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Legalizzazione cannabis in Italia: Forexinfo intervista l’On. Giuseppe Civati

lunedì 10 aprile 2017, di Claudia Cardone

Il DDL per la legalizzazione della cannabis in Italia è stato depositato in Parlamento da oltre un anno mezzo. Il testo di legge, dopo esser stato firmato il 16 luglio 2015 da 218 parlamentari tra cui M5S e PD, allo stato attuale è in fase di letargo.

Recentemente, il 21 marzo 2017, il disegno di legge è tornato in commissione per l’individuazione di membri del comitato ristretto, ma senza una dichiarazione forte del PD lo stallo vegetativo continuerà ancora, nonostante ci sia chi è convinto che non si possa più prescindere, tra cui l’Onorevole Giuseppe Civati, sostenuto anche da Cantone, presidente dell’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione.

Tra le motivazioni principali che giustificherebbero tale urgenza c’è la lotta alla mafia. E’ stato stimato infatti che il 7% della popolazione italiana fa uso di cannabis illegalmente per un valore complessivo di 4 miliardi, che finiscono direttamente nelle tasche delle organizzazioni criminali.

Con la legalizzazione delle droghe leggere di fatto si andrebbe a togliere il mercato della cannabis alla malavita organizzata, si andrebbero ad implementare le entrate statali con la tassazione della compravendita, le licenze e i punti di vendita.

Per non parlare poi del risvolto positivo che una legge in tal senso garantirebbe al benessere psicofisico delle persone. Lo stato illegale delle cose e la gestione mafiosa del giro autorizzano la circolazione di cannabis ritoccata con prodotti chimici che hanno un impatto catastrofico sulla salute.

Sono invece molti a sostenere che a differenza di quanto si pensi la cannabis, se legalizzata e coltivata secondo specifiche normative, potrebbe essere un aiuto e un lenitivo soprattutto nella cura del dolore o per malattie quali il cancro, visto che da studi recenti è risultato che il THC sarebbe antitumorale.

In sintesi lo scopo della legalizzazione della cannabis è quello di garantire nuove risorse per finanziare la sanità e la prevenzione e controllare tutto ciò che è sommerso e fuori controllo.

Una legge sulle droghe leggere non sarebbe evidentemente una legge "coca party", come ha sostenuto la Binetti in precedenza, una "guida insicura" alla quale ha alluso Giovanardi e neanche necessariamente "uso indiscriminato tra i minorenni", grande paura della Lorenzin. La proposta di legge ha dei punti molto chiari:

  • i maggiorenni possono detenere 15 grammi in casa e 5 fuori casa, mentre l’acquisto e uso è vietato ai minorenni;
  • sono coltivabili fino 5 grammi di erba a persona ed è consentito coltivare in collaborazione senza scopo di lucro come in Spagna dove esiste da tempo il "Cannabis social club";
  • è permessa l’autocoltivazione a fini terapeutici e annesse semplificazioni per la prescrizione medica della cannabis a scopo terapeutico;
  • è legale la vendita al dettaglio in negozi con regolare licenza di monopolio.

Forexinfo.it ha chiesto all’onorevole Civati di approfondire tutti gli aspetti relativi alla legalizzazione della cannabis anche dal punto di vista politico e sociale.

1. Perché secondo lei è giusto legalizzare la cannabis? Da quale idea di base parte il DDL? Si parla spesso di uso terapeutico, di legalizzazione per sconfiggere il giro mafioso ed illegale che vi è dietro. Qual è il peso di ciascun argomento nella questione?

Le ragioni sono numerose: regolamentare è meglio di proibire, soprattutto in presenza di un numero molto elevato di consumatori, circa 5 milioni di persone (chi dice che la legalizzazione liberalizzerebbe il consumo di cannabis non si rende conto che lo ha già liberalizzato il proibizionismo); i prodotti in circolazione sono spesso alterati e provocano più danni le sostanze mischiate con la cannabis della cannabis stessa: con la legalizzazione avremmo prodotti più certificati; il proibizionismo arricchisce le mafie e la criminalità in genere, diffusa su tutto il territorio nazionale; la cannabis terapeutica infine deve essere accessibile in tutto il territorio nazionale, a costi sostenibili per i pazienti e per lo stesso sistema sanitario.

2. Lei pensa che la legalizzazione renderà più diffuso l’uso della cannabis oppure, come spesso accade quando si legalizza qualcosa di proibito, la gente perderà molto presto l’interesse?

I dati degli Stati Usa che hanno legalizzato ci dicono che tutto sommato i consumi non aumentano, anzi diminuiscono leggermente per i minorenni e vi è da segnalare peraltro che la legalizzazione riguarderà ovviamente solo i maggiorenni. Che la legalizzazione tolga la sindrome del «frutto proibito» è certamente un dato di fatto.

3. Dopo un primo momento in cui il DDL era stato appoggiato da M5S, PD e gruppo misto, si è arrivati ad oggi dove regna un silenzio di tomba. Di fatto la proposta di legge è stata presentata nel 2015 ed è bloccata da un anno e mezzo. Nessuno ne ha più parlato anche tra quelli che erano a favore. Perché secondo lei? Il silenzio del PD a cosa è dovuto? Forse c’è una latente paura di perdere voti oppure il timore di “scatenare una guerra” con la destra in un momento dagli equilibri fin troppo fragili?

Il PD ha un segretario e ex-premier che della cannabis ha sempre parlato poco e "male", muovendo storicamente da una posizione proibizionistica. In generale nel partito di maggioranza ci sono opinioni diverse e tra i maggiori avversari della legalizzazione ci sono gli stretti alleati del PD, a cominciare da Alfano e Lorenzin, che sono rimasti ministri anche del governo Gentiloni. Tutto questo induce il PD a non prendere chiaramente posizione, nonostante le numerosi adesioni di deputati e senatori democratici. Ora la questione è tornata in commissione ed è calendarizzata per l’aula per il mese di luglio. Quindi non è sparita, anche se certo non è proprio considerata una priorità.

4. In Italia la questione della cannabis è vissuta con enorme pregiudizio. La reazione è più o meno la stessa di quando si parla di matrimonio e delle adozioni da parte degli omosessuali oppure di eutanasia legale. Chiaramente questa visione è un retaggio culturale. La domanda è: quanto è possibile cambiare lo stato delle cose in un paese che deve fare i conti con lo Stato Pontificio? In che modo secondo lei si può smuovere ulteriormente l’opinione pubblica per ampliare maggiormente il consenso?

In realtà la società è molto più avanti di così: è una rappresentazione anche questa che sconta un pregiudizio, potremmo dire, perché la realtà stessa è profondamente cambiata. Su fine vita, matrimoni egualitari e legalizzazione sono convinto che la maggioranza dei cittadini abbia un’opinione favorevole. La politica preferisce strumentalizzare, ma questo è un problema che non riguarda soltanto questi temi: ormai è tutto fiction, senza alcun riferimento con lo stato reale delle cose. E poi c’è il problema della laicità delle istituzioni e quindi delle leggi: anche per questo battersi per la legalizzazione ha un significato politico e culturale molto profondo.

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