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Caso Giulio Regeni, sindacalista egiziano ammette: “L’ho consegnato io all’Interno”
giovedì 29 dicembre 2016, di
Mohamed Abdallah, capo del sindacato egiziano degli ambulanti, in un’intervista per l’edizione araba dell’Huffington Post (ripresa dal sito de L’Espresso) ha rivelato di essere stato lui a denunciare il ricercatore italiano Giulio Regeni alle autorità egiziane che rispondono al presidente al-Sisi. Il nome di Mohamed Abdallah era già emerso lo scorso marzo quando una ricercatrice collega e amica di Regeni, in un’intervista, aveva denunciato il fatto che il sindacato fosse “infiltrato nei servizi segreti” egiziani.
Nell’intervista all’Huffington Post, Mohamed Abdallah, ha confermato di aver “denunciato” il ricercatore italiano, che all’epoca dei fatti si trovava in Egitto per condurre una ricerca sul mondo sindacale locale, e che tra il gennaio e febbraio 2016 sarebbe poi stato rapito, torturato e ucciso, poiché “faceva troppe domande”. Il sindacalista, infiltrato dei servizi segreti, ha inoltre orgogliosamente aggiunto che al suo posto “ogni buon egiziano lo avrebbe fatto”.
A infastidire Mohamed Abdallah sarebbe stata quindi l’attività di ricerca di Regeni, che secondo il sindacalista sarebbe stata “illogica” (“è illogico che un ricercatore straniero si occupi dei problemi degli ambulanti se non lo fa il ministero degli Interni”) e la sua attitudine nel fare troppe domande.
Abdallah ha quindi rivendicato la sua “appartenenza” ai servizi ("Siamo noi che collaboriamo con il ministero degli Interni. Solo loro si occupano di noi ed è automatica la nostra appartenenza a loro. Quando viene un poliziotto a festeggiare con noi a un nostro matrimonio, mi dà più prestigio nella mia zona”) e svelato alcuni dettagli sui suoi rapporti con Regeni: “Io e Giulio ci siamo incontrati in tutto sei volte. Era un ragazzo straniero che faceva domande strane e stava con gli ambulanti per le strade, interrogandoli su questioni che riguardano la sicurezza nazionale. L’ultima volta che l’ho sentito al telefono è stato il 22 gennaio (il ricercatore venne rapito il 25 gennaio, mentre il cadavere ritrovato il 3 febbraio successivo ndr), ho registrato la chiamata e l’ho spedita agli Interni”.
A margine dell’intervista Abdallah ha poi offerto la propria versione circa il video che il procuratore generale egiziano ha consegnato alle autorità italiane incaricate di far luce sul caso, nel quale Regeni veniva “accusato” di offrire del denaro al sindacalista in cambio di informazioni. Il sindacalista ha dichiarato che la versione fornita dagli investigatori egiziani sia quella corretta: “Io non lo spiavo, collaboravo con lui, non avete notato che la situazione si è calmata da quando hanno visto quel video?”.
Il caso dell’omicidio di Giulio Regeni
L’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni, incaricato dall’Università di Cambridge di condurre una ricerca sul mondo del sindacato egiziano, è avvenuta tra il gennaio e il febbraio del 2016. Regeni secondo le ricostruzioni sarebbe stato rapito il 25 gennaio, mentre il suo corpo rinvenuto il successivo 3 febbraio in un fosso lungo l’autostrada Cairo-Alessandria.
Le autorità egiziane in un primo momento avevano dichiarato che Regeni era stato vittima di un semplice incidente stradale, mentre la polizia sosteneva che l’omicidio era avvenuto per motivi personali. La relazione giudiziaria egiziana ufficiale, pubblicata il 1° marzo 2016, attestava invece che il ricercatore era stato prima rapito, poi interrogato e torturato per un massimo di sette giorni prima di essere ucciso. Il caso dell’omicidio Giulio Regeni è stato, e tutt’ora continua ad essere, oggetto di dibattito e tensioni diplomatiche tra Italia ed Egitto.