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Lavoro: in Italia il problema è (anche) l’orientamento?

domenica 1 dicembre 2013, di Valentina Pennacchio

Un’indagine condotta dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demòpolis ha messo in luce quello che può essere un grave problema per la formazione degli studenti italiani. In Italia il problema del lavoro è (anche) l’orientamento?

Cosa mostra questo studio? Il 67% dei giovani studenti italiani, prossimi al Diploma, non ha idea di quale siano i settori lavorativi che garantiscono maggiori opportunità e questo ha evidenti conseguenze sulle scelte circa il loro futuro.

Il futuro? Regna la disinformazione

Alla luce dei dati emersi, il direttore di Demopolis Pietro Vento ha giudicato allarmante il disorientamento dei ragazzi, il 53% dei quali,

"ritiene di non aver avuto, durante i momenti fondamentali del proprio percorso educativo, informazioni sufficienti per compiere una scelta consapevole dopo gli esami di Stato”.

Secondo Pietro Vento

"Colpisce anche un altro dato della ricerca: gli studenti ritengono, a larga maggioranza, che non sarà lo studio a determinare il loro futuro”.

Ciò perchè il 76% è convinto che nel nostro Paese, per entrare nel mondo del lavoro, serva “conoscere persone che contano”.

La disinformazione impedisce ai giovani di formarsi in alcuni settori specifici per i quali avrebbero le competenze giuste. Domenico Pontrandolfo, Direttore generale dell’Associazione Nazionale Orientatori (Asnor), ha spiegato:

"Nel passaggio tra superiori e università non c’è per esempio nessuno che valuti le attitudini dello studente, il suo percorso scolastico e soprattutto nessuno che gli spieghi quali sono i corsi di studio che offrono maggiori sbocchi professionali e quali invece quelli che ne offrono meno".

E il ministro dell’Istruzione che ne pensa? Maria Chiara Carrozza si dice "impressionata e preoccupata come professore e come ministro”:

"Non credevo che la situazione fosse così grave, che il disorientamento fosse tanto. Quello che manca è un progetto generale di orientamento che non lasci soli gli studenti nel momento delle scelte”.

E chi deve attuarlo se non il ministro dell’Istruzione?

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