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Prezzo del petrolio: surplus scorte condurrà il ribasso fino ai $35?
martedì 2 agosto 2016, di
Il prezzo del petrolio galleggia appena sopra quota $40 a barile dopo aver invaso i 39$ e soprattutto dopo essere crollato dai $46 nel giro di neanche due settimane.
Sembra così riprendere il trend ribassista che ha condotto l’oro nero ai minimi a quota $32 negli ultimi due anni, dopo che il movimento rialzista di marzo e aprile sembra abbia esaurito la sua spinta.
Tornano di attualità le preoccupazioni relative ad un eccesso nell’offerta, con le scorte che aumentano e il prezzo del petrolio destinato a dirigersi nuovamente verso i minimi segnati ad inizio anno.
Mentre gli stress test della BCE mettono alla prova le banche europee, in particolare la Deutsche Bank, vediamo di analizzare il cammino di uno dei principali motori di molte economie mondiali: il petrolio.
Prezzo del petrolio: eccesso nell’offerta e ripresa del trend ribassista. Verso $35?
Il prezzo del petrolio tenta un lieve ritracciamento sopra quota $40 nella prima parte della giornata odierna, dopo averla tagliata solo per poche ore al ribasso, cosa che non accadeva dallo scorso aprile.
Molti analisti sono dell’idea che il ritorno delle preoccupazioni relative all’aumento delle scorte a livello mondiale possa portare la quotazione verso i $35, sulla scia di ciò che accadde prima dello scorso febbraio.
Solo sei mesi fa il prezzo del petrolio ha registrato il minimo degli ultimi 13 anni, da cui è poi seguito un percorso di rialzo dovuto per lo più a fattori contingenti.
L’incendio scoppiato in Canada o le vicende che hanno coinvolto il Kuwait sono solo due esempi relativi ad una serie di eventi che hanno momentaneamente sostenuto la ripresa del prezzo. Ma una volta esaurito il loro effetto il trend ribassista di fondo sembra aver ripreso il controllo della situazione.
“Il mondo vede un eccesso di scorte tale che la velocità con la quale ci si potrà riprendere è così bassa che neanche eventi come la guerra civile in Nigeria bastano a placare la caduta della quotazione. ”
Queste le parole di Gao Jian, analista energetico presso la SCI International, che evidenzia come il problema in essere sia strutturale, con un’offerta che supera ampiamente la domanda di un mercato in sofferenza.
Il recente incremento delle attività di trivellazione degli Stati Uniti, l’atteso ritorno della Libia come paese esportatore di petrolio e il probabile aumento dell’output ad opera di alcuni membri dell’OPEC come Iran e Iraq sono i market driver che difficilmente consentiranno all’oro nero di riprendere un percorso rialzista.
Questi fattori, uniti alle preoccupazioni relative a molte raffinerie asiatiche e americane, che accumulano scorte di petrolio greggio, sembrano anzi poter condurre il prezzo del petrolio verso i $35.
In attesa del report mensile dell’OPEC, previsto per il 10 agosto, proprio nella giornata di domani sono attesi i nuovi dati sulle scorte USA, previste in calo, sebbene questo sia stato ultimamente un dato poco influente per la quotazione della preziosa materia prima.
Nel seguente grafico è possibile osservare l’andamento del prezzo del petrolio quest’anno, caratterizzato da una ripresa verso i $52 che ha presto vissuto un’inversione decisa, con le ultime sessioni costantemente negative:
Il trend seguito nel mese di luglio ha le fattezze di un vero e proprio crollo, con il prezzo che ha abbandonato le medie mobili, ormai distanti, e rimane ora incagliato nel supporto a quota $40.
Una prosecuzione del downtrend, anche nel breve termine, potrebbe quindi agevolare il ribasso e portare il petrolio a raggiungere i $35 a barile, con un primo supporto a $38,5, dopo il quale segue una densa zona di accumulazione, che riporterebbe la quotazione nei pressi dei minimi storici di febbraio.
