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Grecia: Eurogruppo in stallo, possibile stop agli aiuti prima delle riforme

domenica 12 luglio 2015, di Felice Di Maro

Il Non-Stop di incontri non ha portato ad un accordo tra la Grecia ed i suoi creditori: le motivazioni sono che il fronte dei Paesi ostili alla Grecia è ampio e in particolare la Finlandia ha detto ufficialmente detto no perché il Parlamento ha negato l’autorizzazione a negoziare un nuovo salvataggio della Grecia e chiaramente il Governo Tsipras è a rischio di caduta se non rispetterà l’indicazione.

Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble è rigidissimo: non crede a Tsipras e non accetta il suo piano e propone una ’Grexit a tempo’ per cinque anni. Il nostro ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha invece dichiarato:

La Grecia deve prendere iniziative concrete per ricostruire la fiducia. Parliamoci francamente, il maggiore ostacolo a un accordo sulla Grecia è la carenza di fiducia. Ora, però, le nuove posizioni del governo greco sono molto più costruttive e concrete, questo è un bene ma purtroppo abbiamo perso 5 mesi in modo inconcludente.

Il nostro ministro dell’economia ha un concetto di fiducia per la Grecia che non è giustificato dall’austerity che è stata imposta: la Grecia ha sempre pagato le rate dei prestiti che ha ricevuto tranne quella recente al Fmi. Gli atteggiamenti che si stanno assumendo sono in massima parte anche dovuti al fatto che i Vertici Ue erano contrari al Referendum di domenica 5 luglio.

Ormai la Germania non è isolata e sembra essere sempre più difficile che ci sia un accordo. Il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis di solito sempre ottimista ha detto che è improbabile che riceveremo dall’Eurogruppo il mandato a negoziare. Il nostro presidente del consiglio dei ministri, Matteo Renzi, in un’intervista ad Al Jazeera ha dichiarato:

Non posso immaginare un’Europa senza Grecia. Sarebbe un’Europa senza importanti valori e senza un certo stile di vita. Penso però che stiamo spingendo il governo greco nella giusta direzione perché non possiamo obbligare i cittadini italiani, francesi a fare le riforme e poi dare il messaggio che questo è fondamentale per noi, ma non per la Grecia.

La Germania con il ministro Schaeuble guida le trattative, seguito dai Paesi nordici. Irlanda e Portogallo hanno come è noto già espresso più volte in questi mesi la loro contrarietà per un nuovo piano di aiuti e non hanno cambiato posizione.

A quanto pare l’ex Troika ora è per l’intesa, con Italia e Francia, ma potrebbe non essere sufficiente. Si ricorda che queste nuove ondate di criticità si ripropongono dopo che i tecnici della ex Troika avevano promosso il piano greco e avevano indicato aiuti per oltre 70 miliardi di euro.

La resa dei conti ora è tutta politica e solo i leader dei 28 paesi dell’Unione Europea possono decidere se continuare a tenere la Grecia nell’euro approvando un nuovo piano di aiuti oppure accompagnarla alla porta. Si voglia o no si stanno delineando di fatto le condizioni dell’uscita della Grecia dall’euro anche se al momento non è facile disegnare scenari ma è chiaro che sarà una svolta che comunque metterà in crisi sia l’Euro che l’Ue.

Si tenga conto che la situazione politica in Grecia è complessa in quanto Tsipras potrebbe non avere più la maggioranza in parlamento e questo non facilita il negoziato che di fatto ormai è con i tedeschi.

Tsipras ha perso la sua maggioranza, nel voto di venerdì notte che gli ha dato il mandato per rinegoziare con i creditori. A Tsakalotos, nuovo ministro greco delle finanze, è stata espressa durante l’Eurogruppo la preoccupazione che le riforme possano incagliarsi in Parlamento e lui avrebbe risposto:

Non abbiamo mai approvato nulla con una maggioranza ampia come quella di venerdì.

Chiaramente non tiene conto che si stanno delineando di fatto le condizioni dell’uscita della Grecia dall’Euro. Proprio venerdì notte niente sarebbe passato senza i voti dell’opposizione.

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