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Opportunità di trading su GBP/NZD: analisi e scenari per fine 2015
sabato 7 novembre 2015, di
Il 28 ottobre 2015 abbiamo avuto una doppia carrellata di decisioni sul tasso d’interesse: prima dalla Federal Reserve Bank americana, poi dalla RBNZ neozelandese; nessuna delle due ha offerto nuovi indizi circa la loro futura direzione, ovvero la Fed non ha dissuaso i mercati dalla posizione rialzista sul dollaro americano, e la RBNZ non ha dissuaso i mercati dal sentiment ribassista sul dollaro neozelandese.
Tuttavia, la reazione dei mercati è stata di supporto verso il dollaro americano, spingendolo da circa 12.000 a 12.100, cosa non vista da quasi un mese (25 settembre); tuttavia, questo rally si è dimostrato insufficiente per spingere il Kiwi in modo significativo, con una candela giornaliera che ha toccato lo 0,66 ma ha chiuso allo 0,67. Nel giorno successivo (29 ottobre), il NZD/USD ha aperto sotto lo 0,67 con una candela rossa, il che farebbe supporre che questo livello si fosse tramutato in resistenza, come nel periodo dal 12 luglio al 24 agosto (il ’lunedì nero’). La media mobile semplice a duecento periodi (SMA200) è ancora al di sopra della coppia, e dal 15 ottobre in poi la coppia ha ripreso un movimento discendente parallelo alla SMA200.
Ancora, facciamo notare che il 28 ottobre il volume del NZD/USD è stato di circa un miliardo di unità, ma nonostante questo ha prodotto una candela metà della quale era composta di una coda (inferiore), il che secondo la seconda legge di Wyckoff potrebbe dirsi sbilanciata nel rapporto tra volume e movimento del prezzo, e quindi una falsa mossa, cioè in questo caso insufficiente a rompere la barriera dello 0,67.
Cosa si è verificato nei giorni seguenti? Osservando il grafico giornaliero del NZD/USD alla Figura 1, notiamo che dal 28 ottobre si è avuto un rimbalzo dallo 0,67, risalendo verso lo 0,68 il 30 ottobre; tuttavia questo livello (0,68) è stato resistenza dal 19 ottobre.
Il 3 novembre si è poi svolta ad Auckland (NZ) l’asta del Global Dairy Trade, che ha visto un calo dell’8% sia del latte in polvere intero che scremato, e del 7,4% complessivamente: che la Nuova Zelanda faccia forza sui derivati del latte non è un segreto, visto che questi costituiscono il 29% di tutte le sue esportazioni. Dunque, il NZD/USD si è spinto al di sotto dello 0,67 proprio a causa di questi dati: con una candela che, dal valore di apertura a quello minimo, misura più di 110 punti, il NZD/USD ha certamento mostrato di risentire del secondo calo consecutivo dei prezzi del latte, dopo quello dell’asta del 20 ottobre (-3,1%).
A conferma di questo sentiment ribassista del Kiwi, possiamo constatare che la GBP/NZD ha goduto di un rialzo, dal valore giornaliero di apertura a quello massimo, di circa 300 punti, con il prezzo più basso al 2,2750 e quello più alto intorno al 2,31.
Dal punto di vista del rapporto prezzo-volume della coppia NZD/USD, il 3 novembre si verificava un equilibrio tra dimensioni del corpo della candela giornaliera e quelle della barra volumetrica, con un volume che si aggirava intorno alle 850mln unità verso la chiusura della sessione londinese: questo dava a credere che quella mossa di rottura dello 0,67 sarebbe potuta essere efficace e trovare continuità, diversamente da quella del 28 ottobre.
Nell’ultima ora di attività della sessione newyorchese, l’uscita dei dati sull’occupazione e disoccupazione neozelandesi avrebbero poi dato l’ultima spinta al NZD/USD, con l’occupazione in ribasso (-0,4%) rispetto alle previsioni che la vedevano salire dallo 0,3% allo 0,4%, e con la disoccupazione allo 0,1% in più rispetto al precedente livello (5,9%): il senso d’incertezza sorto durante l’asta del Global Dairy Trade veniva poi consolidato durante il rilascio dei suddetti dati, provocando poi i seguenti movimenti sui grafici orari (valori ricavati dalla differenza tra prezzo minimo e massimo sulle candele orarie):
- NZD/USD: calo di circa 50 punti;
- NZD/JPY : calo di circa 65 punti;
- GBP/NZD: salita di circa 175 punti.
Figura 1: grafico giornaliero del NZD/USD con SMA100 e livello 0,67 (linea rosa)
E’ chiaro, da questo confronto tra le tre coppie, che era la GBP/NZD ad offrire la più amplia opportunità di profitto, vista la gran volatilità da essa mostrata tra le 9pm e le 10pm (GMT): a questo punto veniva da chiedersi se potesse essere questa l’opportunità giusta che spingesse la coppia nuovamente al di sopra della SMA100?
Vista la reazione del mercato ai dati sui prezzi dei derivati del latte, e sui tassi di (dis)occupazione neozelandesi, si sarebbe detto che la fase correttiva per questa coppia, che l’aveva portata al ritracciamento di quasi metà del trend rialzista che cominciò ad aprile intorno all’1,93, si stesse esaurendo, e che gli acquirenti stessero tornando in massa a rimpiazzare i venditori.
