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Grecia, ancora trattative ma i capitali fuggono
sabato 9 maggio 2015, di
Tre mesi e oltre di governo Tsipras non è che non hanno risolto i problemi della Grecia. Sia chiaro: sui temi umanitari il programma di Syzira in parte è stato rispettato almeno sui temi dell’energia elettrica e buoni pasto, sono però ormai tre mesi che parte dei greci ritirano gli euro in banca e dimenticano in massa di pagare mutui e cambiali e saltano scadenze di pagamenti fiscali.
Ovviamente non è colpa della Bce, Fmi, Unione Europea. Com’è noto la Bce con le operazioni di emergenza della liquidità, ELA, ha fatto in modo che le banche greche non chiudessero garantendo loro miliardi di euro e, attenzione, sono gli stessi miliardi che i greci ritiravano, e ritirano, dai loro conti correnti. In questi tre mesi Fmi e Unione Europea si sono dichiarati pronti a nuovi prestiti alla Grecia a interessi bassissimi certo, bisogna dirlo, ma non hanno accettato il principio della “ristrutturazione del debito greco”, cioè il taglio dei debiti da pagare, però lo hanno accettato di fatto dicendosi pronti ad allungare scadenze e abbassare interessi come l’intesa Grecia-Ue del 20 febbraio che per quattro mesi ha previsto rate più lunghe e più basse.
PERCHÉ L’ACCORDO NON SI TROVA E LA GRECIA VA SEMPRE PEGGIO?
Il governo Tsipras ha votato la riassunzione di quattromila dipendenti pubblici “tagliati” negli ultimi anni e si tenga conto che la Grecia aveva prima della crisi quasi un milione di dipendenti pubblici su 11 milioni di abitanti, come se l’Italia ne avesse sei milioni ma la Grecia ha un’articolazione di isole ed è quindi molto articolata. Ha votato l’assunzione ex novo di altri seimila per un posto di dipendente pubblico sulla base della idoneità alle funzioni pur non essendoci specifica esigenza di organico e fanno diecimila stipendi pubblici in più da pagare subito, concreti, tangibili, sicuri e questo pesa sul bilancio.
Ha anche, pare, deciso, ma non votato, che i turisti dovranno pagare con carta di credito le spese sopra i 70 euro, 500 famiglie greche super ricche saranno super tassate, sopra i 30 mila euro di reddito per anno le tasse si dovranno pagare in tempo reale. Al momento sembra impossibile mettere a bilancio futuribili e incerti introiti fiscali.
DA UNA PARTE NUOVA SPESA SICURA E CERTA, DALL’ALTRA INTROITI FISCALI DECLAMATI, NARRATI MA INCERTI
Sono anche questi i motivi perché l’accordo non si trova. Al momento si ha il 2,4% di Pil in meno e il 4% di debito in più. Il rapporto Debito/Pil si sta orientando verso il 180% più o meno.
Intanto fonti vicine alla trattativa, sentite dall’agenzia Reuters, smorzano l’ottimismo manifestato dal presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, e dal commissario Ue agli Affari Economici, Pierre Moscovici. Dicono che ci sono ancora forti distanze su punti quali le riforme delle pensioni e del mercato del lavoro, sulle quali Atene non intende cedere.
Com’è noto dal 20 febbraio a oggi doveva essere presentata al Brussels Group, cioè la vecchia troika (Fmi, Banca centrale europea, Commissione Ue) con l’aggiunta dello European stability mechanism (Esm), una lista di riforme tale da rendere sostenibile un piano di rilancio economico non solo nel brevissimo termine, ma soprattutto nel lungo. Eppure di questa lista, dettagliata e comprensiva delle richieste al Brussels Group, non ce o almeno non si vuole che si a resa pubblica.
Se Atene dovesse mancare un pagamento, dopo un periodo di grazia di 30 giorni, sarà considerata insolvente, e quindi fallita, è lecito pensare che la liquidità di cassa degli enti locali sia stata messa sotto chiave per evitare la bancarotta ufficiale del Paese.
QUALI SONO LE POSSIBILITÀ CHE LA GRECIA VADA VERSO UN ALTRO FALLIMENTO?
Com’è noto Tsipras e Varoufakis non molto tempo fa hanno sondato il terreno con la Lagarde per capire se era possibile ritardare i rimborsi previsti al Fondo monetario internazionale. Negativa è stata la risposta del direttore generale del Fmi che, durante il meeting di Washington dichiarò:
Non è mai successo che un’economia avanzata non abbia onorato le proprie obbligazioni con il Fondo. È fuori discussione”. Delle due l’una, quindi: o Atene paga o deve dichiarare default.
Al momento ci si chiede anche se riuscisse a passare lo scoglio del 12 maggio, a giugno ci saranno da ripagare altri prestiti per un controvalore di 1,568 miliardi di euro.
Come farà la Grecia a pagare se non fa un altro accordo?