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Germania: ecco quattro vie d’uscita dalla crisi. Unico punto fermo? L’egemonia tedesca

mercoledì 3 aprile 2013, di Erika Di Dio

La "Fondazione Friedrich Ebert" ha redatto un’analisi sulla base di vari seminari e conferenze che hanno avuto luogo lo scorso anno in diversi paesi europei con lo scopo di trattare l’argomento relativo allo sviluppo dell’Unione Europea sotto la pressione della crisi. Da ciò, sono stati estratte quattro possibili vie d’uscita dalla crisi che attanaglia da anni ormai il vecchio continente; ognuna di queste via d’uscita prevede però l’egemonia tedesca sul continente, in quanto "la consapevolezza della forza tedesca è ormai evidente in tutta Europa; ci sarebbe perfino una non dichiarata paura di Berlino".

Andiamo ad analizzare i quattro scenari uno per uno.

Le quattro vie d’uscita

  • "Tirare a campare"

Nel primo scenario, i vari paesi europei continuano a "tirare a campare", andando avanti con le attuali politiche anti-crisi. Il Sud Europa continuerebbe ad essere sostenuto attraverso pacchetti di aiuti internazionali e ci sarebbe un’alta probabilità di rivolte sociali a causa della disoccupazione ormai alle stelle e della forte condizione di povertà. Sicuramente, si svilupperebbe un forte flusso migratorio verso i paesi più ricchi del Nord.

Secondo la Fondazione, questo scenario potrebbe difficilmente durare a lungo, non per ultimo per il fatto che in Germania i movimenti contro l’euro si stanno diffondendo sempre di più e tutto questo sarebbe troppo costoso per Berlino.

  • Formazione di una Unione politica

Questo secondo scenario prevede un profondo processo di integrazione delle politiche economiche europee, verso una completa unione fiscale e anche politica. Ciononostante, la Fondazione crede che questa non sarebbe una via percorribile, in quanto metterebbe in discussione l’egemonia tedesca e perché andrebbe contro interessi nazionali che tuttora sono ancora molto forti.

  • Scenario di un’Europa core

Secondo questo scenario, i paesi che hanno resistito meglio degli altri alla crisi, quindi quelli del centro, potrebbero integrarsi ancora senza dover abbandonare l’Unione Europea; si formerebbe quindi un nucleo di paesi ricchi, che prenderebbero le decisioni e porterebbero avanti il progetto di unione fiscale e politica.

Non si sa quanto questo scenario potrebbe essere produttivo, in quanto, avendo una natura non-democratica, sicuramente alimenterebbe ulteriori tensioni tra paesi del Nord con una forte egemonia sul resto del continente e paesi del Sud, o della periferia, sotto costante minaccia di disastro economico.

  • Dissoluzione dell’Eurozona

Se poi non si riuscisse in nessuno dei modi sopra elencati a trovare una soluzione alla crisi europea, probabilmente non ci sarebbe altra soluzione se non quella di arrivare alla completa disintegrazione della zona euro. Potrebbe nascere poi un blocco con una moneta comune ad esempio intorno alla Germania, un Euro del Nord di cui si è già parlato in questo periodo, mentre il resto dei paesi dovrebbe tornare alle vecchie monete nazionali.

La Fondazione ritiene che una disintegrazione del genere potrebbe avvenire o secondo il modello sovietico, quindi attraverso uno scioglimento pacifico, o secondo quello della Jugoslavia, ovvero una guerra.

Quest’ultimo scenario non è più visto come qualcosa di lontano e improbabile, ma molte organizzazioni e fondazioni, come la "Fondazione Friedrich Ebert", iniziano a prenderlo sempre più in considerazione.

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