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Oggi primo voto in aula sulla riforma del Senato, cambiano anche i referendum

giovedì 10 luglio 2014, di Danilo Montefiori

Sembrava poter essere ieri la giornata giusta, invece è slittato ad oggi il voto finale sul ddl “Boschi”, pacchetto di misure contenenti soprattutto la riforma del Senato, ma non solo. Dalla mattinata di oggi la commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama voterà il ddl, che alle 16,30 approderà in aula in Senato.

La Commissione, quindi, dovrà sbrigarsi se vuole che il testo arrivi in aula per quell’ora. Stando al programma, la discussione proseguirà quindi a Palazzo Madama lunedì 14 luglio dalle 11 alle 22 e fino a giovedì 17 luglio come termine massimo. Gli emendamenti si potranno invece presentare fino alle 13 del 15 luglio.

In concreto, all’interno del ddl è contenuta la norma per cui il “nuovo” Senato non verrà più eletto dai cittadini ma dai Consigli regionali che sceglieranno con criteri proporzionali tra i propri membri e i sindaci dei capoluoghi dei rispettivi territori. Ma c’è di più, oltre alla riforma del titolo V della Costituzione sarà modificato l’iter per l’elezione del Capo dello Stato: solo al nono scrutinio servirà la maggioranza assoluta mentre per i precedenti 8 basteranno i due terzi (per i primi 4 scrutini) ed i tre quinti (dal quinto all’ottavo). Alle votazioni parteciperanno i 630 deputati, i cento nuovi senatori ma non i delegati delle Regioni.

Altre modifiche riguarderanno i referendum abrogativi. Serviranno infatti 800mila firme (e non più 500 mila) per la convocazione ma si abbasserà il quorum, non più il 50% degli aventi diritto ma la maggioranza degli elettori dell’ultima consultazione utile per la Camera. "E’ un momento di grande responsabilità per tutti. I cittadini vedono finalmente una classe politica che decide", ha chiosato a latere dei lavori della commissione Affari Costituzionali il ministro Maria Elena Boschi.

Gli animi non sono comunque ancora rassegnati, in particolare all’interno del M5S, il cui leader, Beppe Grillo, ha affermato ”il patto del Nazareno è un salvacondotto per il c… del noto pregiudicato Berlusconi che, per non finire in galera e poter sperare nella grazia, garantisce in cambio il suo appoggio al governo”, riferendosi al “patto del Nazareno” siglato da Pd e FI sulle riforme. I due partiti sono invece alle prese con lotte intestine che parrebbero più problematiche nel gruppo del Cav, messo alle strette dall’ex direttore del TG1, Augusto Minzolini.

I prossimi passi avverranno nei prossimi mesi. Dopo il Senato, il testo passerà all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera (a fine luglio) e si dovrebbe entrare nella fase calda a settembre. Dando per scontate alcune modifiche, il testo dovrà tornare in Senato, cosa che richiederà poi tre mesi per eseguire nuovamente il doppio passaggio, si spera l’ultimo. Se tutto andasse in questo modo l’iter sarebbe concluso tra dicembre 2014 e gennaio 2015, permettendo così di mettere in piedi il referendum confermativo (necessario se non si trovasse una maggioranza di due terzi) entro l’estate.

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