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Forex, GBP/NZD: nuove opportunità sul dollaro neozelandese. Analisi e previsioni
lunedì 12 ottobre 2015, di
Constatando nella time-frame mensile che la coppia GBP/NZD (sterlina/dollaro neozelandese) ha raggiunto un livello di resistenza intorno al 2,40 e che, dall’aprile 2015, ha goduto di cinque mesi consecutivi di rialzo dal livello 1,94 al livello 2,42, possiamo concludere che con la recente perdita di terreno per un secondo mese da circa 2,42 all’attuale livello sotto 2,29, questa coppia abbia confermato un temporaneo ritirarsi da un’ascesa meteorica verso livelli quale il 3,00, zona di resistenza tra l’ottobre del 2008 ed il maggio e l’agosto del 2006.
E’ molto importante tener conto del fatto che da più di un decennio il major NZD/USD (dollaro neozelandese/dollaro USA) si è mosso in direzione opposta, con movimento a specchio, rispetto alla GBP/NZD.
L’attuale debolezza del dollaro americano, che ha spinto il dollaro neozelandese dallo 0,63 allo 0,67,è una mossa anch’essa di rimbalzo, questa volta da una trend-line di supporto risalente al 2002.
Il NZD (Kiwi) negli ultimi nove giorni ha visto il suo volume aumentare da circa 600mln di unità a quasi 900mln, ed ha visto oggi (9 ottobre) lo spingersi sopra la media mobile semplice a cento periodi (SMA100); tuttavia, la candela di oggi è accompagnata da un crollo del volume da circa 865mln di unità a circa 455mln: questa mancanza di forza potrebbe risultare nel ritorno del Kiwi sotto la linea della SMA100.
Il recente recupero dei prezzi dei derivati del latte nel mercato globale, che ha aiutato Fonterra e le esportazioni neozelandesi di tali prodotti, ha contribuito ad una prospettiva favorevole nei confronti del NZD; alcune fonti vedono possibile una pausa dei tagli al tasso d’interesse della RBNZ: sebbene questo sia possibile, non possiamo dare per scontato che la banca centrale statunitense (Federal Reserve) non dia il via libera nell’ultimo trimestre del 2015 al primo rialzo del tasso d’interesse dal 2006, che darebbe al dollaro americano un grande vantaggio su di un numero di valute, tra cui il Kiwi.
Considerando inoltre che dal settembre del 2009 all’agosto del 2015 (quindi, in sei anni), sul time-frame giornaliero abbiamo visto formarsi un esteso modello d’inversione testa e spalla, che punta ad un recupero storico della sterlina rispetto al dollaro neozelandese, l’attuale pausa non è ancora segnale contrario a questo sentiment rialzista: alcune fonti vedono infatti GBP/NZD chiudere l’anno 2015 verso il 2,56, che è vicino allo swing high del mese di ottobre - mese in cui si è verificato il cosiddetto ‘Black Monday’ (lunedì nero - 24/08/2015) dovuto al crollo dei mercati cinesi.
Figura 1: tavola di correlazione tra GBP/NZD ed altre valute tra cui GBP/USD e NZD/USD
Come possiamo constatare dal tabulato di cui sopra (Figura 1), la GBP/NZD ha un rapporto di correlazione molto più forte con il NZD/USD che non con il Cable: infatti, passando dalla sinistra (un’ora) alla destra (un anno) del tabulato vediamo che in lunga durata, cioè oltre la colonna mensile, la correlazione sia negativa che positiva con il Cable (GBP/USD) si riduce a livelli quasi insignificanti; al contrario, i dati di correlazione con il NZD/USD sono costantemente ed inversamente positivi fino ad un anno di dati.
Guardiamo ora al grafico giornaliero della GBP/NZD con sovrimpressione del Cable (Figura 2): qui è possibile vedere la diversità di movimento tra la GBP/NZD e, delineato in verde, il Cable; il movimento dei prezzi di queste due coppie non sembra centrato sul Cable, nè in senso parallelo né in senso opposto. Questo si nota specialmente nel periodo tra il “lunedì nero” ed oggi, quando i movimenti del Cable sembrano non avere notevole influenza su quelli della GBP/NZD.
