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Dollaro australiano resiste, ma i trader sono pronti a scommettere sul ribasso

lunedì 1 settembre 2014, di Nicola D’Antuono

Finora è stata una delle poche valute capace di resistere all’onda d’urto del biglietto verde, ma secondo gli esperti del mercato forex la situazione non è destinata a durare ancora per molto. Stiamo parlando del dollaro australiano, che a partire dalla primavera dello scorso anno ha via via perso il suo status di valuta pregiata a causa dell’avvio della politica monetaria espansiva della Reserve Bank of Australia. Poco più di un anno fa i tassi di interesse furono tagliati al 2,5%, il livello più basso dal 1960, ovvero da quando è stata creata la RBA. E’ stato un duro colpo da digerire per la valuta di Sidney, che da aprile 2013 a gennaio 2014 è arrivata a perdere il 20% circa del suo valore rispetto al biglietto verde.

Negli ultimi mesi è avvenuto un deciso recupero, in particolare da quando la RBA ha fatto intendere di non voler più tagliare il costo del denaro nonostante le difficoltà dell’industria mineraria e gli alti e bassi del principale partner commerciale, ovvero la Cina (ad agosto l’indice manifatturiero è crollato a 50,3 punti dai 51,5 di luglio). Oggi l’Aussie vale 0,9340 e da quattro mesi circa si muove all’interno di un trading range compreso tra 0,95 e 0,92. Molti esperti del forex ritengono che nel breve termine non dovrebbe esserci un calo rilevante, mentre le prospettive per i prossimi mesi sono meno floride visto che il governatore della RBA, Glenn Stevens, ha dichiarato più volte che la valuta australiana è decisamente sopravvalutata.

Secondo Annette Beacher, capo della ricerca in Asia per TD Securities, “con tassi invariati una caduta nel breve periodo è da escludere”. Da un punto di vista tecnico, però, in caso di perdita decisa del supporto chiave di 0,92, l’Aussie rischierebbe di perdere sempre più quota spingendosi verso 0,90 – 0,89. Appare davvero complicato, invece, il superamento dell’area di resistenza chiave di 0,9450 – 0,95. I trader sono comunque pronti a scommettere su un imminente calo, sulla falsariga di quanto avvenuto per il dollaro neozelandese, che da metà luglio è arrivato a cedere il 6%.

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