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Cipro: quale Piano B? Ecco perché ogni opzione rischia di fallire

giovedì 21 marzo 2013, di Federica Agostini

Dal DealBook del New York Times: ecco perché per il salvataggio di Cipro, qualsiasi Piano B rischia di essere un fallimento.

Le opzioni per un Piano B sono almeno tre, ma presentano tutte delle serie difficoltà e implicazioni: concedersi alla Russia, lasciare l’Euro, oppure trovare un appiglio e accordarsi con l’Eurozona?

"Eninboro Allo"

I Ciprioti usano un’espressione "eninboro allo" che significa: non ne posso più.

C’è stata parecchia gioia l’altra notte davanti al parlamento della piccola isola del Mediterraneo, quando ogni membro presente all’interno ha votato contro un piano che avrebbe tassato i correntisti bancari, o si è astenuto. Il messaggio è chiaro: la gente di Cipro ne ha abbastanza e non intende sottostare ai comandi dei "grandi bulli", primeggiati dalla Germania.

L’idea di tassare i depositi bancari è stato un terribile errore che io stesso ho definito come "furto bancario legalizzato". Ma il prelievo forzoso è parte di un bailout, poco invitante ma subito pronto, di dieci miliardi di Euro accordati con la zona Euro. A questo punto il Piano A è in serio rischio, ma proprio mentre si prendono in considerazione i possibili Piano B, la gioia comincia a svanire, perché ognuna di queste possibilità sembra essere destinata al fallimento.

Alcuni osservatori ritengono che la Germania a questo punto cederà. Ma le elezioni sono alle porte il prossimo autunno, difficile immaginare dunque che la Germania possa tornare sui suoi passi con Cipro. Berlino ha fatto sapere che non appoggerà alcun prestito superiore ai 10 miliardi di Euro; che rappresentano circa il 60% del PIL Cipriota. Il problema è che a Nicosia servono 17 miliardi di Euro per ricapitalizzare il sistema bancario e coprire le spese di governo. Sommando: c’è un buco da 7 miliardi di Euro.

Berlino ha ragione nel rifiutare di concedere altri prestiti. Anche con 10 miliardi di Euro, il debito di Cipro salirebbe al 130% del Prodotto Interno Lordo. Con un prestito da 17 miliardi, il rapporto arriverebbe al 160%. Secondo il piano originale, nel 2020 il rapporto debito/Pil di Cipro sarebbe dovuto scendere al 100%, ma dopo i fatti degli ultimi giorni la fiducia è infranta. Il giro di affari offshore dell’isola è ormai perduto e le previsioni per il paese sembrano in questo momento delle mere illusioni.

Cipro: quale sarà il Piano B?

Quali sono le opzioni di Cipro?

Essenzialmente sono tre: vendere l’anima alla Russia, dichiarare il default e lasciare l’Euro o trovare un nuovo accordo con la zona Euro. Sono tutte pessime opzioni, sebbene l’ultima sia la meno peggio per Cipro e per l’Europa.

1. Piano B: Cipro colonia Russa

Martedì il ministro delle finanze Cipriota si è recato in Russia. A Mosca molti cittadini, che hanno canalizzato il loro denaro a Cipo, sono infuriati perché potrebbero subire il prelievo forzoso. E’ bizzarro che il Cremlino sia così ansioso di proteggere i cittadini che fanno uso di centri finanziari offshore: qualcuno cerca di ridursi le tasse e qualcuno potrebbe riciclare denaro sporco. Ma questo dettaglio svela le priorità del Presidente Vladimir V. Putin.

La Russia ha anche interessi non finanziari a Cipro. L’isola ha un ricco potenziale per il deposito di gas e, da sempre, la sua posizione centrale nell’est del Mediterraneo è considerata strategica. Cipro fu colonizzata dalle crociate Cristiane, Ottomani e Britannici che hanno ancora due basi militari sull’isola. Possibile che Mosca, la cui unica base navale sul Mediterraneo è nella tormentata Syria, voglia ricavare qualche vantaggio militare da questa crisi?

Sembra che a Cipro questo non importi a molti. Penseranno che è meglio essere colonizzati dalla Russia, che tra l’altro è prevalentemente Ortodossa nella Cristianità, piuttosto che essere il capro espiatorio della Germania. Certo è che un patto colonizzatore del genere significherebbe voltare completamente le spalle alla modernità.

2. Piano B: Default e addio Euro

La seconda opzione per Nicosia è quella di dichiarare il default, o meglio di mandare all’aria le grandi banche dell’isola. Se Cipro non potrà ricevere gli aiuti dall’Eurozona, non sarà in grado di ricapitalizzare le banche. La Banca Centrale Europea ha specificato che è pronta a supportare il sistema bancario cipriota con la liquidità, ma solo a determinate condizioni. Che non è esattamente la stessa cosa che offrire un rubinetto aperto.

La seconda banca più grande del paese, Laiki, sembra aver già esaurito la possibilità di ricevere prestiti d’emergenza. Prima o poi, il governo dovrà far riaprire le banche e se ad allora non ci sarà un piano di salvataggio pronto, ognuno correrà a ritirare il proprio denaro dalle banche: l’intero sistema finanziario dell’isola collasserà su se stesso.

E’ difficile immaginare la conclusione di questa storia senza l’imposizione di controlli sui capitali e la fine dell’Euro nell’isola di Cipro. Sicuramente, si stabilirà qualche forma di equilibrio, ma i correntisti perderanno molto di più di quanto previsto dal Piano A, il 6.75% o il 9.9%. Cipro potrebbe essere costretta a dover lasciare anche l’Unione Europea, indebolendo così la propria posizione faccia a faccia con la Turchia che nel 1974 ha invaso e occupato circa un terzo dell’isola.

3. Piano B: Zona Euro unica alternativa?

L’opzione rimanente è quella di trovare un nuovo accordo con la zona Euro. La buona notizia è che i partner di Cipro non sono fissati col prelievo forzoso, specie per quello che riguarderebbe i conti inferiori ai 100 mila Euro. La cattiva notizia è che c’è ancora un buco di 5.8 miliardi di euro da riempire, è quasi un terzo del Pil.

Nicosia potrebbe riuscire ad appigliarsi a qualche alternativa per recuperare il denaro. Un’idea piuttosto accattivante è quella di fare un blitz sui fondi pensionistici. Un’altra è di trovare il modo di far fruttare economicamente il potenziale per il deposito di gas offshore. Un’altra alternativa ancora è quella di chiedere l’intervento della chiesa Cipriota il cui Arcivescovo ha già offerto il proprio aiuto. Forse c’è anche il modo di velocizzare il processo di privatizzazione. Verosimilmente, lo stato potrebbe fallire a causa dei debiti, sebbene questo non aiuterebbe affatto, visto che la metà di questi è detenuto dalle banche nazionali.

Detto ciò, la combinazione di queste misure, più una piccola tassa incentrata soltanto sui depositari non assicurati, potrebbe fare la differenza. Non sarà facile far passare il messaggio politico a Cipro, ma ogni giorno che passa e le banche rimangono chiuse, potrebbe portare i cittadini a indagare i vantaggi del rimanere nell’Eurozona.

Eninboro allo” potrebbe venir sostituito da “ne boro” — “Sì, ce la posso fare”.

Traduzione a cura di Federica Agostini Fonte: DealBook

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