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Cambio Euro/Dollaro sotto pressione dopo Draghi. Attesa per la sessione USA
giovedì 27 giugno 2013, di
Il cambio Euro/Dollaro è stato messo sotto pressione dalle parole del presidente della Banca Centrale Europea. Mario Draghi ha detto che la Bce lascerà la propria politica accomodante fino a quando l’economia della zona Euro non consentirà di parlare di un sostanziale "miglioramento".
Negli Stati Uniti, ieri la versione finale del Pil è stata piuttosto deludente, riportando una lettura inferiore alle aspettative. Oggi, i numeri sull’occupazione in Germania sono stati positivamente inferiori all’atteso (-12 mila unità, contro le 7 mila stimate dagli analisti).
Nel pomeriggio di oggi della sessione USA è attesa la pubblicazione di due market mover particolarmente importanti: il dato sulle richieste di disoccupazione e quello sulle vendite pendenti del settore immobiliare (per maggiori dettagli, il calendario economico di oggi).
Cambio Euro/Dollaro sotto pressione
Durante la sessione Asiatica, il cambio è stato relativamente fermo arrivando ad un minimo di 1.3017 per poi consolidare in zona 1.3030. Durante la mattinata della sessione Europea il trading è rimasto pressoché invariato in un range compreso tra 1.30 e 1.3050.
Attualmente, gli scambi avvengono in zona 1.3020. Il livello chiave a 1.30 è un supporto piuttosto debole, seguito dal più forte 1.2940. Allo stesso modo, 1.3050 è una resistenza non troppo efficace, immediatamente seguita dall’osso duro della linea 1.31.
News e sentiment
Mario Draghi ha messo sotto pressione il cambio Euro/Dollaro quando, durante il suo intervento al parlamento Francese, ha ribadito che la politica monetaria della BCE rimarrà accomodante. La ripresa economica della zona Euro dovrebbe concretizzarsi nella seconda metà del 2013, ma allo stesso tempo sarà "fragile e graduale".
Non è la prima volta che i vertici della BCE fanno questo tipo di discorsi ed è innegabile che, attualmente, le condizioni economiche del blocco della moneta unica siano piuttosto disastrate. Non sorprende, dunque, il crescente scetticismo degli investitori riguardo alle possibilità di miglioramento economico nel breve termine.
La lettura negativa del PIL USA, con un valore dell’1.8% contro il 2.4% atteso, non ha tuttavia scosso l’andamento del cambio che, anzi, ha continuato a scendere. Tuttavia, la questione economica USA ci riporta alla speculazione sul "tapering" della Federal Reserve. Ben Bernanke deciderà di chiudere il rubinetto del QE anche se l’economia registra performance inferiori all’atteso? Ed è proprio questo quesito pendente ad alimentare le aspettative attorno alle pubblicazioni chiave dagli Stati Uniti.
Oggi e domani, inoltre, si svolgerà il summit UE che avrà come tema centrale il problema della disoccupazione giovanile in Europa; non mancheranno certamente i discorsi sull’unione bancaria, dopo che l’Ecofin ha approvato il meccanismo del "fallimento ordinato" delle banche.
A quanto pare, dunque, non ci resta che aspettare.
