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Israele, Netanyahu riprende i piani di espansione in Cisgiordania
martedì 29 dicembre 2015, di
Il governo di Benjamin Netanyahu sembrerebbe pronto a rilanciare il piano d’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. A sostenerlo, in un rapporto diffuso lo scorso 28 dicembre, la Ong Peace Now. In particolare, il premier israeliano starebbe valutando – tra le altre cose – di portare avanti il piano di insediamento nella controversa colonia E-1. Piano che, se realizzato, rischierebbe di dividere in due la Cisgiordania, impedendo la continuità territoriale palestinese.
Com’è noto, la comunità internazionale non riconosce gli insediamenti realizzati dopo la guerra del 1967 da parte di Israele in Cisgiordania e Gerusalemme Est – dove attualmente vivono circa 600.000 coloni –, considerandoli illegali, oltre che un ostacolo al fine di una soluzione pacifica del conflitto mediorientale.
Nello specifico, negli ultimi anni, sia gli Stati Uniti che l’Unione europea hanno più volte messo in guardia Israele in merito alla costruzione di insediamenti nella E-1. Tale azione significherebbe travalicare la “linea rossa” della barriera di separazione, cosa che potrebbe generare delle conseguenze imprevedibili. In merito a ciò, nel febbraio del 2014, l’Ue aveva chiesto al governo israeliano di riconsiderare i piani di costruzione di nuove unità abitative nelle zone occupate dopo la guerra del 1967. Prima di allora, anche l’amministrazione del presidente Usa George W. Bush – uno dei principali sostenitori delle posizioni israeliane nella storia degli Stati Uniti – aveva scoraggiato la costruzione nella zona E-1.
Tuttavia, nonostante la puntuale condanna da parte dalla comunità internazionale ed azioni di diverso contenuto – come la decisione dell’Unione europea (dello scorso 11 novembre) di varare una direttiva sull’adozione di etichette ad hoc per i prodotti israeliani provenienti dagli insediamenti in Cisgiordania e dalle Alture del Golan, il premier Netanyahu ha fatto retromarcia rispetto alla precedente decisione, in cui aveva ordinato il congelamento per "ragioni politiche e diplomatiche".
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Rapporto Peace Now: sintesi e conclusioni principali
L’Ong, nel suo rapporto “Distancing the Two State Solution:The Ministry of Housing’s Plans and Construction – Exposed”, afferma che il governo israeliano progetta di costruire oltre 55.000 case nei territori occupati della Cisgiordania e Gerusalemme Est. Di queste, 8.300 abitazioni dovrebbero essere realizzate nella colonia E-1. Si tratta di una striscia di terra di 12 chilometri quadrati situata tra Maale Adumim, che ha 40.000 abitanti, e il nord-est di Gerusalemme.
Nel novembre 2013, a seguito delle già evidenziate pressioni internazionali, il primo ministro Netanyahu aveva provveduto ad annullare tre gare d’appalto indette dal MOH (il Ministero dell’edilizia israeliano), attraverso cui si invitava gli architetti interessati a fare delle proposte per partecipare alla costruzioni delle sopraindicate unità abitative. Un anno dopo, senza il lancio di alcuna gara pubblica, il MOH aveva assunto diversi architetti al fine di realizzare i progetti necessari per procedere all’edificazione. Tutto ciò è proseguito fino ad oggi.
Solo dopo una serie di richieste effettuate al MOH, facendo appello anche a quanto sancito dal Freedom of Information Act, Peace Now è riuscita ad ottenere delle informazioni parziali inerenti i suddetti piani d’insediamento. Sono circa 200 pagine di tabelle, contenenti oltre 1.000 righe di dati. Questi dati, insieme ad altre fonti, dimostrano che il MOH starebbe lavorando su un complesso di progetti, per un valore superiore ai 330 milioni di NIS (New Israeli Shekel).
In sintesi, circa la metà delle 55.548 unità dovrebbero essere realizzate ad est della barriera di separazione. Di questi, più di 8.372 abitazioni sono pianificate nella zona E1. Inoltre, stando al rapporto diffuso da Peace Now, i piani edilizi in questione includerebbero due insediamenti nuovissimi: Givat Eitam (aka, E2, o A-Nahla, situato a sud di Betlemme), e Bitronot/Brosh, nel nord della Valle del Giordano.
Inoltre, il MOH starebbe già lavorando a dei piani per la realizzazione immediata di 3.786 unità, il 64% di questi ad est della barriera di separazione. A ciò si aggiunge anche il fatto che Israele starebbe finanziando interventi infrastrutturali per la costruzione di 4.054 unità (il 70% sarebbe localizzato ad est della barriera di separazione).
Al fine di favorire la realizzazioni di tali progetti, il MOH avrebbe già provveduto ad elargire almeno 1,8 milioni di NIS alle autorità locali, denaro da destinare a delle campagne di incoraggiamento al trasferimento della popolazione locale nei citati insediamenti. Il ministero dell’edilizia avrebbe, allo stesso tempo, finanziato – con 1 milione di NIS – l’espansione nella colonia di Beit Romano.
Infine, per quanto concerne l’espansione degli insediamenti nei territori di Gerusalemme Est, il MOH starebbe progettando un nuovo quartiere a Atarot (10.000 unità) tra Beit Hanina e Ramalla; l’espansione di Har Homa, a ovest (2.000 unità) e 21 unità nel cuore del quartiere musulmano, nei pressi della Porta di Erode (Sha’ar Hordos).
(Fonte: Peace Now. Foto: reformiert-info.de)
