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Chi ha ucciso Bin Landen?
venerdì 7 novembre 2014, di
"In 15 anni di missioni pericolose - dai raid notturni nelle case sicure di al-Qaeda agli scontri con i pirati somali - non c’è stato niente di più terribile."
Robert James O’Neill, soldato americano, rivela i dettagli dell’uccisione di Osama Bin Laden. Di quando è saltato giù dall’elicottero, di quando è entrato nel suo giardino privato, di quando l’ha ucciso.
“Non pensavo sarei sopravvissuto”
dice l’ex soldato delle Forze Speciali della marina americana.
O’Neill, uno degli agenti speciali degli USA incaricati di penetrare nel nascondiglio di Bin Laden il 2 Maggio 2011, ha dichiarato:
“Mi aspettavo uomini armati da tutte le parti, trappole difensive, di perdere i miei compagni, di morire. Stavamo per prendere il capo assoluto di al-Qaeda.”
Non si aspettava di conquistare un posto nella storia, quella notte, come l’uomo che ha sparato il proiettile che ha tolto la vita a Bin Laden.
O’Neill ha confermato al Washington Post di essere proprio lui l’agente “senza nome” ad uccidere Bin Laden, trovato nel buio che cercava di proteggersi dietro il corpo della giovane moglie.
Nel suo resoconto, confermato da altri due agenti, afferma di averlo colpito esattamente in fronte, uccidendolo all’istante.
Più di tre anni dopo l’accaduto, O’Neill ha reso pubblico il suo ruolo nella missione per la prima volta raccontando i dettagli, finora mai svelati, della morte del responsabile degli attentati dell’11 settembre.
In quest’ultimo anno, il nome di colui che ha tolto la vita a Bin Laden circolava tra la comunità militare e il Congresso.
O’Neill blocca le critiche: la sua decisione di rivelarsi pubblicamente come l’assassino di Osama Bin Laden viene da un recente incontro con i familiari delle vittime dell’11 settembre.
Non c’è da stupirsi che i repubblicani, recentemente insidiatisi al Congresso grazie alla vittoria nel midterm, stiano dando grande rilievo alla notizia, approfittandone per evidenziare il grande operato delle truppe americane in medio oriente, e l’urgente bisogno di mandarne delle altre.
Fonte: The Washington Post