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Forex, euro/dollaro: la breve stagione del “Super Dollaro” è già finita?

lunedì 8 giugno 2015, di Renato Frolvi

Il quantitative easing (QE) della BCE aveva compresso sino all’inverosimile i tassi in area euro e quindi aumentato il differenziale tra i tassi a breve termine USA-Europa: ecco la ragione fondamentale del rafforzamento della divisa statunitense iniziato nella estate del 2014, proseguito sino al massimo storico di 1,055 raggiunto a metà marzo.

Ma, a partire dalla seconda metà di marzo, le prospettive di un rialzo dei tassi della Federal Reserve già nell’estate del 2015 sono sembrate svanire e gli ultimi dati sul PIL degli USA hanno segnalato una contrazione della crescita non dovuta a fattori interni, ma alla diminuzione dell’export di cui il rafforzamento del dollaro è visto esserne la causa.

Tutto questo ha indotto probabilmente la Yellen a soprassedere circa un rialzo dei tassi e a procrastinarlo (come anche richiesto dal FMI) alla primavera del 2016, e solo se le condizioni relative alla disoccupazione e all’inflazione lo renderanno strettamente necessario.

Molto probabile quindi l’inizio di una fase laterale del cambio euro/dollaro EURUSD che vede il pavimento e il tetto del corridoio delineati dalle soglie, rispettivamente, di 1,10 e di 1,15.

La situazione in Grecia non è ancora risolta: probabile accordo in extremis
Le proposte dei partner europei, presentate come l’ultima offerta, sono state nuovamente rifiutate. Il governo greco è anche riuscito in extremis ad ottenere un nuovo rinvio dei pagamenti, raggruppando i quattro pagamenti ancora dovuti all’FMI in un unico pagamento previsto per fine mese.

Continuiamo a ritenere che i partner europei non vogliano far crollare il sistema bancario greco e che cerchino un pretesto per rinviare i negoziati. Intendiamoci: un default del debito pubblico greco di per sé non avrebbe ripercussioni sulle banche e sui mercati finanziari; il debito è infatti confinato ai soli partner istituzionali quali FMI, UE e Governi Europei, oltre alla banca centrale greca: non è diffuso fra privati appartenenti alla UE.

Tuttavia il default non è auspicabile, perché creerebbe un pericoloso precedente all’interno della UE e potrebbe innescare ulteriori pressioni rialziste sui rendimenti dei titoli governativi quali Spagna, Italia e Portogallo.

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