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Brexit, quali rischi corre l’Europa?
lunedì 20 giugno 2016, di
Il mondo guarda con sempre maggiore attenzione (ed apprensione) a quello che sta succedendo in Gran Bretagna, dove tra pochi giorni si deciderà il destino del rapporto tra il Regno Unito e l’Unione Europea.
Se il tunnel della Manica fu il simbolo dell’avvicinamento, il prossimo referendum popolare potrebbe segnare la brusca separazione. E anche se i sondaggi del Sunday Times danno il fronte europeista in sorpasso su quelli scissionisti, il timore della Brexit rimane sempre fortissimo.
Ma quali rischi corre l’economia in caso di Brexit? Nessuno può sapere con certezza cosa succederà, né quali effetti potrebbero prodursi in un caso e nell’altro. Quel che è sicuro è che il referendum inglese si farà sentire eccome sull’economia mondiale. In caso di Brexit la sterlina si svaluterebbe, secondo molti analisti, fino al 15-20%. Questo potrebbe fare da traino all’’export per un breve periodo, ma poi molti prodotti dovrebbero reindirizzarsi verso mercati extra-UE.
Il grosso del contraccolpo però lo avrebbe il settore dei servizi, il cuore vero e proprio dell’economia UK, dal momento che pesa per il 78% del PIL. In special modo, a risentire della Brexit sarebbero i mercati finanziari, che contribuiscono da soli a quasi il 10% del PIL.
Il motivo? Molti quartier generali delle banche europee direbbero addio a Londra e verrebbero dirottati in altre piazze europee, e inoltre salterebbero le stanze di compensazione delle operazioni denominate in euro, che non avrebbe più senso far rimanere nel Regno Unito.
L’’impatto negativo su banche e finanza, poi, a macchia d’olio si propagherebbe ai servizi professionali e di consulenza e da lì come una sorta di virus coinvolgerebbero un po’ tutti i settori dell’economia, come l’immobiliare (ah, ovviamente l’effetto si ripercuoterebbe anche sui paesi che hanno un maggior flusso di scambi e relazioni con la UK, tipo Irlanda, Lussemburgo, Cipro e Olanda).
Complessivamente, la stima dell’impatto della Brexit sul PIL dovrebbe essere compresa in una forbice da -2,2% a 6,5%-9%, a seconda di come si svilupperanno i rapporti con la UE, che a quel punto andrebbero ridefiniti. Sono tutte stime, certo, ma servono a dare l’idea di come la situazione potrebbe avere dei contraccolpi epocali sul sistema economico e finanziario globale. Riguardo agli effetti dal punto di vista politico, lasciamo ad altri più preparati di noi l’esame.