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MythBuster: la disoccupazione. Atto II: il lavoro mancante

domenica 9 febbraio 2014, di Manuel Zarli

Si è visto che secondo la vulgata il disoccupato è giovane, laureato e poco propenso a ricoprire mansioni manuali. Se così fosse dovremmo avere due variabili:

  1. i posti disponibili sono quanto i disoccupati o prossimi per numero;
  2. i disoccupati sono tutti giovani e laureati;

Partiamo dal primo elemento: nel 2011 la CGIA di Mestre rilasciò il seguente report sulle professioni scoperte per mancanza di manodopera [1]:

Commessi e assimilati 4.920
Camerieri ed assimilati 2.342
Parrucchieri, estetisti ed assimilati 1.828
Informatici e telematici 1.387
Elettricisti nelle costruzioni civili ed assimilati 1.272
Contabili ed assimilati 1.269
Meccanici, riparatori e manutentori di automobili ed assimilati 1.249
Tecnici della vendita e della distribuzione 1.100
Idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas 1.072
Baristi e assimilati 955
Personale di segreteria 934
Cuochi in alberghi e ristoranti 754
Muratori in pietra, mattoni, refrattari 731
Addetti a macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali 673
Disegnatori industriali ed assimilati 664
Centralinisti, telefonisti e operatori di call center 660
Tecnici informatici 598
Tecnici addetti all’organizzazione e al controllo della produzione 574
Meccanici e montatori di macchinari industriali ed assimilati 549
Montatori di carpenteria metallica 495
Infermieri ed assimilati 488
Personale add. alla gestione degli stock, dei magazzini ed assimilati 472
Conduttori di autobus, di tram e di filobus 448
Installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici 448
Attrezzisti di macchine utensili e affini 438

Sono all’incirca poco più di 45 mila unità. Un po’ di tempo dopo, nell’ottobre 2012 anche la Confartigianato ha pubblicato un elenco delle professioni scoperte [2]:

  • a fronte di 1.192 assunzioni di difficile reperimento per Meccanici, riparatori e manutentori di automobili ed assimilati vi sono 1.207 Laureati in Scienze dell’educazione e della formazione (triennale) disoccupati a 4 anni dalla laurea.
  • a fronte di 951 assunzioni di difficile reperimento per Montatori di carpenteria metallica si registrano 869 laureati in Scienze della mediazione linguistica (triennale), disoccupati a 4 anni dalla laurea.
  • a fronte di 887 Cuochi in alberghi e ristoranti vi sono 878 laureati disoccupati in Lettere e materie letterarie (ciclo unico).
  • a fronte di 879 Parrucchieri, estetisti di difficile reperimento vi sono 878 laureati disoccupati in Lettere e materie letterarie (ciclo unico).
  • a fronte di 621 Attrezzisti di macchine utensili e affini di difficile reperimento vi sono 652 laureati in Filosofia (triennale) in cerca di lavoro a 4 anni dalla laurea.
  • a fronte di 568 Carpentieri e falegnami nell’edilizia di difficile reperimento vi sono 616 laureati in Scienze politiche; Scienze internazionali e diplomatiche; Relazioni pubbliche (ciclo unico).
  • a fronte di 502 Addetti a macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali di difficile reperimento vi sono 506 laureati disoccupati in Scienze della formazione primaria; Scienze dell’educazione; Pedagogia (ciclo unico).
  • a fronte di 459 Meccanici e montatori di macchinari industriali di difficile reperimento vi sono 445 laureati disoccupati in Scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali (triennale).
  • a fronte di 409 Sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai di difficile reperimento vi sono 496 laureati disoccupati in Scienze del servizio sociale (triennale).

Anche qui le posizioni lavorative disponibili sono poche migliaia. Peccato che la disoccupazione si muova su una dimensione totalmente differente: quello dei milioni. Stando all’Istat abbiamo chiuso il 2013 con 3,2 milioni di disoccupati, il 2012 con quasi 3 milioni e il 2011 con 2 milioni di persone a spasso. Il confronto fra i due fenomeni, allora, è semplicemente impietoso e a fronte di orde e orde di disoccupati abbiamo poche briciole.

Morale della favola: i lavori non coperti sono statisticamente insignificanti e la storia dei lavori mancanti risulta essere poco più di una leggenda metropolitana.

Si può eccepire, inoltre, anche sul livello qualitativo delle mansioni scoperte. Al netto della propaganda, nel numero figurano anche professioni che con l’artigianato hanno poco a che fare: baristi, camerieri, commessi, segretari. La cosa buffa è che gli studenti universitari, due su tre per essere precisi [3], ricoprono abitualmente le prime tre mansioni per pagarsi il costo degli studi.

In più le professioni artigiane richiedono skills in materia pena l’incapacità di ricoprire queste mansioni. In effetti il rapporto della CGIA è relativo anche alle persone che si propongono, ma che vengono scartate. Il che cambia le carte in gioco dato che non sono posti lavorativi scoperti per mancanza di candidati.

Passiamo, ora, al secondo elemento. L’Annuario Statistico italiano 2013 ci offre uno spaccato della forza lavoro per studi e età. I dati non sono recentissimi, i due trimestri centrali del 2012, ma sono comunque poco lontani dai valori odierni. Ecco i dati per titolo di studio:

{{}} Occupati Disoccupati Forza lavoro Popolazione per titolo di studio (15 anni +)
Senza titolo/licenza elementare 1.109 199 1.307 11.250
Licenza media 6.835 1.051 7.886 16.658
Diploma 10.663 1.187 11.850 18.107
Laurea/post laurea 4.292 307 4.599 6.194
Totale 22.899 2.744 25.642

Ecco quelli per coorte d’età:

Coorte d’età Senza/licenza elementareLicenza mediaDiplomaLaurea/post laurea
15-19 2 77 61 -
20-24 7 136 303 24
25-29 8 115 204 100
30-34 17 133 166 73
35-44 50 289 254 76
45-54 63 231 153 26
55-64 48 67 45 8
65+ 3 2 2 1

Studiate le tabelle la prima cosa che viene in mente è che i laureati sono una minoranza del totale e che i disoccupati più anziani presentano titoli di studio inferiori rispetto ai più giovani. Qualcuno ritiene che un 40 enne con la licenza media si rifiuti di fare l’artigiano perché è considerato un lavoro umile? Appunto.

La leggenda delle posizioni lavorative mancanti, quindi, regge solo se si ignorano i dati statistici in merito all’occupazione, alla disoccupazione e ai titoli di studio. Il motivo di questo comportamento non è chiaro, probabilmente con il moralismo si scarica la colpa sui disoccupati permettendo a chi comanda di tirare a campare, ma non è una strategia particolarmente accorta.

Un’informazione così erronea porta a politiche basate su elementi sbagliati, il piano giovani e per i laureati, mentre la disoccupazione lasciata a sé stessa prima poi esplode. Ma si sa, i moralisti non brillano per acume.

[1] Cfr. http://www.dirittodicritica.com/2012/09/11/lavoro-disoccupazione-giovani-laureati-41449/.
[2] Cfr. http://www.dirittodicritica.com/2012/09/11/lavoro-disoccupazione-giovani-laureati-41449/.
[3] Cfr. http://archiviostorico.corriere.it/2003/ottobre/14/Due_studenti_tre_lavorano_per_co_0_031014039.shtml.

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