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La crisi ci fa ammalare: in Italia 2,6 milioni di depressi
venerdì 11 luglio 2014, di
Riuscire a convivere con una situazione di incertezza relativa al futuro è ormai diventata una costante per tantissime persone che aspirano da tempo a tornare a essere serene, ma che difficilmente possono esserlo visto che si ritrovano quasi quotidianamente ad avere a che fare con i conti e le spese da ridurre al minimo a causa della crisi e del lavoro che latita sempre di più. Preoccupazione, stress e ansia portano quasi inevitabilmente quello che è definito il ’male oscuro’ del ventesimo secolo, ovvero la depressione che coinvolge un numero sempre maggiore di persone e che se non curata tempestivamente attraverso il supporto di familiari e specialisti può avere gravi conseguenze.
Si tratta di una situazione che in Italia sta diventando sempre più diffusa e che secondo il rapporto dell’Istat dal titolo ’Tutela della salute e accesso alle cure’ realizzato dal ministero della Salute con il supporto di tutte le Regioni coinvolge ben 2,6 milioni di nostri connazionali.
Come per la disoccupazione, che sta raggiungendo vette sempre più elevate, anche nel caso della depressione come conseguenza principale della crisi le vittime più numerose sono proprio i giovani: l’indice che definisce la salute mentale, infatti, è sceso di 1,6 punti nel 2013 rispetto al 2005, in particolare per i giovani fino a 34 anni (-2,7 punti), soprattutto maschi e gli adulti tra 45-54 anni (-2,6). A soffrire maggiormente di questo problema risultano essere però soprattutto le donne, che negli ultimi tempi non possono essere certamente più considerate il "sesso debole", ma che si trovano in molti casi a gestire una famiglia da sole e questo inevitabilmente accresce il loro senso di responsabilità e le preoccupazioni per il futuro.
In questi casi diventa quindi fondamentale il supporto di uno psicologo, ma anche per questo la crisi non rappresenta un alleato: un esperto, infatti, costa e almeno per ora in Italia non ci sono aiuti tangibili da parte dello Stato. L’Ordine Nazionale degli Psicologi ha quindi voluto lanciare un ulteriore appello invitando a seguire l’esempio di quanto pochi anni fa è stato fatto in Gran Bretagna dove è stato fatto un grosso investimento per la cura e la prevenzione della depressione assumendo diecimila esperti, operazione che ha generato più benefici rispetto ai costi.
Altro effetto della crisi è poi il calo deciso del ricorso alle terapie non convenzionali, che nel 2000 erano usate dal 15,8% della popolazione, mentre nell’anno passato è stata una scelta seguita dall’8,2% dei nostri concittadini ma con percentuali più alte per chi ha un maggiore status socioeconomico.