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Euro e famiglie italiane: la diminuzione del reddito disponibile, del risparmio e l’aumento del debito
mercoledì 30 luglio 2014, di
Non è difficile ricordare i toni di giubilo che hanno accompagnato l’adozione della moneta unica seguiti, negli anni passati e fino ancora ad oggi, da dichiarazioni entusiastiche tra le quali, risaltava e risalta tuttora, quella particolarmente roboante di Romano Prodi, ex Presidente del Consiglio italiano, a termini della quale:
“con l’euro lavoreremo un giorno in meno e guadagneremo come se avessimo lavorato un giorno in più”.
Sembra abbastanza evidente che le cose non siano andate proprio così. Infatti, più che lavorare un giorno in meno, vedendo i dati sulla disoccupazione, non si lavora proprio, si mendica un lavoro oppure si ha il lavoro di cercare lavoro. Ovviamente questa mancanza di lavoro sarebbe un problema relativo se non determinasse una mancanza di reddito, ma da che mondo è mondo – scusate questo po’ di realismo qualunquista – i soldi non li regala nessuno, non siamo tutti nati ricchi e, pertanto, una mancanza di lavoro “guida” una mancanza di reddito per la quale risulta difficile si possa “guadagnare come se avessimo lavorato un giorno in più”. Quindi oltre alla mancanza di lavoro potrebbe essersi determinata una mancanza anche di reddito.
Cerchiamo di vedere se è effettivamente così e se le famiglie italiane hanno sofferto una perdita di reddito negli ultimi anni, oppure se è vero che l’euro ha svolto una tra le sue varie funzioni/pregio: in questo caso quella di “moneta forte che ci protegge”.
I dati, le definizioni ed i grafici utilizzati sono quelli dell’OCSE, direttamente verificabili da tutti semplicemente posizionando il cursore sugli “andamenti” dei grafici stessi; riguarderanno il reddito disponibile delle famiglie, i loro risparmi ed il debito e non saranno relativi solo alle famiglie italiane, bensì, anche quelle tedesche e francesi, per avere come riferimento anche altre due economie sviluppate e con la nostra stessa divisa.
Cominciamo con il reddito disponibile delle famiglie, (Household Disposable Income) come detto, italiane, francesi e tedesche. Il reddito reale netto disponibile delle famiglie è definito come la somma delle spese per consumi finali e risparmio meno la variazione del patrimonio netto delle famiglie nei fondi pensione. Questo indicatore comprende la somma di salari e stipendi, redditi misti, redditi netti da capitale, ecc. ecc., ed in questo caso riguarda il tasso di crescita annuale del reddito disponibile tra il 1990 ed il 2013; viene riportato sul sito dell’OCSE, che invita cortesemente a citarlo così: “OECD (2014), Household disposable income (indicator). doi: 10.1787/dd50eddd-en (Accessed on 29 July 2014)”.
Reddito disponibile delle famiglie, tasso di crescita annuale (in percentuale), 1990-2013
Una forte diminuzione nella crescita, che diventa addirittura negativa, nel reddito disponibile delle famiglie italiane si registra già ad inizio anni ’90, infatti nel ’93 si tocca il punto più basso con un -4,3%; ma dopo un andamento alternato a fine anni ’90 e inizio duemila, il reddito disponibile è, nel 2001, tornato a crescere più che nel ’91. Dopo il 2001 e fino al 2007, la crescita diminuisce ma resta comunque positiva, mentre dal 2008 comincia un ulteriore declino nella crescita del reddito disponibile che diventa negativa e porta quindi ad una diminuzione dello stesso. Al 2012 si tocca il punto più basso dalla introduzione dell’euro con una crescita negativa al -4,2%; e nell’anno successivo, 2013, si registra ancora una perdita di reddito disponibile al -1,1%. Per cui, se è vero che una diminuzione del reddito disponibile (una sua crescita negativa) si era già registrata negli anni ’90, è anche vero che già a fine anni ’90 il reddito disponibile era tornato a crescere, mentre con l’introduzione dell’euro il reddito disponibile ha dapprima “sperimentato” una diminuzione nella sua crescita, dopodiché ha cominciato proprio ad avere una crescita negativa (diminuzione) che, al momento, non sembra essersi ancora fermata. Pertanto, l’euro non sembra aver avvantaggiato particolarmente le famiglie italiane visto che sembra aver esacerbato più che contenuto una perdita di reddito che, verificatasi ad inizio anni ’90, comunque ad inizio duemila sembrava ormai un ricordo. Lo stesso non si verifica invece per le famiglie tedesche e francesi il cui reddito disponibile continua a crescere, qualche anno di più qualche anno di meno e, per la Francia, diventa crescita negativa solo nel 2013 a -0,3%. Pertanto sembra che le famiglie più penalizzate dall’inizio della crisi in termini di crescita del reddito disponibile siano proprio quelle italiane.
