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Riforma pensioni, in arrivo la Quota 100. Pericolo tagli sugli assegni?
mercoledì 13 giugno 2018, di
La Quota 100 si farà.
E’ questo il messaggio lanciato dal nuovo Governo targato Lega e M5S e diretto a tutti coloro che stanno aspettando novità sulle pensioni e, in particolar modo, sul piano predisposto dall’esecutivo per superare la Legge Fornero.
Come si era già vociferato nei giorni scorsi, quindi, il piano è quello di consentire a tutti i lavoratori di poter uscire con la Quota 100, data dalla somma degli anni contributivi e dell’età anagrafica.
A confermare l’intenzione di eliminare la Legge Fornero è stato Matteo Salvini:
«La smonteremo pezzo per pezzo, introducendo da subito la quota 100: 41 anni di anzianità contributiva credo siano sufficienti».
Il nodo sembra però essere legato al rischio di tagli sugli assegni pensionistici, a causa del calcolo delle pensioni sulla base del metodo contributivo.
Ecco tutte le novità sulla Quota 100.
Quota 100, rischio sui tagli pensionistici?
Il vero nodo sulla riforma delle pensioni e il possibile superamento della riforma Fornero con la Quota 100 riguarda però gli assegni pensionistici.
Se la Quota 100 permetterebbe sicuramente a una platea più ampia di lavoratori di accedere alla pensione prima rispetto a quanto previsto dalla legge Fornero, dall’altro non risolverebbe uno dei problemi che affligge chi deve andare in pensione: il calcolo dell’assegno pensionistico con il metodo contributivo o misto.
Il rischio è infatti che, pur andando in pensione prima, gli assegni risultino più bassi: la causa di questo è il ricalcolo contributivo di quanto versato tra il 1996 e il 2011.
«Dovevamo farlo già nel 1996, quando entrò in vigore la riforma Dini»
ha commentato a tal proposito Alberto Brambilla, esperto previdenziale e consigliere del vicepremier leghista Salvini.
«E invece si scelse un’altra strada»
riferendosi alla scelta di mantenere nel retributivo quanti già avevano più di 18 anni di versamenti e applicare il metodo contributivo a tutti gli altri.
Il ricalcolo di 16 anni con il contributivo potrebbe tradursi in un taglio medio sull’importo della pensione del 9/10%.
Quota 100, a chi non conviene?
Lasciando da parte il problema dei possibili tagli sugli assegni la Quota 100 potrebbe non convenire a chi svolge attività gravose.
Secondo le indiscrezioni infatti la nuova misura prevederebbe almeno 64 anni di età e 36 anni di contributi. Come spiega Damiano:
“Se fosse vero che parte da 64 anni di età, questa scelta rappresenterebbe una penalizzazione per chi svolge attività gravose perché questi lavoratori possono andare in pensione a 63 anni con Quota 99 (63 più 36 di contributi). Non solo, per chi è disoccupato o ha un familiare disabile a carico, i contributi scendono a 30 anni (Quota 93). Per le donne, poi, c’è uno sconto ulteriore di un anno per ogni figlio (massimo 2 anni), che porta i contributi necessari a 28 anni (Quota 91). Inoltre, non bisogna dimenticare sempre per queste 15 categorie di lavoratori, che svolgono attività gravose, c’è anche il blocco dell’aggancio dell’età della pensione all’aspettativa di vita. Eliminare l’Ape sociale sarebbe, dunque, molto dannoso per una vasta platea di lavoratori. Si tratterebbe, al contrario, di renderla strutturale“.