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Riforma del Fisco 2015: l’Esecutivo si accorda per la revisione ma restano i dubbi sul salva-Berlusconi

giovedì 8 gennaio 2015, di Simone Casavecchia

Annunciato da una fonte governativa, l’esito dell’incontro, tenutosi ieri, tra il premier Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, per la revisione del testo del decreto fiscale, la norma emanata dal Governo Renzi per varare la riforma del Fisco e finita nell’occhio del ciclone per un articolo che depenalizza i reati per i quali Silvio Berlusconi è stato condannato in via definitiva.

La decisione condivisa dal premier e dal titolare del dicastero dell’Economia sarebbe quella di attendere il Consiglio dei Ministri del 20 Febbraio per modificare il decreto sulla delega fiscale, emanato lo scorso 24 Dicembre. Il testo della norma era stato misteriosamente modificato e la sua versione definitiva era risultata differente da quella licenziata dal Ministero dell’Economia, al punto tale che sia il Movimento 5 Stelle che alcuni media avevano parlato di un colpo di mano del Premier a favore di Silvio Berlusconi.

L’attuale versione del decreto, infatti, ha rivisto le soglie di punibilità per reati fiscali quali l’evasione, stabilendo che al di sotto di tali soglie (franchigia del 3% dell’imponibile) non è prevista alcuna sanzione di tipo penale.

A tal proposito, anche ieri sera il Premier Renzi, nelle sue comunicazioni online, ha difeso l’impianto della norma, pur ribadendo che non sono previsti

"sconti a nessuno, nemmeno a Silvio Berlusconi che sconterà la sua pena fino all’ultimo giorno"

La misura inserita nel decreto sulla riforma del fisco ricordava da vicino le leggi ad personam tanto care all’ex premier dal momento che, anche per il reato di frode fiscale (articolo 19bis), per cui lo stesso Berlusconi è stato condannato in via definitiva nell’ambito del processo Mediaset, era prevista la depenalizzazione che avrebbe potuto trovare un’applicazione retroattiva riguardo alla condanna dell’ex premier. A tal proposito e, soprattutto, in vista del voto per il presidente della Repubblica e per la riforma della Legge elttorale, Renzi ha segnalato che

"Per evitare polemiche ho pensato più opportuno togliere di mezzo ogni discussione e inserire anche questo decreto nel pacchetto riforme fiscali del 20 febbraio"

In quella sede, l’Esecutivo potrebbe accettare la proposta del sottosegretario all’Economia Zanetti in base alla quale, la franchigia del 3% verrebbe eliminata proprio per il reato di frode fiscale per cui Berlusconi è stato condannato.

Al di là dei rammendi e dei rattoppi l’impianto è, però, l’impianto complessivo della norma che fa acqua da tutte le parti. Anche se la ratio della norma è quello di ridurre il numero delle procedure penali a carico della congestionata giustizia italiana, è fin troppo chiaro che l’introduzione di una soglia al di sotto della quale i reati di natura fiscale possono essere perpetrati senza incorrere in sanzioni penali è l’ennesimo autogol del Governo. Autogol tra l’altro messo a segno quando i dati relativi alla lotta all’evasione fiscale in Italia attestano una delle fonti di reddito più proficue per le casse dello Stato nel 2014 e quando il modello tedesco - a cui tanto spesso, almeno a chiacchere, l’Esecutivo si ispira - vara una riforma del fisco che non prevede alcuna soglia di depenalizzazione per i reati tributari.

Anche l’assist a Berlusconi risulta fin troppo evidente dal momento che, anche se l’ex premier finirà di scontare l’affidamento ai servizi sociali in primavera, per effetto della nuova norma potrebbe chiedere alla magistratura la cancellazione di tutti gli altri effetti della sentenza, tra cui l’interdizione dai pubblici uffici fino al prossimo luglio e l’applicazione della legge Severino che lo rende incandidabile per sei anni.

Non solo, proprio in questi giorni Berlusconi ha chiesto al tribunale di Sorveglianza di Milano, uno sconto della sua pena per buona condotta, suffragato dalle scuse alla magistratura per le frasi da lui pronunciate in tv e in tribunale. Se la richiesta dovesse essere accolta Berlusconi otterrebbe la liberazione anticipata nell’ambito dell’affidamento in prova ai servizi sociali di un anno concesso lo scorso aprile in seguito alla condanna definitiva per il caso Mediaset e compirebbe un altro passo verso l’agibilità politica che ora gli è preclusa.

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