Come possiamo vedere alla Figura 2, il grafico a quattro ore della Sterlina-Kiwi mostra una chiara mossa di tendenza rialzista, con picchi sempre più elevati:
Figura 2: grafico quadriorario n.1 della GBP/NZD con linea di tendenza rialzista (in rosa)
La rottura del livello 2,30, sotto il quale la coppia era rimasta dal 9 ottobre (quindi da diciassette giorni di trading), portava a farci credere ad una ricettività della coppia a notizie e dati positivi per la Sterlina e negativi per il Kiwi, ad esempio: lunedì 2 novembre, la GBP/NZD saliva di circa 140 punti in risposta ai dati positivi dell’Indice dei Direttori agli Acquisti britannico (che risultava essere il 55,5 rispetto al precedente 51,8); aggiungendo una Sterlina rafforzata ed un dollaro neozandese indebolito agli eventi che avrebbero avuto luogo il giovedì 5 e il venerdì 6, rispettivamente la decisione sui tassi d’interesse della Banca d’Inghilterra ed i ’Non-Farm Payrolls’ (NFP) statunitensi, si sarebbe potuta verificare una rottura del 2,30 ed una continuazione a oltranza.
Il sentiment dei tori sembrava dunque essere ritornato a nutrire la coppia GBP/NZD, proiettandola dal livello 2,25 a circa il 2,32: tutto ciò rendeva la decisione dei tassi d’interesse di dicembre 2015 ancora più importante per la Reserve Bank of New Zealand, con il governatore Wheeler alla ricerca di soluzioni monetarie di svalutazione del Kiwi sia per l’arginamento della bolla immobiliare di Auckland che per la riduzione dei prezzi dell’esportazioni.
Poi siamo arrivati al giovedì 5 e la decisione sui tassi d’interesse della Banca d’Inghilterra: senza alcun cambiamento di sentiment all’interno della commissione monetaria (MPC), che votava ancora una volta 8-1 a favore del mantenimento del tasso allo 0,5%, i mercati puntavano gli occhi sui commenti del governatore Carney, il quale si pronunciava sulla debolezza dell’inflazione ed individuava tra le cause la forza della Sterlina. Il risultato era che, nonostante il mantenimento dello status quo in materia di politica monetaria, la Sterlina veniva venduta pesantemente, come dimostra il fatto che la coppia GBP/NZD, ad esempio, avrebbe perso più di 300 punti nelle prime due ore dal rilascio dei dati sulla decisione sui tassi d’interesse, e scendendo di circa 430 punti ne corso dell’intera giornata.
E’ interessante notare, a questo punto, che il 5 novembre la coppia NZD/USD produceva una candela rialzista di circa 60 punti (dalla minima alla massima), metà dei quali costituivano la coda e non il corpo della candela; ciò significa che si passava dall’usuale correlazione tra GBP/NZD e NZD/USD ad quella tra GBP/NZD e GBP/USD: infatti, era la GBP/USD a spingere la GBP/NZD, essendo calata di circa 200 punti in giornata (massima – minima). Cosa sarebbe successo poi il giorno successivo?
Questo ci porta ai salari del settore non agricolo, o Non-Farm Payrolls (NFPs), che ieri, venerdì 6 novembre, hanno sforato sia i dati del mese scorso che le previsioni di mercato, come possiamo vedere alla Figura 3:
Figura 3: NFPs di ottobre 2015
Quali sono state le reazioni di mercato sul Kiwi?
Eccone alcune, tra l’1pm e le 2pm (GMT), massima-minima (valori approssimati all’intero più vicino):
- NZD/USD: -110 punti;
- NZD/JPY : -76 punti;
- GBP/NZD: +250 punti.
E’ interessante notare che la GBP/NZD non abbia proseguito la correlazione che abbiamo visto ieri con la GBP/USD, poiché oggi sia la GBP/USD ha continuato a perdere terreno ma la GBP/NZD ne ha guadagnato, il che significa che ancora una volta si è ristabilita quella ormai duratura e ben documentata correlazione inversa tra GBP/NZD e NZD/USD.
Possiamo dunque concludere aggiornando il grafico quadriorario alla Fig. 2, per mostrare come la coppia GBP/NZD mostri una linea di tendenza rialzista ben collaudata, dal 23 ottobre ad oggi, come alla Fig. 4:
Figura 4: grafico a quattro ore n. 2 della GBP/NZD con linea di tendenza rialzista (in rosa)
Con il dollaro americano in ascesa dopo i NFPs di oggi, e la promessa di un possibile rialzo del tasso d’interesse alla riunione della Federal Reserve il mese prossimo, è plausibile pensare che nelle prossime settimane si avranno movimenti di riposizionamento dei mercati, dove gli investitori vorranno poter essere pronti ad un cambiamento di rotta della politica monetaria di una delle più influenti banche del mondo, ed evitare di finire bruciati da un eventuale svalutazione ciclica degli assets più sopravvalutati, tra cui l’ S&P500 e i vari ’carry-trades’, come NZP/JPY per dirne una.



