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Ma veramente l’Italia accoglierà i migranti da Israele?

martedì 3 aprile 2018, di Alessandro Cipolla

È stato un annuncio con il giallo quello fatto da Benjamin Netanyahu durante una conferenza stampa nel lunedì di pasquetta. Il premier israeliano infatti aveva parlato di un accordo raggiunto con l’Alto Commissariato dell’Onu per trasferire oltre 16.000 rifugiati in alcuni paesi occidentali tra cui anche l’Italia.

Parole queste che, dopo la cosiddetta guerra dei dazi in corso tra Usa e Cina, stava per scaturire un nuovo incidente diplomatico internazionale sul tema questa volta dei migranti. Netanyahu si è così affrettato a puntualizzare che niente ancora fosse stato stabilito, mentre anche l’Italia ha nettamente smentito ogni ipotesi di un accordo del genere.

Per Netanyahu migranti da Israele all’Italia

In teoria doveva essere una sorta di “svolta” per la questione immigrazione in Israele ma, alla fine, il patto siglato dal premier Benjamin Netanyahu con l’Alto Commissariato dell’Onu è riuscito a scontentare un po’ tutti tanto che alla fine è stato sospeso.

Attualmente a Tel Aviv si trovano 16.250 rifugiati provenienti soprattutto dal Sudan e dell’Eritrea. Essendo stati collocati nei quartieri più periferici e disagiati della città, questa presenza è stata motivo di forte tensioni per gli abitanti locali.

In una conferenza stampa quindi Netanyahu aveva annunciato un’intesa con l’Onu e in particolare con l’Unhcr dove si prevedeva un ricollocamento in altri paesi dei migranti. Tra le nazioni ospitanti il premier aveva poi parlato di Canada, Germania e Italia.

Appena trapelata la notizia subito nel nostro paese si era scatenato un vespaio di polemiche, con il Centrodestra in particolare scatenato nell’accusare l’attuale governo che in teoria al momento sarebbe in carica per sbrigare soltanto gli affari correnti.

Immediata è arrivata la smentita nel merito, seguita poi a stretto giro da quella della Germania, da parte del nostro Ministero degli Esteri che con una nota ha specificato come non ci sia “alcun accordo con l’Italia nell’ambito del patto bilaterale tra Israele e l’Unhcr per la ricollocazione”.

Una situazione questa che ha messo non poco in difficoltà Netanyahu che si è affrettato a correggere il tiro, parlando di Italia citata solo “come esempio” in quanto non ci sarebbe ancora nessun accordo specifico con altri paesi.

A chiarire come stiano veramente le cose è arrivata poi la precisazione da parte dell’Unhcr, che per mezzo della sua portavoce in Italia Carlotta Sami ha voluto sulle frequenze di Radio Popolare specificare quali siano i termini dell’accordo.

In sostanza non ci sono secondo la Sami ancora accordi specifici con nessun paese, visto che questi saranno redatti soltanto in un secondo momento, con il discorso che al momento sembrerebbe riguardare l’Italia soltanto per via di alcuni ricongiungimenti familiari che potrebbero verificarsi.

Accordo sospeso

Da quello che è trapelato, l’intesa tra Israele e Onu prevede che Gerusalemme si impegni a non respingere i rifugiati arrivati nel proprio territorio. Allo stesso tempo, questi però dovranno essere in un secondo momento ricollocati in altri paesi.

Dei 16.250 migranti sudanesi ed eritrei al momento ospitati in suolo israeliano, 6.000 di questi dovrebbero essere dirottati altrove nel primo anno con gli altri poi che verrebbero sistemati nell’arco di cinque anni.

Una soluzione questa che però non è piaciuta per niente agli abitanti di Tel Aviv, che invece volevano che i migranti fossero allontanati tutti in tempi molto più brevi. Non considerando solo i rifugiati, al momento in Israele vivono più di 40.000 persone provenienti dall’Africa, molte dei quali donne e bambini.

In difficoltà sia sul fronte internazionale che in quello interno, alla fine Benjamin Netanyahu ha deciso di sospendere l’accordo che era stato siglato con l’Alto Commissariato dell’Onu. Al momento quindi non sembrerebbe esserci all’orizzonte alcuna soluzione condivisa visto il passo indietro compiuto dal premier.

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