Prezzo del petrolio: l’OPEC agirà a settembre se la quotazione scende ancora

La recente discesa del prezzo del petrolio in area $30 al barile potrebbe essere il punto di svolta nel convincere alcuni membri dell’OPEC a considerare di agire sul mercato - soprattutto se la quotazione scenderà ancora.

Prendere in considerazione un accordo è ben diverso dal metterlo in atto, ma le voci di un confronto dell’OPEC per sostenere il prezzo del petrolio ha alimentato un rally della quotazione nella sessione di lunedì.

Dopo il recupero dai minimi di questo inverno, il prezzo del petrolio è tornato in ribasso la scorsa settimana, prima che arrivassero sul mercato le voci di un incontro dell’OPEC a margine di una conferenza sull’energia in Algeria a fine settembre.

Prezzo del petrolio: ottimismo sull’incontro di fine settembre

Lunedì, il presidente dell’OPEC Mohammed bin Saleh al-Sada, nonché ministro dell’Energia del Qatar, ha confermato la riunione in programma e il prezzo del petrolio è salito velocemente di circa il 3 per cento.

Attualmente il prezzo del petrolio sta correggendo al ribasso: il WTI scende dello 0.60% a $42.76 mentre il Brent cede lo 0.64% a $45.1.

"Una cosa che l’OPEC potrebbe fare davvero è portare avanti le proposte del Venezuela sulla gestione delle quote di produzione per i singoli paesi",

ha commentato il capo della commodity strategy della RBC, Helima Croft.

L’OPEC con molta probabilità non agirà alla fine di settembre ma potrebbe formare una commissione per studiare il progetto del Venezuela.

"Anche solo parlare di un nuovo meccanismo sarebbe sufficiente a cambiare il sentiment se qualcuno pensa ancora che l’OPEC possa starci ed essere ancora rilevante".

Da quando l’OPEC ha accettato, nel novembre 2014, di lasciare che il prezzo del petrolio seguisse liberamente il mercato, alcuni dei membri più colpiti hanno provato senza successo a spingere per un congelamento della produzione di petrolio, il che darebbe all’OPEC più controllo su prezzi alla produzione.

Prezzo del petrolio: palla in mano di Arabia Saudita e Russia

L’Arabia Saudita, l’esportatore di petrolio più grande dell’OPEC, ha spinto per porre fine alle quote di produzione lasciando che il prezzo del petrolio seguisse il mercato. Ma i membri dell’OPEC e non hanno continuato ad estrarre petrolio a livelli altissimi, inondando il mercato di barili invenduti e spingendo il prezzo del petrolio poco sopra ai 20 dollari nel mese di febbraio.

L’Arabia Saudita ha ripetuto più volte che non ci sarà alcun accordo a sulla produzione a meno che tutti i paesi produttori non lo accettino. Chiaro riferimento all’Iran, che ha rifiutato di accettare di limitare la produzione poiché impegnato a riportare la produzione di petrolio interna ai livelli pre-sanzioni per il suo programma sul nucleare.

La Russia, il più grande produttore al mondo di petrolio, che non fa parte dell’OPEC, svolge un ruolo fondamentale per qualsiasi accordo sulla produzione. Fonti di stampa suggeriscono che il ministro dell’Energia russo, Alexander Novak, avrebbe detto che Mosca è disposta a discutere di un blocco di produzione se il prezzo del petrolio scenderà ancora.

Novak ha riferito inoltre che dovrebbe incontrare il ministro dell’energia saudita, Khalid al-Falih, nel mese di settembre.

Le tensioni interne all’OPEC hanno impedito il raggiungimento di un accordo, sia alle riunioni generali dell’OPEC che all’incontro straordinario di aprile a Doha. Tuttavia, la discesa del prezzo del metro dai massimi sopra $50 al barile di questa primavera a poco sopra area $30 potrebbe rappresentare la giusta motivazione per fare qualcosa.