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Petrolio di nuovo al test della resistenza di 46$

lunedì 21 settembre 2015, di Nicola D’Antuono

I prezzi del petrolio hanno iniziato la nuova ottava sui mercati internazionali mostrando il segno più, dopo il brusco dietrofront avvenuto sul finire della scorsa settimana a seguito della decisione della FED di mantenere i tassi di interesse invariati ai minimi storici. La forza del dollaro americano sta rendendo più difficile del previsto la risalita del greggio, che sul finire di agosto aveva aggiornato i bottom da oltre 6 anni sotto 38$ al barile. Stamattina i prezzi del petrolio Wti sono risaliti a 49,9$, avvicinandosi così alla resistenza di breve termine di 46$ al barile.

Da un punto di vista tecnico il greggio americano ha evidenziato una classica bull trap tra giovedì e venerdì scorso, mostrando il falso breakout della resistenza di 46$. L’assalto ai 50$ al barile è per ora fallito, ma non va escluso un colpo di coda da qui a qualche giorno nel caso in cui il biglietto verde dovesse indebolirsi con decisione. Tuttavia bisogna sottolineare che, se il test di 46$ dovesse fallire, i venditori avrebbero vita facile a spingere la quotazione al ribasso fino al test del supporto chiave di area 44$ - 43$ al barile.

Un eventuale breakout ribassista esplosivo del key support di 43$ dovrebbe far precipitare nuovamente i prezzi, con target successivo posto a 38$ al barile (supporto di lungo periodo). Secondo Goldman Sachs il petrolio rischia di tornare a 20$ al barile, considerando che la crisi economica cinese dovrebbe protrarsi per anni e che l’Opec non sembra affatto intenzionato a tagliare l’output. L’eccesso di offerta, dovuto anche all’aggressivo ingresso sul mercato dei produttori americani nello shale oil, sta deprimendo le quotazioni che un anno fa erano intorno ai 100$ al barile.

Secondo la società di consulenza Wood Mackenzie, il crollo delle quotazioni petrolifere è costato circa 1,5 trilioni di dollari di investimenti mancati da qui al 2017. Finora sono stati già tagliati 220 miliardi di dollari di investimenti, a causa dell’antieconomicità degli stessi con prezzi così bassi. Tuttavia la società di advisor nel settore energetico stima che tra un paio d’anni il prezzo del greggio tornerà a salire con decisione, tanto da provocare nuovamente forti pressioni sull’inflazione.

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