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Riforma pensioni: parte l’Ape volontaria, ma è davvero conveniente?
giovedì 15 febbraio 2018, di
Dopo mesi di attesa e di ritardo, e di ostacoli che ne hanno rallentato il percorso, è ufficialmente entrata in vigore l’Ape volontaria, la misura di pensione anticipata che era stata introdotta con la riforma delle pensioni contenuta nella Legge di Stabilità 2017, presentata come il fiore all’occhiello della manovra in materia previdenziale.
L’Ape volontaria, a differenza dell’Ape sociale e in parte della Quota 41, non ha mai convinto davvero i lavoratori: mentre le altre misure di pensione anticipata (partite in precedenza) risultano essere a costo zero, l’Ape volontaria si regge su un sistema di prestito pensionistico e prevede il coinvolgimento anche in un istituto bancario.
Chi decide di usufruire della misura (ed è in possesso dei requisiti) riceverà dalla banca l’erogazione mensile di una prestazione che lo accompagnerà alla pensione, salvo dover restituire successivamente (una volta raggiunti i requisiti pensionistici) la somma avuta attraverso trattenute sulla pensione, per venti anni. Il lavoratore dovrà anche sottoscrivere una polizza con un’assicurazione, per garantire la restituzione del prestito in caso di premorienza.
Una formula questa che, seppur garantisca una maggiore flessibilità in uscita, non ha mai convinto del tutto.
Riforma pensioni: Camusso critica l’Ape volontaria, troppo costosa per i lavoratori
Tra i detrattori della nuova misura di pensione anticipata c’è anche la leader della Cgil, Susanna Camusso, che si è schierata apertamente contro l’Ape volontaria esternando i suoi dubbi.
All’agenzia di stampa DIRE la segretaria della sigla sindacale ha dichiarato:
“L’Ape volontaria è una forma molto costosa per le persone“.
Aggiungendo inoltre
“L’Ape volontaria è uno strumento che ributta sulle persone quello che non si è voluto fare in termini di flessibilizzazione del sistema previdenziale. Non siamo affascinati da questa gara dei numeri: il sistema è troppo rigido e non risponde alle esigenze e difficoltà delle persone”.
L’Ape volontaria, per il momento, è stata introdotta in forma sperimentale fino al 2019. Ma, in base anche al numero di adesioni che registrerà in questi anni, si sta già discutendo per farla diventare una misura strutturale.
Riforma pensioni: i punti deboli dell’Ape volontaria
In effetti i punti oscuri dell’Ape volontaria, che rendono diffidenti i lavoratori interessati alla possibilità di andare in pensione anticipata, sono diversi.
L’aspetto che spaventa di più è sicuramente la formula del prestito pensionistico, che prevede il coinvolgimento di un istituto di credito.
I lavoratori che desiderano andare in pensione non vedono infatti di buon occhio l’idea di dover avere delle trattenute (per quanto di lieve entità) dall’assegno pensionistico. Inoltre la durata ventennale del prestito avvicina l’Ape volontaria sempre più all’idea di mutuo.
Aspetti questi di cui si discute da mesi, su cui i lavoratori devono fare le loro considerazioni, anche alla luce del fatto che, avendo un prestito aperto con una banca, potrebbero avere difficoltà nell’ottenimento di ulteriori finanziamenti in caso di necessità.