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Donne e mondo del lavoro: un rapporto difficile. Italia al terzultimo posto della classifica OCSE

martedì 18 dicembre 2012, di Piero Capello

L’occupazione femminile è da sempre un tema scottante.

Le statistiche provano che per le donne è più difficile accedere al mondo del lavoro rispetto agli uomini, e raramente ricevono lo stesso trattamento economico.

In questo quadro sconfortante, si inserisce l’Italia con una situazione decisamente allarmante: il nostro paese si piazza agli ultimi posti della classifica OCSE sull’occupazione femminile.

Lavoro delle donne: la situazione nel mondo

La crisi mondiale tra i molti effetti negativi ha sortito anche quello di un aumento sensibile della disoccupazione.
Naturalmente a patire maggiormente gli effetti della contrazione occupazionale sono le categorie storicamente più deboli sul piano lavorativo.
Tra queste la più significativa è probabilmente quella delle donne lavoratrici.
Ecco i dati del rapporto dell’agenzia dell’ONU che si occupa di promuovere la giustizia sociale, cioè l’International Labour Organization (ILO), riferiti al 2012.

  • 13.000.000, a tanto ammontano i posti di lavoro occupati da soggetti di sesso femminile che sono stati erosi dalla crisi economica mondiale.
  • Nel 2012 il tasso di disoccupazione femminile nel mondo ha superato dello 0,7% quello maschile.
  • La crescita del gap occupazionale di genere è allarmante se si considera che dal 2002 al 2007 tale dato era rimasto pressoché costante attestandosi a valori prossimi allo 0,5%.
TASSO DISOCCUPAZIONE 2002/2007 2012
UOMINI 5,3% 5,7%
DONNE 5,8% 6,4%
GAP 0,5% 0,7%
  • Il dato non sembra destinato a migliorare nel prossimo futuro: non sono previste inversioni di tendenza significative prima del 2017.

Dal rapporto ILO emerge dunque una verità inquietante.
Prima della crisi economica mondiale, le differenze occupazionali legate al genere seguivano una tensione verso il progressivo appianamento.
Negli ultimi anni non si è assistito ad un arresto di questa tendenza, ma a una sua inversione, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove l’occupazione femminile era già precaria.
Nei paesi industrializzati, invece, ad essere colpita maggiormente è stata l’occupazione maschile, legata ai settori del commercio, rispetto a quella femminile (concentrata soprattutto nel settore sanitario e dell’istruzione).

La situazione italiana denunciata dal rapporto OCSE

L’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha presentato a Parigi un rapporto dal titolo “Closing the gender gap”.
Nel rapporto vengono presentati i dati relativi al gap occupazionale di genere dei trenta paesi appartenenti all’organizzazione.
Purtroppo l’Italia non si guadagna un buon piazzamento nella classifica, malgrado dal Rapporto CENSIS 2012, l’occupazione femminile risulti in aumento.
Ecco i dati.

  • L’Italia si piazza al terzultimo posto della classifica OCSE. Peggio del bel paese solo Turchia e Messico.
  • Se la media della partecipazione femminile al lavoro nei paesi OCSE è al 65%, quella italiana è solo del 51%. Si tratta di un margine decisamente ingente, ben 14 punti percentuali.
  • A prima vista sembrerebbe migliore la situazione relativa ai divari tra salari, carriera e tipologia di impiego. In realtà secondo l’OCSE si tratterebbe di un illusione indotta dal fatto che in Italia le donne con salari bassi semplicemente uscirebbero dal mercato del lavoro.

Eppure, anche in Italia, le donne hanno dimostrato di essere migliori negli studi, cosa che dovrebbe garantire loro un più agevole accesso al mondo del lavoro.

  • Nel 2010 il 59% dei laureati in Italia era di sesso femminile.

Lo scarso sbocco professionale potrebbe essere spiegato dalla tipologia di specializzazioni perseguite dai soggetti femminili.

  • La percentuale di laureati donna in scienze informatiche è del 15%.
  • Per quel che riguarda lauree affini alle tematiche ingegneristiche le statistiche segnalano un 33%.

Si tratta di specializzazioni tra le più richieste nel mercato del lavoro.
Da una recente statistica condotta, su ragazzi e ragazze di 15 anni, emerge che solo il 5% delle ragazze mostra un interesse verso questo tipo di studi, contro il 20% della controparte maschile.

L’occupazione femminile è una risorsa

Il rapporto dell’OCSE dimostra come l’incremento del lavoro femminile costituisca una risorsa irrinunciabile per il paese.
In una proiezione presentata dall’organizzazione è evidenziato che se entro il 2030 il lavoro femminile, a parità di condizioni, raggiungesse quello maschile, sarebbe l’intera economia italiana a beneficiarne:

  • si riscontrerebbe una crescita della forza lavoro pari al 7%.
  • Il PIL pro capite subirebbe un incremento dell’1% annuo.

Il Ministro del lavoro Fornero, che era presente a Parigi in occasione della presentazione del rapporto, afferma che quello derivante dalla perdita economica è il danno minore.
La discriminazione lavorativa basata sull’appartenenza di genere è, infatti, innanzitutto una grave forma di ingiustizia sociale a cui bisogna porre rimedio per ragioni di equità e giustizia.

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