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Fiscal cliff: Obama vuole l’accordo. Ma è corsa contro il tempo

sabato 22 dicembre 2012, di Marta Panicucci

Il Natale e la fine dell’anno si avvicinano, e insieme a loro, è sempre più vicino anche il precipizio fiscale nel quale l’america cadrà il primo gennaio. Il Presidente degli Stati Uniti sta vivendo giorni frenetici nel tentativo di portare a termine l’impresa prima delle festività. Ma ormai si tratta di una corsa contro il tempo e lo spazio per trovare un accordo sembra molto limitato. Ieri è fallito il tentativo di Jhon Boehner di far approvare dalla Camera il suo piano che prevedeva un aumento dell’aliquota solo per i contribuenti che guadagnano più di un milioni di dollari. Oggi quindi si riparte da capo, con lo spettro della crisi del debito e della recessione che pesano sulle mosse di Obama che ha ribadito la volontà di trovare un’intesa: “Sono pronto e voglio un accordo: ritengo che ridurre il deficit sia la cosa giusta da fare per la salute a lungo termine della nostra economia e per la fiducia delle imprese”.

Piano Boehner

Il piano di Boehner non è stato nemmeno votato alla Camera per mancanza dei voti necessari; questo fallimento, oltre che pesare sulla vicenda fiscal cliff, ha notevolmente peggiorato la posizione di Boehner che ha perso la fiducia come caponegoziatore dell’accordo sul fiscal cliff. Il fallimento del repubblicato ha fatto temere che il partito non sia ingrado di portare a compimento il compromesso e i mercati hanno reagito con molta preoccupazione; Wall Street ha perso durante il giorno oltre l’1%. Boehner ha dichiarato che continuerà comunque a lavorare perché i repubblicani non vogliono aumenti delle tasse ed ha aggiornato i lavori della Camera a dopo Natale. Dalle sua dichiazioni, però, traspare tutta l’incertezza che regna intorno al rischio del fiscal cliff: “ciò che Washington farà sul debito, ha detto, lo sa solo Dio.”

Fine anno senza accordo. Cosa succede a gennaio??

Se si dovesse arrivare a gennaio senza aver trovato un compromesso sul fiscal cliff per risanare i conti pubblici, inizierà una prima fase di incrementi generalizzati delle aliquote. Queste peserebbero per il 98% sulle tasche dei contribuenti statunitensi e sul 97% delle piccole e medie imprese del Paese. Inoltre, scatterà anche una riduzione di spesa per 600 miliardi che minaccia di riportare il Paese in recessione. A ciò si aggiunge il fatto che, se non sarà alzato il tetto dell’indebitamento federale, questo varrà toccato entro marzo facendo temere il default.

Ultimi tentativi

Il tempo sta davvero per scadere, e il gioco adesso è tutto nella mani di Barack Obama e di due leader del senato. Il Presidente ha infatti fatto appello a due importanti parlamentari, finora rimasti fuori della questione fiscla cliff, ma che già nel 2011 trovarono, all’ultimo minuto, un’intesa sull’innalzamento del debito pubblico. Il democratico Harry Reid e il repubblicano Alta Mitch McConnell cercheranno, nelle prossime ore, di fissare i punti del tanto atteso compromesso sul fiscal cliff. Ma al momento, lo scenario più realistico è un’intesa più modesta del patto decennale per ridurre il debito di 4mila miliardi promesso da Obama, con 1.200 miliardi in nuove entrate e 1.300 in tagli.

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