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Elogio a Ivan Cicconi, l’ingegnere che ha lottato contro il sistema malato delle grandi opere pubbliche

mercoledì 22 febbraio 2017, di Erasmo Venosi

I meccanismi che determinano costi esosi per la finanza pubblica legata al finanziamento di opere pubbliche da decenni sono prodotti da un ibrido connubio tra aggregati di rappresentanza parlamentare sempre più vasti, grandi costruttori e intermediari finanziari.

L’uomo che ha descritto dettagliatamente tali meccanismi, apprezzato e conosciuto in tutta Italia, l’Ing. Ivan Cicconi, è morto sabato e oggi Don Ciotti terrà una omelia pubblica a Bologna.

Cicconi ha scritto libri come «La Storia del Futuro di Tangentopoli», «Le grandi opere del cavaliere», «Il libro nero dell’alta velocità», un saggio sulla legge obiettivo con identificazione della figura del general contractor e la specificità del project financing come elementi di incremento del debito pubblico italiano e tanti altri saggi e articoli.

Questi i lavori, in decenni di studi e approfondimenti tecnici, economici e giuridici, fatti dell’Ing. Ivan Cicconi sono stati donati ad associazioni, comitati, professionisti e a quanti volevano comprendere i meccanismi perversi del potere dentro l’universo multiforme delle grandi opere pubbliche.

Un elemento del patrimonio genetico della politica italiana, dall’era fascista ai giorni nostri, è la regolazione degli appalti pubblici. Una parte considerevole del debito pubblico è dovuta a opere pubbliche realizzate spesso per finalità diversa da quella tipica di una opera pubblica, che dovrebbe aumentare l’utilità sociale e il capitale fisso sociale. Realizzate con economicità, efficienza, sostenibilità verificate con criteri e metodologie di valutazione che non sostituiscono la decisione politica, ma aiutano il decisore pubblico nella scelta.

I mali, le aporie, gli imbrogli, i riti corruttivi sono stati identificati e denunciati da uno dei più grandi esperti italiani in questo settore. Ivan Cicconi, ingegnere, direttore per anni di ITACA (Istituto per l’Innovazione e Trasparenza degli Appalti Pubblici e la Compatibilità Ambientale), direttore generale del Ministero dei Lavori Pubblici, saggista, giornalista, professore incaricato ma soprattutto persona integerrima con spiccato senso dello Stato e degli interessi della comunità dei cittadini italiani.

Ivan ci ha lasciato nella notte di sabato e oggi a Bologna don Ciotti terrà l’omelia funebre. Affermo con cognizione di causa che se il decisore pubblico avesse ascoltato le analisi e dato corso alle sue lettere di denuncia a manager pubblici, ma soprattutto a soggetti istituzionali, almeno 40 miliardi di euro di debito pubblico dal progetto alta velocità il contribuente italiano se li sarebbe risparmiati.

L’Ing. Cicconi 25 anni fa ha denunciato i meccanismi posti alla base dell’anomala crescita di costo dei grandi progetti di opere pubbliche e, in particolare, del progetto alta velocità. In un libro, che è la pietra miliare per comprendere i meccanismi sottili che sovrintendono alle degenerazioni tangentizie e alla corruzione, Ivan Cicconi, in maniera originale e profetica, ha identificato tre riti tangentizi: quello emiliano, quello ambrosiano e quello mafioso.

Il libro fu pubblicato con molte difficoltà nel 1998 dalla casa editrice DEI con il titolo “La Storia del Futuro di Tangentopoli”. Sarebbe lungo descrivere tutti i meccanismi procedurali escogitati per la realizzazione delle opere pubbliche e finalizzati a renderli opachi e costosissimi. Ivan Cicconi identifica uno specifico e lungo capitolo dal titolo rappresentativo e profetico: “Alta Velocità: ovvero la storia del futuro di tangentopoli”. Identifica anche la data di questa nuova tangentopoli: il 7 agosto 1991, firma dei contratti TAV.

Un progetto di alta velocità fondato sulla bugia della maggioranza del finanziamento privato che consentì di affidare i lavori a trattativa privata. Ivan Cicconi approfondì l’architettura finanziaria e societaria di questa grande truffa, a seguito di due lettere inviategli da un ex ministro dei trasporti, Luigi Preti nel 1993. Preti aveva compreso il grande imbroglio e inviò lettere anche all’allora responsabile economico della DC Beniamino Andreatta e al ministro del governo Amato, Franco Reviglio.

