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Legge di stabilità: spunta la norma "ammazza rinnovabili". Le lobby vincono ancora

martedì 26 novembre 2013, di Marta Panicucci

La politica a volte, anzi spesso, deve essere accondiscendente nei confronti delle lobby del paese, è la storia più vecchia mondo. In questo caso si tratta delle lobby legate alle fonti tradizionali di energia che insieme a buona parte della politica, ha sempre portato avanti una battaglia contro le energie rinnovabili.

Due piccole modifiche della Legge di stabilità e il gioco è fatto: gli incentivi per le fonti rinnovabili come il fotovoltaico, vengono retroattivamente tagliati e ridistribuiti per le centrali alimentate a carbon fossile. Un piccolo tranello scoperto dal quotidiano Repubblica che ha indicato gli emendamenti chiamati in questione: il 6.300 e il 6.300/4.

Anche il coordinamento Free, Fonti rinnovabili ed efficienza energetica, ha lanciato l’allarme: “No all’emendamento che ammazza le rinnovabili, spostando le risorse dalle rinnovabili alle termoelettriche, che si sta tentando di inserire nella legge di stabilita’ in queste ore. È un’operazione intollerabile perché retroattiva e perché fatta sulla pelle di un settore già in difficoltà".

Guerra alle rinnovabili

Il solo fotovoltaico è arrivato a produrre 19mila GWh su un totale di 92mila necessarie, ma lo fa anche a prezzi decisamente inferiori rispetto alle fonti tradizionali di energia.
La battaglia dello lobby contro le fonti pulite ed economiche offerte dal sole e dal vento è iniziata già anni fa.

E’ vecchia di qualche anno infatti, la dichiarazione del presidente dell’Enel Andrea Colombo: "Lo sviluppo delle rinnovabili, unito alla stagnazione della domanda, sta rendendo difficile la copertura dei costi di produzione degli impianti convenzionali, mettendone a rischio la possibilità di rimanere in esercizio".

Negli ultimi anni gli impianti fotovoltaici ed eolici sono diventati un bel problema per le centrali tradizionali. Durante il giorno, infatti, gli impianti fotovoltaici producono energia a costo marginale zero e con priorità di dispacciamento. Succede così che gli impianti a ciclo combinato a gas durante il giorno spesso non riescano a vendere energia. Solo dopo il tramonto, entrano in gioco con una potenza di circa 20 mila megawatt.

Gli emendamenti "ammazza rinnovabili"

Le fonti tradizionali sono sostenute grazie ad incentivi introdotti con un vecchio decreto legislativo e chiamati capacity payment: un contributo concesso ai produttori di energia e scaricato sulle bollette dei cittadini.

Il principio alla base di questo indennizzo è di sostenere finanziariamente le fonti tradizionali di energia in quanto garantiscono sempre la fornitura alla rete elettrica sopperendo anche alle mancanza delle energie rinnovabili.

L’emendamento 6.300, approvato a Palazzo Madama introduce il capacity payment, così come previsto da un precedente decreto legge:

18-bis. L’Autorità per l’energia elettrica e il gas, con effetto dal 2014, definisce le modalità d’integrazione del corrispettivo di cui all’articolo 5 comma 5 del decreto legislativo 19 dicembre 2003, n. 379, senza nuovi o maggiori oneri per prezzi e tariffe dell’energia elettrica

La novità arriva con l’emendamento 6.300/4 che stabilisce chi debba farsi carico dei costi:

All’emendamento 6.3000, dopo le parole: «dell’energia elettrica» aggiungere le seguenti: «anche disponendo un’adeguata partecipazione delle diverse fonti ai costi per il mantenimento della sicurezza del sistema elettrico».

L’esponente di Green Italia Francesco Ferrante commenta così:
"Le piccole larghe intese con l’emendamento degli alfaniani appoggiato dal ministro Zanonato hanno partorito un mostro giuridico intervenendo retroattivamente sugli incentivi alle rinnovabili per salvare il termoelettrico. La strada per alleggerire le bollette elettriche di famiglie e imprese dovrebbe essere quella di toglier tutti incentivi impropri alle fossili e invece questo governo va in direzione contraria al futuro".

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