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Pressione fiscale: in Italia nel 2015 ancora non diminuirà, perché?

lunedì 17 novembre 2014, di Federico Migliorini

Nelle ultime settimane il premier Renzi ha annunciato una forte riduzione della pressione fiscale a partire dal 2015, da attuare attraverso l’approvazione delle norme contenute nella Legge di Stabilità. Intanto, la CGIA di Mestre ha diffuso i dati sulla pressione fiscale 2014, stimata 43,3 per cento, restando comunque molto alta.

La pressione fiscale 2014
Nel 2014 ci sono state riduzioni d’imposta per 12 miliardi circa e aumenti per 9 miliardi, con un saldo positivo per cittadini e imprese di 3 miliardi di euro.
Dall’analisi delle singole voce appare chiaro che la principale agevolazione è stata il c.d. “bonus Renzi” che ha diminuito di 80 € le tasse a carico dei lavoratori dipendenti a reddito basso. Accanto a questa anche altre riduzioni ma con impatto assai più limitato come la riduzione dal 15 al 10 per cento dell’aliquota della cedolare secca sugli affitti, o la deduzione del 30 per cento dell’IMU pagata dalle imprese sugli immobili strumentali.
Per contro, vi sono l’introduzione di nuove tasse, come la Tasi, che ha portato quasi 4 miliardi di nuovo gettito, l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie partita lo scorso luglio, la nuova imposta di bollo sul dossier titoli e la riduzione della percentuale forfettaria di detrazione sui canoni di locazione.

Le previsioni per il 2015
Secondo i dati stimati dal ministero dell’Economia, nel 2015 la pressione fiscale passerà dall’attuale 43,3 per cento al 43,6 per cento. Questo vuol dire, che nonostante i tagli annunciati, il prossimo anno i contribuenti continueranno a sentire alta la pressione del fisco. Come è possibile?

Per risolvere l’enigma bisogna capire come viene calcolata la pressione fiscale: questa frutto del rapporto tra gettito fiscale e Pil. Il numeratore della formula è un fattore che il Governo può controllare efficacemente, mentre il denominatore, il Pil, è difficilmente controllabile. Quindi, se il prossimo anno il Pil non cresce a sufficienza, sicuramente la pressione fiscale risulterà essere ancora più alta, nonostante i tagli già inseriti nella legge di stabilità. In pratica, il Pil misura la ricchezza di una nazione, e se questa cresce in misura non sufficiente, nonostante i tagli alle tasse, la pressione fiscale risulterà sempre in aumento.

Accanto a questo fattore c’è da considerare anche l’effetto dell’evasione fiscale. Infatti, se la lotta all’evasione diviene più efficace, vuol dire che più persone stanno pagando le tasse, facendo crescere il numeratore della formula, e con esso la pressione fiscale. Soltanto nel lungo termine, la lotta all’evasione porta effetti positivi in termini di pressione fiscale, se più persone pagano tasse, probabilmente tutti ne stanno pagando di meno, in termini quantitativi.

Con la Legge di Stabilità 2015 il Governo ha in programma riduzioni fiscali per circa 13 miliardi di euro, ma tuttavia, questi potrebbero non servire a molto, in termini di pressione fiscale, se non saranno accompagnati anche da un contestuale aumento del Pil, ma per questo non bisogna parlare di tasse, ma di politica economica e industriale.

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