Elezioni Francia 2017: Juppé rinuncia alla candidatura. Fillon resta quindi il candidato della destra gollista alle presidenziali di aprile. Ecco le conseguenze politiche ed economiche.
Elezioni Francia 2017: Alain Juppé, sindaco di Bordeaux ed ex primo ministro francese, ha fatto sapere che non intende sostituire François Fillon per la corsa all’Eliseo.
Il nome di Juppé era trapelato la settimana scorsa dopo la decisione del partito Les Républicains di destituire dalla carica di candidato gollista alle elezioni presidenziali francesi di aprile l’ex Primo ministro Fillon. Su Fillon pesa l’accusa di aver elargito fondi pubblici alla moglie e ai figli per attività di assistenza parlamentare non del tutto verificabili. I giudici istruttori di Parigi hanno di conseguenza emesso a suo nome un mandato di comparizione stabilito per questo mese.
A poco più di un mese dal primo turno delle elezioni presidenziali, la rinuncia di Juppé alla carica di candidato alle elezioni presidenziali getta la destra gollista nel caos assoluto. Fillon, caduto nei sondaggi dopo averli guidati per tutto il mese di gennaio, non ha più il sostegno del partito.
I mercati, dal canto loro, non hanno preso bene la rinuncia di Juppé a sostituire Fillon. Lo spread tra i Bond francesi e i Bund tedeschi è aumentato dello 0,5% e l’euro oggi ha perso lo 0,2% sul dollaro. Sintomo che i mercati temono la debolezza di Fillon.
Elezioni Francia 2017: Juppé rinuncia. La destra francese nel caos
Da Bordeaux, la città francese di cui è sindaco, Alain Juppé, ex Primo ministro francese, ha rispedito al mittente l’invito a sostituire Fillon per la corsa all’Eliseo. Come riporta Le Monde, lo fa fugando ogni dubbio sul suo futuro:
“Non sono in grado di realizzare la riconciliazione intorno ad un progetto federatore, ed è per questo che confermo - una volta per tutte - che non sarò il candidato alla presidenza della Repubblica francese”.
Una dichiarazione che frena le velleità dei Républicains di risolvere le grane politiche di Fillon con la sua destituzione. Juppé, il cui acume politico è da sempre apprezzato tra le fila dei gollisti, non sarà quindi l’uomo della provvidenza. Egli stesso si è definito come una figura appartenente alla vecchia politica, non di certo l’uomo di cui la Francia ha un impellente bisogno per risollevarsi dalla stagnazione in cui versa da anni.
Fillon, dal canto suo, ha di recente sostenuto che nulla lo obblighi ad abbandonare la corsa per l’Eliseo e, in una maniera che non è azzardato definire plebiscitaria, ha di recente affermato che la sua candidatura gode della legittimazione popolare - in quanto vincitore delle primarie interne alla destra dello scorso anno, quando sconfisse Sarkozy e lo stesso Juppé.
Parole che, come ha riportato Bloomberg, non incontrano il favore del partito e dello stesso Juppé, ormai politicamente ed umanamente distanti da Fillon. Quest’ultimo, lo ricordiamo, è finito nell’occhio del ciclone dopo che un’inchiesta della stampa francese portava alla luce il suo presunto coinvolgimento nel caso che vuole sua moglie Penelope e i figli destinatari di un esborso pubblico pari a 1 milione di euro. L’affaire ha spinto la procura di Parigi a convocare Fillon per un’audizione.
A meno di un mese dalle elezioni presidenziali la destra gollista è nel caos più totale. Il bacino elettorale di Fillon, la cui autorevolezza è ormai screditata, rischia ora di rivolgersi a Macron e, verosimilmente, a Le Pen, sancendo così la sconfitta fragorosa della destra gollista.
Intanto, fa sapere Le Monde, l’ex Presidente della repubblica Sarkozy, che in questa vicenda appare come una figura addirittura saggia e illibata, starebbe pensando ad una riunione di riconciliazione tra i ranghi del partito e Fillon. Un’opera di tessitura che comunque ha poche possibilità di sortire effetti sostanziali per il destino della sciagurata campagna presidenziale di Fillon.
Juppé rinuncia alla candidatura: la reazione dei mercati
Intanto, come riporta Bloomberg, l’annuncio di Juppé non è passato inosservato ai mercati: la rinuncia di Juppé alla carica di candidato alle elezioni presidenziali hanno fatto schizzare lo spread tra i Bond francesi e i Bund tedeschi a 65 punti base (era a 60). Il trend era in calo dal 21 febbraio, complice probabilmente il calo di Le Pen nei sondaggi e l’exploit di Macron la settimana scorsa. Stesso discorso per l’euro, che dopo la rinuncia di Juppé ha segnato un deprezzamento dello 0,2%.
I mercati ritengono che Fillon, nonostante sia incontestabilmente un candidato pro-UE e pro-business, non abbia le carte in regola per contrastare l’avanzata di Le Pen. Per i mercati, Juppé forniva maggiori garanzie e la sua nomina avrebbe di certo arginato l’esodo di voti dalla destra moderata a quella estrema. Garanzie che al momento Fillon non è nella condizione politica di dare.
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