Home > Altro > Archivio > Referendum Turchia, sospetti brogli per l’OSCE: democrazia a rischio?

Referendum Turchia, sospetti brogli per l’OSCE: democrazia a rischio?

martedì 18 aprile 2017, di Alessandro Cipolla

Referendum Costituzionale Turchia: Recep Tayyip Erdogan vince anche se con uno scarto minimo, ma sia l’OSCE sia i partiti di opposizione parlano di circa 2,5 milioni di schede che potrebbero essere irregolari.

Vince il Sì in Turchia nel Referendum voluto da Erdogan per cambiare 18 articoli della Costituzione. Alla fine il quesito ha fatto registrare il 51,41% di voti favorevoli, con Donald Trump che si è apprestato a complimentarsi con il suo collega turco.

Nel mirino dell’OSCE e del fronte del No al Referendum Costituzionale ci sarebbero però un numero considerevole di schede che sarebbero state compilate fuori dalle cabine elettorali e che non recherebbero il timbro ufficiale.

Alla luce di questa svolta della Turchia, l’Europa si interroga sulla possibile deriva autoritaria che ora questo paese chiave per gli equilibri nel Medio Oriente potrebbe prendere dopo la vittoria del Sì al Referendum.

Referendum Turchia: vince il Sì

Il Referendum Costituzionale Turchia si è svolto domenica 16 aprile, con i cittadini che sono stati chiamati ad esprimersi sull’approvazione di 18 emendamenti alla Costituzione proposti dal governo presieduto da Recep Tayyip Erdogan.

A favore del Referendum Costituzionale si è schierato, oltre al partito islamico e conservatore dell’Akp che detiene la maggioranza in Parlamento, anche lo schieramento nazionalista di destra del Mhp.

Contrari all’approvazione dei 18 emendamenti alla Costituzione turca invece il Chp, partito laico e di centrosinistra, assieme ai curdi del Hdp. Per le opposizioni infatti il rischio con una vittoria del Sì era quello di una deriva autoritaria.

Il 16 aprile si sono recati a votare 49.799.163 cittadini su un totale di 58.366.647 aventi diritto, facendo registrare quindi un’alta affluenza alle urne. Terminato lo scrutinio, il ha vinto con il 51,41% contro il 48,59% del No.

Non c’è stato dunque un plebiscito in favore del presidente Erdogan, con la risicata vittoria nel Referendum che oltre alle conseguenze sui mercati ha avuto un forte strascico di polemiche interne ma anche internazionali.

L’Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione Europea avrebbe confermato ciò che è stato denunciato fin dalle prime ore dalle opposizioni: sarebbero fino a 2,5 milioni le schede elettorali irregolari in quanto mancanti del timbro ufficiale.

La commissione elettorale turca invece non avrebbe riscontrato nessuna anomalia, ma il Chp ha annunciato che presenterà un ricorso per chiedere l’annullamento dell’esito del Referendum.

Oltre alla questione delle schede senza timbro, il fronte del No aveva denunciato già prima del voto il clima di forte intimidazione nel paese e i pochi spazi concessi a loro dai mass media, al contrario invece di Erdogan.

Accuse e denunce queste che acutizzano i timori dell’occidente su una possibile svolta autoritaria da parte della Turchia, che con la vittoria del Sì ora sarebbe stata in qualche modo legittimata dal popolo.

Referendum Turchia: democrazia a rischio?

La vittoria del Sì al Referendum Costituzionale per le opposizioni è un vero e proprio attentato alla democrazia di un paese dove la tensione è sempre molto alta, basti pensare che ancora è in vigore lo stato d’emergenza dopo il colpo di stato dello scorso luglio.

L’approvazione dei 18 emendamenti che andranno a modificare la Costituzione turca, anche per diversi osservatori internazionali rappresenterebbero una vera e propria svolta autoritaria imposta da Erdogan.

Diversi sono i punti controversi. Per prima cosa la Turchia da sistema parlamentare cambierà in un sistema presidenziale, aumentando sia il numero dei seggi in Parlamento sia i poteri del premier.

Con la vittoria del Sì adesso Erdogan potrà nominare direttamente 12 dei 15 giudici della Corte Costituzionale, tutti i funzionari pubblici compresi i magistrati, sciogliere il Parlamento e proclamare lo stato d’emergenza.

La maggioranza che ha sostenuto il Referendum assieme al partito di destra Mhp, ha voluto il cambiamento costituzionale per dare maggiore stabilità politica al paese che così dirà addio alle coalizioni, visto che la maggioranza in Parlamento verrà assegnata al partito che otterrà il 50% più un voto al primo turno oppure che vincerà al ballottaggio.

Per le opposizioni invece si tratta di una vera e propria deriva autoritaria voluta da Erdogan dopo il fallito golpe dello scorso luglio, con il presidente che avrà il controllo totale oltre che del Parlamento anche della magistratura.

Se Donald Trump si è subito complimentato con il suo alleato Erdogan, l’Europa invece rimane molto più fredda. I problemi derivanti dalla vittoria del Sì sono lampanti, ma al momento la Turchia svolge un ruolo decisivo per bloccare l’arrivo di migliaia di migranti ed è poca di conseguenza la volontà di Bruxelles di creare crisi diplomatiche con Ankara.

Alla fine sarà molto difficile per l’opposizione turca ricevere l’appoggio dell’Europa come del resto avviene da anni. Un atteggiamento pilatesco che poco si addice a chi invece vorrebbe combattere i pericoli per la democrazia nel continente.

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.