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Cerchi lavoro? Sporcati le mani e sarai ben pagato

lunedì 27 maggio 2013, di Daniele Sforza

C’era una volta l’italiano medio, che per vivere e perseguire il proprio sogno di una famiglia, si cimentava nell’impresa di imparare da zero un mestiere per cui non aveva studiato, né conseguito titoli di studio. Non esistevano ancora i master e l’università era un lusso. E così, italiano dopo italiano, è emersa una generazione che si è arricchita e ha mandato avanti il motore Italia, partendo dal nulla e ritrovandosi spesso imprenditore di se stesso. C’erano più idee, c’era più creatività, ma soprattutto c’era un maggiore desiderio di dare ai propri figli e ai figli dei propri figli un futuro migliore, dove tutti avrebbero potuto studiare per fare il lavoro giusto per loro.

Ricambio generazionale

Oggi l’italiano medio è senza alcun dubbio il frutto di quel desiderio: la disoccupazione giovanile, in alcuni casi, corrisponde proprio a quel frustrato desiderio dello studente universitario appena laureato che cerca (giustamente) l’occupazione per cui ha dei titoli ed esperienza teorica. Nulla di più normale, potremmo dire che il sogno dell’italiano medio della vecchia generazione è stato realizzato. Eppure c’è un “ma” grosso come una casa che grava sulle spalle dei giovani italiani. Il sogno è stato realizzato e gli italiani hanno faticato per raggiungerlo, imparando mestieri da zero, sporcandosi le mani e adattandosi al tempo e al vivere quotidiano, MA la politica non ha seguito il sogno dei cittadini, l’economia è stata intrappolata dalla finanza e l’italian dream si è dovuto scontrare con la dura realtà: il risultato che ne emerge è che sono fin troppi gli italiani che devono fuggire all’estero per perseguire quel sogno creato dai propri padri e nonni, mentre altri sono costretti a restare in Italia, vedendo frustrate le proprie esperienze, chiuse molte porte, arrivando infine a scoraggiarsi.

Sarà necessario sporcarsi le mani

E se è vero che ad azione corrisponde una reazione uguale è contraria, risulta a volte necessario rimboccarsi le maniche e seguire l’esempio dei propri avi: sporcarsi le mani, imparare un mestiere da zero, fare un po’ di pratica all’inizio (anche perché l’esperienza è frequentemente richiesta negli annunci di lavoro) e vivere costruendo una famiglia e dedicando il proprio tempo libero all’hobby per cui si è studiato. Dopotutto chi inforna il pane di notte, o chi lavora nei campi agricoli riesce ad accumulare un reddito mensile piuttosto elevato a livello di rapporto tra tempo e redditività rispetto a un semplice impiegato d’ufficio.

Chef e assistenti di cuochi, estetisti e manovalanza agricola, sarti, idraulici, falegnami e panettieri: sono solo alcuni tra i mestieri più cercati e allo stesso tempo più ignorati. Probabilmente il laureato in economia storcerà un po’ il naso, ma per vivere risulta necessario adattarsi ai tempi che viviamo e pensare magari che l’ultima parola non è ancora detta: se il vento cambia, non solo i nostri figli potranno lavorare nel campo in cui hanno studiato, ma anche noi potremmo dedicarci alla nostra passione e farla diventare un lavoro.

Ciò che importa, al momento, è pensare al futuro, anche se a volte, siamo d’accordo, risulta difficile.

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