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Domicilio digitale obbligatorio, si lavora a nuove semplificazioni

mercoledì 15 febbraio 2017, di Roberto Rais

Presto tutti i cittadini (o quasi) saranno obbligati a disporre di un domicilio digitale per poter avere accesso alle comunicazioni aventi valore legale, in sostituzione delle "vecchie" raccomandate, evidentemente destinate ad andare in pensione.

Quanto sopra è tuttavia solamente uno degli aspetti legati alla revisione del Codice dell’amministrazione digitale, che il Digital team di Palazzo Chigi, guidato da Diego Piacentini, sta cercando di predisporre per poter permettere all’Italia di potersi allineare alle best practice in termini di semplificazione e digitalizzazione dei rapporti con la pubblica amministrazione, e non solo.

Tre sembrano essere le principali linee direttrici della revisione del Codice:

  • la prima è legata a un’accresciuta accessibilità da parte di tutti i cittadini,
  • la seconda è riferita all’ampliamento dell’area della deregolamentazione,
  • la terza è infine riconducibile alla progettazione di un ecosistema normativo sostenibile.

I tempi sembrano essere abbastanza stretti, ma è già pronta la delega per un decreto correttivo e, dunque, gli obiettivi potrebbero essere rispettati. Peraltro, è nuovamente emerso in questi giorni, il team digitale sta lavorando anche alla piattaforma Daf (Data and analitics framework) per la raccolta e per la rielaborazione dei dati dei cittadini, con lo scopo di creare servizi innovativi di cittadinanza.

L’intero progetto è stato presentato qualche giorno fa dallo stesso Piacentini in occasione dell’evento promosso dall’authority sulla privacy "Big data e privacy. Le nuova geografia del potere", in occasione del quale il responsabile del Digital team ha illustrato lo stato attuale della pubblica amministrazione dinanzi al tema big data: nessuno standard di produzione, di analisi e di manutenzione dei dati, nessuna progettazione centrale di user experience design e user interface design per poter fruire del dato e per far dialogare tra di loro la pubblica amministrazione, cittadini e imprese e, infine, una scarsa attenzione ai big data come valore aggiunto per poter raggiungere una migliore ottimizzazione economica.

Insomma, non certo un buon punto di partenza e, probabilmente, anche una base di valutazione che lascia intendere quanto siano ampi e elevati i margini da ricoprire per poter elevare il Paese ai migliori standard europei.

A proposito di margini, occorrerà ora comprendere quali saranno gli step compiuti dal team nelle prossime settimane: l’impressione, anche dalle valutazioni che sono emerse dal recente incontro, e che sopra abbiamo cercato di sintetizzare, è che il pur alacre lavoro del Digital team possa essere scarsamente impattante nel breve termine.

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