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Concorso giornalisti RAI 2014: solo 4.981 adesioni. Il giornalismo è un mestiere finito?
mercoledì 7 maggio 2014, di
Circa due mesi vi avevamo proposte tra le nostre consuete opportunità di lavoro il Concorso RAI per 100 giornalisti.
Delle 15.000 domande attese, quante ne sono pervenute? Solamente 4.981. Soprattutto tra gli under 35 (giornalisti professionisti) è prevalso lo scoraggiamento. Perché non tentare di entrare nella redazione di Viale Mazzini con un contratto sicuro e un posto fisso contro il precariato che è tipico del giornalismo?
Una riflessione sulla questione è obbligata se si considera che la scorsa estate per le assunzioni IKEA si presentarono 28.000 per 200 posti. Perché l’offerta della RAI è stata snobbata?
Concorso giornalisti RAI 2014: adesioni scarse
Quali sono le ragioni di questo vero e proprio flop? Sostanzialmente possiamo indicare due fattori:
- Pur essendo una Spa la RAI è vista troppo vicina al mondo politico e, più che un concorso pubblico, vengono considerati veri canali di ingresso raccomandazioni e nepotismi, come avviene ahimè in tanti altri settori. Come dare torto ai giovani? In Italia la meritocrazia è diventata da molto tempo un’utopia;
- E’ esagerato dire che l’Italia sta uccidendo il futuro e i sogni di una generazione? Forse no. Disoccupazione, precariato, crisi, fenomeni come quello dell’over education, hanno spinto tanti giovani a non avere più aspettative per il loro futuro, accontentandosi, "perché tanto c’è la crisi che pretendi?". Molti altri non hanno mollato, ma sono stati costretti a fuggire via, a partecipare alla "fuga dei cervelli" per essere apprezzati. C’è poi una terza categoria, quelli che non si rassegna: né a non avere prospettive, né a non poterle avere in italia, ma quanti sono?
Questo caso suggerisce un’altra riflessione, qualcosa che si respira nell’aria già da tempo, che non si chiama scoraggiamento o pessimismo, bensì realismo, consapevolezza. Il giornalismo è morto? E’ un mestiere finito? Il giornalismo è divenuto una casta, inaccessibile, al pari della politica (e non certo per una coincidenza, visti i legami sempre più stretti tra i due mondi).
Il giornalismo per molti aspiranti giornalisti non può essere il "mestiere della vita", perché è un settore in cui domina il precariato. Non può essere il "mestiere della vita" perché diventare giornalisti affermati in Italia è altamente improbabile se non sei "figlio di..." e se non fai (forse) una gavetta di svariati anni (non è neanche detto).
Eppure il giornalismo è una passione che accomuna molte persone da sempre e sempre più. E’ questo il motivo per cui, nonostante sia, come professione, prossimo al declino, continuerà a essere la linfa di quelle persone che fanno della scrittura, dell’informazione, della comunicazione, un grande passione, una grande vittoria quotidiana.
Guardando all’Italia di oggi è possibile dire che tutte queste ipotesi sono vere. Perché le adesioni sono state scarse allora? Perché è venuto in mente a "poche" persone l’idea di mettersi in gioco, impiegando tempo ed energia, in quello che è stato probabilmente percepito dai più come il solito "teatrino all’Italia".
E’ evidente che noi speriamo, soprattutto per chi invece quell’idea l’ha avuta, che non sia così e auguriamo un in bocca al lupo a tutti, sperando che quei 100 posti segnino la vittoria della forza dei sogni e il riscatto di giovani pieni di speranze.