse nel territorio: la sede affiliata vicino Napoli a Macholato, dove anche lì sono presenti dark room e sex box, e un’altra sede a Roma chiamata Circolo Bunker perché si trova sottoterra e rappresenta il più grande sex club di Roma.

All’inizio il nome dell’associazione non era stato rivelato dalle Iene, ma la ProVita Onlus lo ha rivelato con il preciso intento di presentare un ricorso contro l’Unar per aver finanziato attività illecite con i soldi dello stato e contro le associazioni lgbt, cioè quelle associazioni in tutela delle “diversità” sessuali, per impiego illecito di fondi pubblici elargiti dall’Unar.

Che cos’è l’Unar?

L’Unar, alle dipendenze del dipartimento di Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, rappresenta o meglio, dovrebbe rappresentare, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Raziali.

L’ufficio, che fino ad oggi ha operato fin troppo in maniera autonoma, è stato istituito con un decreto legislativo il 9 luglio 2003 ed ha operato da quel giorno in tutela delle discriminazioni di razza o genere. Ma quali sono e dovrebbero essere le sue specifiche funzioni? Vediamole.

  • 1. Assistere le persone che sono state danneggiate da comportamenti discriminatori e che hanno voluto denunciare i fatti nei procedimenti giurisdizionali o amministrativi intrapresi, secondo l’art. 425 del codice di procedura italiano;
  • 2. Portare avanti inchieste per verificare se stanno avvenendo eventi discriminatori a danno di persone indifese in collaborazione con le autorità giudiziarie;
  • 3. Promuovere l’adozione da parte delle associazioni in tutela della lotta contro le discriminazioni di misure preventive volte ad evitare situazioni di svantaggio connesse con l’origine etnica;
  • 4. Diffondere la conoscenza e la sensibilizzazione nei confronti della tematica di integrazione razziale e di pari opportunità grazie a campagne ad hoc;
  • 5. Stilare una relazione annuale per il Parlamento sulle attività portate avanti secondo il principio di parità di trattamento;
  • 6. promuovere studi, ricerche e corsi in collaborazione con le associazioni e gli enti che operano nel campo della lotta alle discriminazioni;

L’Unar è diretto da un responsabile nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Francesco Spano è stato responsabile dell’Unar fino a questo momento ma, a seguito dello scandalo, ha presentato immediatamente le sue dimissioni.

Infatti, dopo aver incontrato il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Elena Maria Boschi, Spano si è subito dimesso. Così la Boschi ha commentato l’accaduto:

« Le dimissioni vogliono essere un segno di rispetto al ruolo e al lavoro che ha svolto e continua a svolgere l’Unar.»

Unar: chi è Francesco Spano?

Francesco Spano, l’oramai ex direttore dell’Unar, è un avvocato, nato nel 1977, che in passato ha collaborato con l’ex ministro dell’Interno Giuliano Amato e nella sua vita si è occupato soprattutto di pluralismo religioso e culturale.

Segretario generale della Fondazione MAXXI, tra gli incarichi che ha precedentemente svolto, vi è quello di professore in Culture e Mediazione presso l’università La Sapienza di Roma dal 2001 al 2013 e di Diritto ecclesiastico e Diritto e religioni presso la facoltà di Giurisprudenza dell’università di Siena.

Dal 2012 al 2013 è stato responsabile delle politiche di dialogo interculturale per conto dell’Istituto Italiano per l’Asia ed il Mediterraneo, mentre ha sempre continuato a portare avanti consulenze giuridico-legislative specialmente sull’immigrazione, l’integrazione, la tutela delle minoranze culturali e religiose e sulla bioetica prima per il PD presso la Camera dei deputati dal 2007 al 2012 e poi, dal 2006 fino ad oggi, presso Unicri.

Francesco Spano, quando è stato intervistato dalle Iene si è mostrato assolutamente meravigliato per l’accaduto, un fatto singolare se pensiamo che l’ex direttore è stato coinvolto in tutte le iniziative dell’Anddos con regolare carta socio sottoscritta lo scorso 18 marzo.

Alla domanda, che gli è stata rivolta da Il Quotidiano sul fatto che fosse vera o meno la sua sottoscrizione della carta socio, Spano ha risposto così:

«Non ho capito come è successo. Potrei aver fornito i miei dati per l’ingresso in un locale di tutt’altro tipo, ma associato a quel circuito»

Scandalo Unar: le reazioni di Palazzo Chigi

La vicenda ovviamente non poteva passare inosservata dal Governo: una bufera di indignazioni e commenti, tra chi si è distanziato e chi ha puntato il dito per primo per non essere sospettato, si è abbattuta sul responsabile dell’Unar.

Le maggiori dichiarazioni arrivano dal centro-destra: gridano allo scandalo Massimo Gandolfini, presidente del comitato pro Family-day, Maurizio Gasparri e Giorgia Meloni la quale chiede la chiusura immediata dell’Unar:

«Non un euro in più delle tasse degli italiani deve essere buttato per pagare lo stipendio a questi signori»

Anche dall’ala democratica del Parlamento sono arrivati giudizi e pretese di chiarimenti in merito a questa sporca faccenda che avrebbe visto i soldi dei cittadini impiegati in attività illecite di prostituzione.

Pertanto si chiede a più voci che la presidenza del Consiglio risponda alla superficialità con cui sono stati gestiti i fondi pubblici e ne dia contezza ai cittadini.

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