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Chi è Jacqueline Sauvage e perché Hollande le ha concesso la grazia
giovedì 29 dicembre 2016, di
François Hollande, Presidente della Repubblica francese, ha preso la storica decisione di concedere la grazia a Jacqueline Sauvage, una donna di sessantotto anni che stava scontando una pena per l’omicidio del marito, Norbert Marot.
La decisione arriva a diversi anni dal fatto, avvenuto nel 2012, e dopo una grande mobilitazione popolare in favore della liberazione della donna, con la formazione di comitati e sostenitori. Ad essersi espressi per una concessione di grazia anche diverse personalità artistiche, politiche e del mondo dell’informazione francese.
E in poco tempo, Jacqueline Sauvage è diventata un forte simbolo di ribellione e di lotta. Ma chi è Jacqueline Sauvage e perché Hollande ha deciso, alla fine, di concedere la grazia?
A tutto il clamore suscitato dal caso c’è un motivo ben preciso, che ha scosso la coscienza collettiva francese e ha spostato anche il discorso pubblico su un piano etico. Vediamo insieme i fatti.
Jacqueline Sauvage: chi è la donna a cui Hollande ha concesso la grazia
Arriva nelle ultime ore la notizia della decisione di François Hollande di concedere la grazia a Jacqueline Sauvage, una donna di sessantotto anni che aveva ucciso il marito nella sera del 10 settembre 2012.
La donna aveva imbracciato il fucile dell’uomo, si era recata in terrazzo, dove lui stava sorseggiando un whisky, e gli aveva sparato diversi colpi dietro la schiena.
La triste verità che aveva portato la donna a commettere un gesto simile era l’ennesima violenza subita dal marito, l’ultimo capitolo dei 47 anni di violenze, abusi, stupri e maltrattamenti che la donna aveva dovuto subire dal marito.
Quella stessa sera, infatti, Jacqueline Sauvage era stata picchiata dal marito per una lite che aveva coinvolto anche il figlio Pascal.
Quello stesso figlio che la Sauvage aveva provato a chiamare subito dopo aver commesso l’omicidio e da cui però non aveva ricevuto risposta. E poi aveva avvertito i soccorsi.
Sarà solo dopo essere stata arrestata che la donna verrà a sapere che il figlio si era suicidato, impiccandosi.
Sauvage proveniva da una situazione familiare in cui anche la madre subiva violenze dal marito e, come lei, anche questa non aveva mai trovato il coraggio di denunciarlo.
La donna aveva conosciuto Norbert Marot quando entrambi erano adolescenti, si era sposata con lui e avevano avuto quattro figli: tre femmine e un maschio.
La famiglia viveva a Selle-sur-le-Bied, un piccolo comune francese del dipartimento di Loiret, e benché non avesse mai denunciato gli abusi del marito, tutti sapevano cosa avveniva in quella casa.
Il marito, oltre ad abusare della moglie, commetteva violenze anche sui figli. Sarà solo durante il processo che la Sauvage scoprirà che durante l’adolescenza anche due delle sue tre figlie avevano subito violenza e abusi sessuali dal padre.
La condanna e le richieste di grazia
Quello di Jacqueline Sauvage è un gesto, dunque, che si colloca in un contesto di grande sofferenza della donna e della sua famiglia, a causa di un padre e un marito “violento, dispotico, perverso e incestuoso”.
Queste le parole usate dalle figlie nella lettera mandata ad Hollande per chiedere che la madre venisse graziata.
Anche Nathalie Tomasini, avvocata della donna, si era appellato al diritto alla legittima difesa, ma la corte aveva stabilito che tale precetto non potesse valere per la situazione della Sauvage perché non era retroattivo e non si poteva applicare ai 47 anni di violenza subita.
Il diritto francese, infatti, prevede legittima difesa solo nei casi di concomitanza di azione/reazione e non in quelli di violenza domestica come quello della Sauvage, che dopo essere stata picchiata aveva atteso qualche minuto prima di sparare al marito.
Inoltre, il fatto che la donna non avesse denunciato e fosse ancora sposata con il marito, era considerato un’aggravante, cosa a cui l’avvocata della donna si era opposta citando il diritto canadese, in cui viene riconosciuta con una sindrome ben precisa (la SFB, sindrome della donna abusata) l’incapacità della donna vittima di violenza di allontanarsi dalla situazione in cui si trova.
Diverse sono state le mobilitazioni per la libertà della donna, che a dicembre 2015 era stata condannata a 10 anni di carcere per l’omicidio del marito. L’associazione femminista Osez le féminisme, poi, ha chiesto al governo francese di estendere la presunzione di legittima difesa anche ai casi di violenza domestica perpetrata, proprio perché anche questi costituiscono un rischio per la vita della vittima.
A febbraio di quest’anno Hollande aveva concesso una grazia parziale alla Sauvage che non annullava il verdetto di colpevolezza, ma concedeva alla donna la possibilità di presentare la richiesta di liberazione, che però era sempre stata respinta dal giudice.
Ora arriva la grazia definitiva, con cui Hollande concede a Jacqueline Sauvage la possibilità di tornare in libertà.
Si legge nel tweet del presidente “Ho deciso di accordare a Jacqueline Sauvage una grazia per la parte restante della sua condanna. Questa grazia mette fine immediatamente alla sua detenzione”.
J'ai décidé d'accorder à Jacqueline Sauvage une remise gracieuse du reliquat de sa peine. Cette grâce met fin immédiatement à sa détention.
— François Hollande (@fhollande) 28 dicembre 2016
Mentre in una nota dell’Eliseo viene specificato che il presidente Hollande ha deciso di concedere la grazia alla donna perché, pur essendo condannata, è stata vittima di violenza per tutta la vita ed è proprio per situazioni umane eccezionali come queste che esiste il diritto alla grazia.
Per tale motivo, si precisa che il posto di Jacqueline Sauvage non è il carcere, ma a casa con la sua famiglia.