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Il Governo nomina 22 nuovi prefetti: siamo a 207 (per 103 Prefetture esistenti)

domenica 29 dicembre 2013, di Valentina Brazioli

Ecco 22 nuovi prefetti, come se non aspettassimo altro. In un periodo storico dove la spending review non è soltanto un obbligo contabile ma quasi un dovere morale, soprattutto a fronte dei tanti, troppi sacrifici che il Governo ha chiesto e continua a chiedere agli italiani, lo Stato, per l’ennesima volta, dimostra non solo di essere incapace di operare il benché minimo taglio su se stesso, ma si concede anche il lusso di allargare i cordoni della borsa per aggiungere ulteriori nomine (e relativi cospicui stipendi) al già sconfinato esercito di funzionari statali.

22 nuovi prefetti nominati il 17 dicembre

Eppure, come si dice, carta canta: proprio lo scorso 17 dicembre, infatti, il Consiglio dei Ministri, su proposta dell’ineffabile ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha approvato questa nuova infornata di prefetti, con buona pace di chi sperava ancora in un possibile taglio della spesa pubblica statale. Una decisione ancor più incomprensibile alla luce dei proclami sulla prossima abolizione delle Province, portata avanti in nome dei necessari risparmi da operare anche sui territori, ma che evidentemente non riguarderanno le Prefetture. E lo sdegno di fronte a questa notizia non è poco, soprattutto a fronte dei ripetuti allarmi lanciati dai sindacati della polizia, che continuano a denunciare tagli che rischiano di andare a discapito della sicurezza dei cittadini.

Vicenda venuta fuori grazie a un quotidiano online

Una storia destinata a lasciare l’amaro in bocca a molti italiani, ma che inizialmente era riuscita a passare un po’ sotto silenzio, sicuramente grazie al periodo festivo ma anche a causa del consueto affollarsi di notizie relative al sempre più traballante scenario politico. Il primo a parlare chiaramente della vicenda, infatti, fu il quotidiano online La nuova bussola quotidiana, citato poi anche da Gian Antonio Stella nel suo immancabile, ma successivo, articolo sul Corriere della Sera. E la ratio che unisce i due articoli è la seguente: che Paese è quello che taglia di un anno il percorso formativo delle specializzazioni medico sanitarie per risparmiare ma decide di moltiplicare le nomine prefettizie? Sono forse queste le priorità del cosiddetto “Governo di emergenza nazionale”? Il dubbio avanzato da molti, in primis da Libero in edicola proprio oggi, è che si tratti semplicemente di promozioni atte a consentire a questi funzionari di ricoprire, in futuro, incarichi che richiederanno il titolo di prefetto. Insomma, una nomina utile, nell’immediato, solo a ingrossare le buste paga dei neoprefetti, anche per coloro che continueranno a svolgere il proprio lavoro attuale.

Ma se, per il momento, il dibattito politico sul tema non sembra ancora essersi infiammato, la Lega, storicamente avversa alle Prefetture, ha già lanciato l’idea di un referendum per abrogare in toto i prefetti.

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