Vediamo poi il risparmio netto delle famiglie (Household Saving) definito come il reddito disponibile delle famiglie meno la spesa per consumi più la variazione della posizione patrimoniale delle famiglie nei fondi pensione, riportato sempre dall’OCSE come: OECD (2014), Household savings (indicator). doi: 10.1787/cfc6f499-en (Accessed on 29 July 2014)
Risparmio delle famiglie in percentuale del reddito disponibile 1990-2013
Diminuendo il reddito disponibile è molto probabile diminuiscano anche i risparmi - salvo che la diminuzione di reddito incida solo sulla diminuzione dei consumi - e così la più grande diminuzione di risparmio in relazione al reddito disponibile si registra ad inizio anni ’90; ma anche in questo caso, successivamente l’euro non sembra portare nessun vantaggio, in quanto non frena questa continua diminuzione del risparmio che resta per tutti gli anni duemila a livelli inferiori a quelli degli anni ’90 e che proprio nel 2012 tocca il suo punto più basso, con un risparmio di appena il 3,6% sul reddito disponibile. Per quelli che la diminuzione del risparmio era già cominciata negli anni ’90 ripetiamo che l’euro comunque non ha invertito la tendenza e che per avere un crollo come inizio anni ’90 bisognerebbe anche arrivarci a certi livelli di risparmio (nel ’90 al 21,6% del reddito disponibile): che con l’euro sono sempre e solo stati un miraggio! Inoltre, anche in questo caso, si nota che invece con l’introduzione dell’euro la situazione per le famiglie tedesche e francesi resta, più o meno, “stabile” e non arriva ad una perdita di risparmio come in Italia. Pertanto, anche in termini di perdita di risparmio, sembra essere più penalizzante la situazione delle famiglie italiane.
Infine vediamo il debito delle famiglie (Household Debt) come percentuale del reddito disponibile tra il 1995 ed il 2012, definito come tutte le passività – per vedere le passività incluse si rimanda al System of National Accounts del 1993 - che richiedono un pagamento, il pagamento di interessi sul capitale da parte delle famiglie verso un creditore in una data o delle date future; e citato sul sito dell’OCSE come: OECD (2014), Household debt (indicator). doi: 10.1787/f03b6469-en (Accessed on 29 July 2014)
Debito delle famiglie come percentuale del reddito disponibile 1995-2012
Il debito delle famiglie sale durante la seconda metà degli anni ’90 sia in Italia che in Francia e Germania. Innanzitutto sarebbe da notare che le famiglie italiane hanno sempre avuto un livello di debito rispetto al reddito disponibile, inferiore a quello delle famiglie francesi e tedesche; ma mentre per le prime due da metà anni ’90 il debito continua a salire, confermando la tendenza, anche dopo il duemila, per la Germania nello stesso periodo e proprio dal 2000, la tendenza si inverte, ed il debito delle famiglie tedesche, in percentuale del reddito netto disponibile, comincia a diminuire. Pertanto, ancora, mentre l’introduzione dell’euro non ha portato un’inversione di tendenza nell’aumento dell’indebitamento per le famiglie italiane (sempre comunque inferiore a quello delle famiglie francesi, per esempio) sembra aver operato in questo senso per le famiglie tedesche, portando il loro livello di indebitamento, nel 2012, al di sotto proprio di quello delle famiglie italiane per la prima volta dal 1995.
In conclusione, l’adozione della moneta unica non sembra aver invertito le tendenze alla diminuzione del reddito disponibile e del risparmio delle famiglie italiane. Ed anche se è vero che queste situazioni si erano già presentate durante gli anni ’90, per quanto riguarda il reddito disponibile, è anche vero che la tendenza alla diminuzione era già – diciamo – “sanata” tra la metà e la fine degli anni ’90; mentre con l’euro a una prima diminuzione della crescita tra 2001 e 2007 si sostituisce dal 2008 una diminuzione di reddito disponibile senza soluzione di continuità. La stessa cosa non si verifica per le famiglie tedesche e francesi. Anche il risparmio continua a diminuire, ed anche dopo l’introduzione dell’euro; e resta a livelli molto inferiori a quelli degli anni ’90 che pure avevano fatto registrare dei grossi decrementi. Infine, anche il debito delle famiglie italiane non ha tratto alcun giovamento dall’introduzione dell’euro, visto che sembra non aver inciso nell’invertire la tendenza all’aumento dello stesso in percentuale del reddito disponibile; ed anzi ha potato, nel 2012 e per la prima volta dal 1995, le famiglie tedesche ad avere un debito, sempre in percentuale del reddito netto disponibile, inferiore a quello delle famiglie italiane. Non c’è, pertanto, nessun segno evidente, in questi dati, che mostri una funzione di protezione da parte della moneta forte che, tutt’al più, se un effetto l’ha avuto, ripeto “se”, al massimo lo ha avuto a vantaggio di altri; ma non sembra aver avuto nessun particolare effetto sulla situazione delle famiglie italiane, se non quello di aver esacerbato ed acuito tendenze che si erano già presentate in passato.