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Prezzo del petrolio: quanto può scendere ancora?
sabato 6 febbraio 2016, di
Quanto ancora il prezzo del petrolio potrà scendere? Quando assisteremo ad un rimbalzo della quotazione dell’oro nero?
Sul lungo termine, la domanda di investitori e società petrolifere è la stessa: quanto durerà il crollo del prezzo del petrolio?
Cercare di prevedere l’andamento del prezzo del petrolio è sempre un gioco pericoloso, ma analizziamo insieme quali sono i fattori che potrebbero causare un rimbalzo della quotazione.
Prezzo del petrolio: quanto può scendere ancora?
"C’è una ragionevole probabilità i prezzi del petrolio possano toccare i minimi nel mese di gennaio 2016,"
ha dichiarato l’analista sul petrolio di Wells Fargo Securities, Roger Read. Read vede il prezzo del petrolio in aumento "verso 45 dollari a barile" nella seconda metà del 2016.
Altre previsioni parlano invece di un "rimbalzo modesto" del prezzo del petrolio dai minimi a $27,10 al barile, toccati il 20 gennaio, verso l’area a 40 dollari entro la fine dell’anno.
Per ora, l’andamento del mercato del petrolio sempra confermare il trend al rialzo. Il prezzo del petrolio WTI, benchmark negli Stati Uniti, è salito sopra i 30 dollari al barile, fino a toccare quota $32.48.
"La crisi del prezzo del petrolio è più profonda e più duratura di quanto chiunque potesse immaginare due anni fa",
ha detto Pavel Molchanov, analista del petrolio alla Raymond James. Solo ad ottobre 2015, i dirigenti delle grande società petrolifere erano impegnati a prevedere le proprie entrate con un prezzo del petrolio base a $50 al barile.
Crollo del prezzo del petrolio: i fattori ribassisti
L’ultimo fattore ribassista sul prezzo del petrolio, solo in ordine di tempo, è arrivato il mese scorso con i dati sul settore manifatturiero in Cina molto più deboli del previsto, aumentando così i timori per un rallentamento della crescita dell’economia cinese.
La notizia è arrivata accompagnata dalla sovrapproduzione di petrolio proveniente dall’Arabia Saudita e dagli altri paesi dell’OPEC, come anche dalla Russia.
Al contesto si aggiunge il ritorno sul mercato del petrolio dell’Iran, con la cancellazione delle sanzioni internazionali che non permettevano al Paese la commercializzazione dell’oro nero.
Solo l’offerta proveniente dagli Stati Uniti lo scorso anno ha superato la crescita della domanda mondiale, secondo l’American Petroleum Institute.
Idealmente, il prezzo del petrolio raggiunge il suo minimo quando i produttori non riescono più a guadagnarci dalla produzione, ma una battaglia dei prezzi tra l’Arabia Saudita e l’Iran sta mantenendo il numero di barili di petrolio prodotti più alto di quanto sia accettabile per trarne un profitto.
Ironia della sorte, il grande crollo dei ricavi di BP, ExxonMobil e Royal Dutch Shell potrebbe aumentare i prezzi del petrolio. L’industria ha annunciato tagli importanti; tra questi, sono stati annunciati oggi almeno 10.000 licenziamenti alla Shell.
Una produzione minore di petrolio potrebbe, in ultima analisi, portare il prezzo del petrolio almeno verso quota 40 dollari al barile, anche se gli analisti notano che è improbabile che accada fino a quando il mercato sarà fortemente influenzato dall’eccesso di offerta, fattore che da mesi spinge il prezzo del petrolio verso il basso.
Per il mercato del petrolio, questo non sembra altro che déjà vu.