Home > Altro > Archivio > Il Censis accusa politici e banchieri: "Usano la crisi per legittimarsi". (…)

Il Censis accusa politici e banchieri: "Usano la crisi per legittimarsi". Ecco il rapporto 2013

venerdì 6 dicembre 2013, di Marta Panicucci

"La classe dirigente, tende a ricercare la sua legittimazione nell’impegno a dare stabilità al sistema, magari partendo da annunci drammatici, decreti salvifici e complicate manovre che hanno la sola motivazione e il solo effetto di far restare essa stessa la sola titolare della gestione della crisi."

Questa la pesante accusa che il Censis, il Centro Studi Investimenti Sociali, muove a politici e banchieri italiani. Il Censis dal 1964 propone una fotografia della situazione sociale ed economica dell’Italia e degli italiani, è arrivata oggi alla sua 47esima edizione.

Il rapporto, presentano questa mattina nelle sede romana del Centro, rappresenta la "società italiana del 2013" soffermandosi sui temi di maggiore interesse: la formazione, il lavoro, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza.

Il rapporto 2013

Dall’inizio della crisi i rapporti del Censis non hanno mai restituito un’immagine particolarmente positiva dell’Italia. Nel 2013 gli italiani sono infelici e sfiduciati, i giovani si sentono costretti a trasferirsi all’estero per la mancanza di prospettive in patria, mentre gli adulti, i 50enni vivono con la paura di perdere il lavoro e finire alle dipendenze degli ammortizzatori sociali.

La società italiana del 2013 secondo il Censis è sciapa, dominata da accidia e furbizia generalizzata, si è persa l’abitudine al lavoro e aumenta l’evasione fiscale. In questa situazione si registra anche un inatteso ampliamento delle diseguaglianze sociali.

Politici e banchieri

Il Censis nel presentare il rapporto del 2013, ha confessato una particolare difficoltà riscontrata quest’anno nel descrivere la situazione italiana.

Questo perché nella dialettica politico-sociale del nostra paese si sono imposte tre tematiche, diventate presto convinzioni diffuse:

  • la prima è che l’Italia è sull’orlo del baratro o dell’abisso;
  • la seconda è che i pericoli maggiori derivano dal grave stato di instabilità (nazionale o internazionale, economica o politica che sia);
  • la terza è che non abbiamo classe dirigente adeguata a evitare il pericolo del baratro e a gestire la instabilità, e molti addirittura ritengono che essa non esista affatto.

Queste tre convinzione sottolinea il Censis sono ormai onnipresenti e onnipotenti nella rappresentazione che l’opinione pubblica dà del paese, e generano uno sconforto profondo e continuato che traspare in ogni commento.

E’ il Censis stesso a parlare di una "diabolica, reciproca accentuazione" tra le istante appena enunciate e i continui drammatici proclami della classe politica per riaffermare la propria importanza e legittimità in questo momento di crisi.

Nel rapporto il Censis scrive:

Ma non si costruisce nessuna classe dirigente con annunci di catastrofe emessi a ritmo continuo, con continue chiamate all’affanno, con continue affannose proposte di rigore, magari con un continuo atteggiamento pedagogico cui è sot- tointeso un moralistico pregiudizio nei confronti delle qualità civili della gente. Non si illumina una realtà sociale con questi atteggiamenti; ed è impossibile pensare a un cambiamento. La classe dirigente non può e non vuole uscire dalla implicita ma ambigua scelta di “drammatizzare la crisi per gestire la crisi”: una tentazione che peraltro vale per tutti, politici come amministratori pubblici, banchieri come opinionisti.

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.