Figura 2: grafico giornaliero di GBP/NZD con sovrimpressione di GBP/USD
Figura 3: grafico mensile di GBP/NZD con sovrimpressione di NZD/USD
Dall’altro lato, nella Figura 3 (grafico mensile GBP/NZD con sovrimpressione del NZD/USD) si può vedere come non solo negli ultimi mesi ma in più di dieci anni la GBP/NZD si sia mossa in senso esattamente inverso al NZD/USD, tracciato qui con una linea verde: dunque, la correlazione della GBP/NZD è quasi esclusivamente con la coppia NZD/USD, ed è dunque a quest’ultima che dobbiamo guardare per indizi circa i futuri movimenti della coppia GBP/NZD.
A tale proposito faccio notare nel grafico riportato alla Figura 4 come dal luglio ad oggi (nel trimestre estivo), il livello 0,67, mostrato con una linea verde, si sia dimostrato una resistenza troppo forte per il NZD/USD, che ben tre volte (come evidenziato nelle zone cerchiate color celeste) ha fallito nel superare questa barriera.
E’ interessante notare come negli ultimi tre mesi il volume abbia superato la soglia del miliardo di transazioni in cinque occasioni, tra le quali vorremmo evidenziare tre (demarcate da linee verticali gialle sul grafico alla Figura 4): la prima, il 23 luglio, durante la decisione della banca neozelandese di tagliare il tasso d’interesse dello 0,25%, ha visto il prezzo tentare di rompere la resistenza dello 0,67; la seconda, il 24 agosto, durante il ‘lunedi’ nerò, ha anch’essa visto un tentativo poi fallito di far pressione sullo 0,67; il terzo ed ultimo slancio volumetrico oltre il miliardo di unità si è verificato il 10 settembre, quando la banca neozelandese ancora una volta ha tagliato il tasso d’interesse dello 0,25%.
In quest’ultima occasione eravamo già lontani di circa trecento punti dal livello dello 0,67, ed il NZD/USD ha fatto sosta sopra allo 0,63: nell’ultima settimana di settembre, tuttavia, il prezzo si è ancora una volta spinto verso lo 0,67, e con un volume in costante aumento, come si può vedere nelle sei barre volumetriche alla Figura 4 (prima delle ultime due); il fatto che le ultime due candele in chiusura di settimana (8 e 9 ottobre) siano accompagnate da un calo volumetrico, indicano che questo slancio dallo 0,63 allo 0,67 ha portato il NZD/USD a scontrarsi per la quarta volta in tre mesi con un livello (lo 0,67) che si è dimostrato superiore alla forza di questo rally ed ha dunque estinto l’interesse degli acquisti a favore del Kiwi.
Con un volume in forte diminuzione, non possiamo che prendere atto del fatto che gli ultimi due giorni di questo rally rialzista non potranno portare ad un superamento della resistenza del livello 0,67, a meno che non vi sia una successiva onda di buy orders intorno a questo livello che porti con sé quell’ulteriore slancio volumetrico necessario a spezzare il muro dello 0,67.
Figura 4: volume in calo del NZD/USD giornaliero può essere segno di debolezza
Tornando alla Figura 3, cioè al grafico mensile GBP/NZD, possiamo tuttavia notare come negli ultimi quattordici anni si sia formato un canale discendente con una forte trend-line superiore contro la quale si è scontrata GBP/NZD ciclicamente ogni sette anni, ad intervalli di circa 6.000 punti, come segue:
- nel 2001, intorno al livello del 3,60;
- nel 2008, intorno al livello del 3,00;
- nel 2015, intorno al livello del 2,40.
Il rimbalzo avutosi negli ultimi due mesi sembrerebbe confermare che la coppia GBP/NZD potrebbe essere pronta al prossimo crollo, come parte di un susseguente ciclo settennale; tuttavia, se il NZD/USD dovesse riprendere un andamento ribassista rimbalzando contro lo 0,67, allora l’attuale declino della GBP/NZD potrebbe dimostrarsi passeggero, convertirsi in breakout, e forse anche ritornare ad un trending verso il livello 3,00.
