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Prezzo del petrolio: torna la discesa, si avverano le paure degli analisti
lunedì 21 marzo 2016, di
Il prezzo del petrolio prosegue il ribasso per la seconda sessione consecutiva. La quotazione dell’oro nero è di nuovo sotto pressione a causa dell’aumento del numero di impianti di estrazione del petrolio negli Stati Uniti, dato rilasciato durante la sessione statunitense di venerdì sul Calendario Economico.
Sul prezzo del petrolio aumenta così la forza al ribasso, amplificata dall’incertezza attorno all’esito della riunione tra i maggiori produttori mondiali di petrolio in programma ad aprile, dalla quale l’Iran si è tirato fuori.
Si avverano le paure degli analisti, che avevano avvertito che il rally del prezzo del petrolio sarebbe stato solo di breve durata perché il rialzo della quotazione avrebbe spinto i produttori ad aumentare la produzione o almeno a non proseguire con i tagli.
Prezzo del petrolio torna a scendere: ecco perché
Il prezzo del petrolio, dopo un forte rally che aveva portato le quotazione sia del Brent che del Wti a superare quota 40 dollari al barile, è di nuovo in discesa dalla notizia secondo cui il numero di impianti statunitensi di estrazione del petrolio sono aumentati la scorsa settimana, dando fine a 12 settimane consecutive di calo.
Secondo i dati Baker Hughes, il numero di impianti è sceso di due terzi nell’ultimo anno ai minimi del 2009, ma l’aumento della scorsa settimana aumenta la paura che il recente rialzo del prezzo del petrolio possa aver bloccato la spinta a chiudere altri stabilimenti di estrazione, frenando così la ricerca dell’equilibrio tra la domanda e l’offerta.
È proprio l’eccesso di offerta il driver principale che ha spinto il prezzo del petrolio ad una svalutazione di circa il 70% dai massimi di giungo 2014.
Prezzo del petrolio: rally già finito?
Secondo alcuni analisti, il prezzo del petrolio potrebbe aver già esaurito il rally che ha portato la quotazione in rialzo del 50% dai minimi del 2003 toccati a febbraio.
La settimana scorsa il prezzo del petrolio ha toccato i massimi del 2016 sopra quota 40 dollari al barile, alimentato dall’ottimismo che i paesi OPEC e non-OPEC possano finalmente raggiungere un accordo su un congelamento della produzione durante la riunione in programma il mese prossimo.
Un blocco dei livelli di produzione all’output registrato a gennaio potrebbe aiutare a neutralizzare l’eccesso di offerta e sostenere un riequilibrio del prezzo del petrolio.
Tuttavia, il prezzo del Brent è in ribasso di 41 centesimi a quota $40.79 al barile, in calo dai massimi del 2016 segnati a $42.54. Il WTI è in discesa a $38.76.
La cautela, oltre a quanto previsto, della banca centrale degli Stati Uniti circa il ritmo dei prossimi rialzi dei tassi di interesse ha annientato la forza del dollaro USA. A livello macro, la svalutazione del dollaro fa aumentare la domanda di beni prezzati in biglietti verdi, come il petrolio, che diventano più economici per chi detiene valuta estera.
I futures sul Brent sono ancora in corsa per segnare il rialzo mensile maggiore dall’aprile dello scorso anno, in rialzo fino ad ora del 13% dal mese di marzo - dopo aver chiuso in negativo negli ultimi 18 mesi con sole 6 eccezioni.