Quasi tutti i partiti rappresentati in Parlamento hanno legittimato la grande opera fondata su una bugia e generatrice di costi per la finanza pubblica di particolare intensità. Ivan Cicconi ha scritto anche altri libri e saggi come “Le grandi opere del cavaliere” nel 2004 e “Il libro nero dell’alta velocità” nel 2011. Nel 2002 presentò un saggio sulla famigerata legge obiettivo (legge 443/2001) e in particolare sulla figura del contraente generale e del project financing in “salsa” italiana.

E’ stato Ivan Cicconi a sezionare il general contractor che è il soggetto che progetta, realizza, fa gli espropri, paga gli indennizzi e svolge anche la direzione lavori in conformità, as un progetto preliminare ma non ha alcuna responsabilità e quindi nessun rischio nella gestione dell’infrastruttura. Infatti, è proprio la legge obiettivo a dare, 10 anni dopo, la definizione di general contractor come di un concessionario con l’esclusione della gestione dell’opera.

Il project financing sulle grandi opere pubbliche è in prevalenza un contratto in cui le società di diritto privato sono SpA con capitale quasi sempre completamente pubblico e quindi con risorse garantite dallo Stato. Ivan parlava con riferimento a questa tipologia di contratti per realizzare opere pubbliche come di soggetti che fanno debiti “a babbo morto”.

Intendeva l’attivazione di debiti pubblici al momento “invisibili”, ma che poi qualcuno li scova e bisogna pagarli. In realtà legge obiettivo e general contractor altro non sono che la perenne riedizione di rischi e soldi pubblici e profitti per i privati. L’Ing. Cicconi è stato colui che ha fornito le reali cifre del progetto AV To/Mi/Na e delle tratte aggiunte “Genova/ Milano” e Mi/Ve quantificandole in 100 miliardi di euro.

E’ opinione del sottoscritto che probabilmente mai si conoscerà il costo reale dell’alta velocità italiana, che rappresenta anche un grande trasferimento di risorse dai contribuenti di ogni classe sociale ai passeggeri delle frecce rosse.
Tre considerazioni in proposito:

  1. esistenza di contratti derivati in perdita;
  2. costo interessi cosiddetti intercalari;
  3. costo infrastruttura aerea e materiale rotabile (frecce).

Ivan ha donato agli italiani decenni d’impegno senza sosta e calcoli di convenienza, rappresentando l’Italia per bene. Dalla Valle di Susa, al Brennero, al Mose, a Verona, Vicenza a Trieste, Bologna, Reggio Emilia, Nodo di Firenze, alla Salerno/Reggio Calabria, al Pone sullo Stretto e tante, tantissime altre località assoggettate a procedure e opere la cui utilità sociale e l’equilibrio finanziario non era e non è mai preventivamente stimato hanno ascoltato le lezioni su meccanismi e procedure tenute dall’Ing. Ciccone. Sperperi di denaro pubblico con la palma al Mo.S.E di Venezia e alla Città dello Sport di Tor Vergata, dove il contribuente italiano ci ha messo 607 milioni di euro e del progetto resta solo lo scheletro della Vela di Calatrava, appartengono tutti alla stessa concezione di opera pubblica a favore di qualcuno.

Oggi Don Ciotti svolgerà l’omelia sulla bara di Ivan con un sicuro bagno di folla accorso, per dire grazie a questo grande uomo e grande tecnico, che tanti contributi ha dato alla comprensione di verità e meccanismi tipici di una gran parte degenerata del potere. Il magistrato Cantone presidente dell’Anac ha definito la legge obiettivo una legge criminale 15 anni dopo che Ivan ne aveva denunciato i perversi meccanismi.

Purtroppo la figura giuridica anomala del general contractor, tanto criticata fondatamente da Ivan, è rimasta tale anche nel nuovo codice appalti unitamente all’ufficio di missione del ministero delle infrastrutture i cui reggenti, in passato, sovente sono stati oggetti di processi e di inchieste giornalistiche.

Un abbraccio doveroso a Ivan, un carissimo amico.

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