Inoltre, alla Figura 5 osserviamo un grafico di contenente l’ultimo mezzo secolo di price action per la coppia GBP/NZD dal 1965 (ovvero due anni prima dell’introduzione del dollaro neozelandese) ad oggi, che mostra non solo il movimento del prezzo dal valore minimo dell’1,56 (gennaio 1974) al massimo di circa 3,68 (ottobre 2000), ma anche che all’interno di questa gamma di oltre 21.000 punti la coppia sia tornata ad interagire con una zona importante, ovvero quella del 2,40 - 2,45: segnata in arancione sul grafico, questa denota un punto nodale che ha funto da supporto nel 1987 - 1988 e poi nel 2005 - 2008, e che ora sembra fare da resistenza; ma c’è di più.
Guardando al grafico, osserviamo come la GBP/NZD abbia percorso un’ascesa di circa 6.000 punti (da 1,80 a 2,40), durante la quale ha riconquistato la fiducia degli investitori come una coppia capace di risorgere da quei minimi storici del lontano 1977 - 1978: avendo riacquisito una posizione superiore alla zona del 2,15 - 2,20 (segnata in giallo sul grafico), questo la pone in una situazione simile a quella cerchiata in verde, cioè nei periodi 1983 - 1984 e 1996 - 1997, dove GBP/NZD si spinse verso mete particolarmente alte e seguendo una simmetria quasi perfetta. Ciò significa che potrebbero essere più significative questa simmetria e l’essere al di sopra della zona 2,15 - 2,20 che non piuttosto il rimbalzo dalla zona 2,40 - 2,45.
Figura 5: grafico cinquantennale GBP/NZD (1965 - 2015)
Dal punto di vista fondamentale, la GBP/NZD deve tener conto di un doppio motivo dietro al sentiment negativo: da un lato, vi è la debolezza della Banca d’Inghilterra nel dare una precisa tabella di marcia al rialzo dei tassi d’interesse; da un altro, vi è la rinnovata forza del NZD/USD, spinto dal rialzo dei prezzi del mercato lattiero globale e, per tale motivo, segno d’incoraggiamento per i tori del Kiwi.
Questi sviluppi hanno esacerbato la mossa a ritroso dalla zona 2,40 - 2,45, ma il Kiwi rispetto alla sterlina resta una valuta di gran lunga inferiore nel senso rialzista, e per tale motivo ritengo si debba rimanere scettici verso l’attuale mossa da 2,46 a 2,29, non considerandola come una vera e propria inversione del trend rialzista.
Vorrei concludere sottolineando che, in base al calo volumetrico dell’ascendente NZD/USD, al ciclo di rialzo della GBP/NZD, ed infine alla notevole differenza di politica monetaria tra le banche centrali inglese e neozelandese - da un lato i falchi e dall’altro le colombe - potrebbe sembrare una prospettiva migliore l’andare lungo sulla GBP/NZD, che non sul NZD/USD.
Dato che l’8 ottobre scorso la Banca d’Inghilterra ha mantenuto lo status quo, ovvero il tasso d’interesse allo 0,5%, non resta che puntare al 28 ottobre, quando si avranno la decisione sui tassi d’interesse sia della banca centrale statunitense (Federal Reserve) che di quella neozelandese (RBNZ): tuttavia, un’occhiata alle previsioni dei Fed Fund Futures sembrerebbe dare per un rialzo del tasso d’interesse della Federal Reserve a ottobre una modestissima probabilità dell’8%; questo ci lascia alla RBNZ la quale, dopo ben tre tagli ai tassi d’interesse tra giugno e settembre 2015, sembrerebbe pronta a fermarsi all’attuale 2,75% in vista della stabilizzazione dei prezzi dei derivati del latte, anche se è ancora possibile un ultimo taglio dello 0,25% prima della fine dell’anno.
Ne consegue, dunque, che se per ottobre non vi saranno particolari aspettative, né rialziste né ribassiste, nei confronti sia della Federal Reserve che della RBNZ, potremmo rimanere in un limbo per un certo periodo tra oggi e la fine del mese, almeno dal punto di vista di chi vede le grandi banche centrali come l’ultimo motore per i movimenti delle valute in tempi di relativa stagnazione economica e di mancato raggiungimento dei target inflazionistici. Cosa succederà alla coppia GBP/NZD da qui alla fine del mese, è difficile dire, ma senza dubbio sarà capace di generare molta più volatilità che non le sue coppie originarie (GBP/USD e NZD/USD).
Analisi a cura di Francesco Sani, independent trader